La vita si inizia ogni giorno
2 gennaio 2022
Fratelli, sorelle,
siamo nel tempo di Natale e la memoria della nascita di Gesù riporta tutti noi anche alla memoria della nostra propria nascita, all’evento che per noi è stato il venire al mondo, l’inizio di ogni altro nostro inizio. Che altro è la nascita se non l’inizio di tanti altri inizi? Infatti, noi nasciamo per rinascere ogni giorno, iniziamo per intraprendere altri inizi. Nella nostra vita personale come comunitaria. “La vita si inizia ogni giorno” ricorda la nostra Regola (RBo 16). Così come ricorda che “tu hai costruito e costruisci ogni giorno la comunità. Ma non preoccuparti di dare continuità storica all’intuizione iniziale.
Cerca piuttosto che la comunità sia un segno” (RBo 48). Ora la gioia del Natale è anche la gioia di cominciare. Ogni giorno per noi è inizio del mondo, è apertura e disponibilità alla novità. E cosa si oppone alla gioia di cominciare, di ricominciare, di rinascere? La paura. La paura che ci fa rimanere attaccati al passato, ci rende dipendenti da ciò che già si conosce, al securizzante già noto. La paura che ci obbliga alla ripetitività infinita. Come se la storia, anche la nostra storia personale e la storia di una comunità, venisse tradita dal suo stesso procedere e avanzare. Mentre il coraggio è la virtù di chi incomincia, di chi preferisce il rischio di muovere il primo passo alla comodità di restare là dove già si è. La capacità di iniziare poi ha a che fare con la speranza. Essa nasce dalla speranza, da chi ha una speranza e una visione di futuro, e fa nascere tanti altri alla speranza. E li incoraggia a camminare, ad avanzare. E anche della speranza è nemica la paura.
Come è nemica del futuro, come è nemica del cambiamento, come è nemica del morire. Perché ogni inizio profondo e autentico è anche una morte, ovviamente simbolica, è oltrepassare uno stadio. La capacità di cominciare ha dunque anche a che fare con la fede. Proprio per questo ciò che ci fa paura è ciò che va affrontato con fiducia, con audacia, faccia a faccia. Certo, quando si inizia un processo non si sa l’esito ultimo, ma ciò che è sufficiente è il coraggio e la fiducia di compiere il primo passo, di salire il primo gradino. La prudenza e il buon senso monastico insegnano come i cambiamenti, anche i processi di conversione, di mutamento delle abitudini malsane, abbisognano del passo dopo passo, della gradualità.
Questo riguarda tanto il singolo quanto la comunità. I padri monastici ricordano che si può cadere e fallire, ma l’essenziale è rialzarsi e ricominciare, rifuggendo la banalità dello scoramento per la propria debolezza e la vigliaccheria del lamento sulle condizioni avverse e la cattiveria o la inadeguatezza degli altri. “Oggi io comincio”: questo il ritornello che ogni monaco può e deve ripetere ogni giorno, ogni mattino. Perché ogni alba è memoria della resurrezione e invito al futuro, e l’unico atteggiamento adeguato è l’apertura, la disponibilità al nuovo che si dischiude davanti a noi. Lì si vede se amiamo la vita e il suo dinamismo che non possiamo controllare o se preferiamo la morte e il suo comodo immobilismo.
Disporsi ad iniziare ogni giorno è disporsi a rinnovare la propria vocazione e ad aggiornarla, a viverla in un oggi che è distante e diverso dal giorno in cui ha preso forma. “Oggi io comincio”: queste parole sono una confessione di fede e di speranza, ma anche di amore. Di amore nella vita, di amore per la vita. Una vita che vive se evolve, se muta. Ma che muore se si paralizza nelle forme e nelle abitudini del passato. Perciò, fratelli e sorelle, siamo sobri e vigilanti perché il nostro Avversario, il Divisore, si aggira cercando una preda da divorare. Resistiamogli saldi nella fede e coraggiosi nel cominciare ogni giorno l’avventura della fede e della vita. E tu, Signore, abbi pietà di noi.
fratel Luciano