Visita del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I
Con grandissima gioia la Fraternità Monastica di Bose a Ostuni ha ricevuto nel pomeriggio di domenica 4 dicembre la visita di sua santità l'Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca Ecumenico Bartolomeo I. Il Patriarca si trovava da giorni in Salento, e nel suo trasferimento a Bari, dove ha inaugurato l'anno accademico della Facoltà Teologica Pugliese, ha voluto fermarsi a fare una vista nella nostra Fraternità.
Accolto dai fratelli, e da un certo numero di amici e ospiti, dopo un momento di preghiera in chiesa, è stato salutato da fr. Sabino tra le altre con queste parole:
Santità amatissima,
reverendi metropoliti, padri
amici tutti,
a nome mio e degli altri fratelli della fraternità di Bose a Ostuni, a nome di fr. Enzo e degli altri fratelli e sorelle di Bose, desidero porgervi il benvenuto nella nostra fraternità di Ostuni.
Santità, accogliamo la sua presenza in mezzo a noi come una grazia: un segno della benevolenza divina, ma anche di quella amicizia sincera e profonda che da sempre lei riserva e non manca di dimostrare a noi fratelli e sorelle di Bose. Un’amicizia maturata lungo più di venticinque anni di incontri e di scambi: ricordiamo, con gratitudine ancora viva, Santità, le sue visite alla nostra comunità a Bose, fin da prima della sua elezione patriarcale, e le nostre ripetute visite al Fanar, a Costantinopoli, dove abbiamo sempre trovato un’accoglienza squisita e fraterna. [...]
In questi giorni di visite in terra di Puglia, Santità, avrà potuto constatare di persona quanto profondi siano i legami che uniscono ancora questa terra di Puglia all’Oriente da cui lei proviene. Quale eredità culturale e spirituale abbiamo ancora in comune. Un’eredità che non è fatta solo di pietre e di resti archeologici, ma è fatta anche di volti. Quei volti di santi che ci guardano dagli affreschi delle chiese rupestri (non molto diverse dalla cappella in cui anche noi preghiamo ogni giorno) e che ci ricordano quanto profondo, antico e indelebile sia il legame che ci unisce.
Non è un caso, dunque, che la nostra prima fraternità italiana sia nata proprio ad Ostuni, ormai diciotto anni fa, anche per realizzare il desiderio di vivere in prossimità con quella terra d’Oriente che, come lei sa Santità, avvertiamo così vicina.
Possiamo dunque anche un po’ sentirci continuatori di quei monaci greci che qui hanno vissuto: loro orientali alle porte dell’Occidente, noi occidentali alle porte dell’Oriente. La grazia delle terre di confine è proprio quella di rendere più facile l’incontro con l’altro, perché dai margini è più facile sporgersi e vedere oltre. E lei, Santità, sa bene per esperienza che ci si può guardare negli occhi (per riprendere un’immagine cara al patriarca Athenagoras) e riconoscere solo quando ci si sporge dal chiuso del proprio mondo. [...]
Grazie, Santità, della sua presenza tra noi. Grazie della sua benevolenza. Grazie della sua testimonianza indefettibile a favore del rispetto della creazione (e qui in Puglia, con i nostri olivi sofferenti, ne abbiamo particolare bisogno). Grazie per la sua parola e testimonianza in difesa dei poveri e dei migranti. Grazie per quella passione per l’unità dei cristiani che condivide con il vescovo di Roma, papa Francesco, e che sostiene i nostri passi. Grazie, infine, Santità, della sua amicizia.
Il patriarca Bartolomeo ha risposto al saluto con queste parole:
Cari fratelli, grazie per avermi invitato così ho potuto visitare un altro metochion di Bose. Sapete che vi vogliamo bene come comunità e ci sono stato almeno quattro volte. Adesso ho ricevuto l'invito a visitare di nuovo nel prossimo settembre il monastero di Bose per il XXV convegno di Spiritualità Ortodossa. Non so ancora come si evolverà il mio programma per il 2017, anche se forse, non lo escludo... ma non posso promettere...
In ogni caso sono molto contento di poter salutare questa sera non solo la piccola comunità dei fratelli di Bose, che sono venuti qui per organizzare la loro vita nel piccolo metochion, ma anche la comunità presente di vostri amici che sono anche nostri amici, cari figli spirituali.
Con la mia delegazione e il mio seguito ho passato tre giorni in Puglia, ho visitato molte chiese, molti luoghi storici, ho incontrato gli amici della Grecìa salentina, che parlano un greco differente, ma sono i continuatori di una lunga tradizione culturale e spirituale, con stretti legami con il nostro Oriente ortodosso. Veramente qui in Puglia siete tra l'Occidente e l'Oriente, perciò potete comprendere meglio gli uni e gli altri, e continuare con questo spirito di fratellanza e costruire dei ponti tra i due mondi. Noi siamo favorevoli a questo lavoro. Qualcuno ha detto che è meglio costruire ponti che distruggerli, e abbattere i muri che separano i popoli e le nazioni, gli uomini e le religioni.
Siamo dunque sulla stessa direzione, lavorando per la pace e la fratellanza... lavorando e pregando perché, secondo la regola dei benedettini, lavorare è pregare; ma io dico che pregare è lavorare, e allora possiamo fare le due cose per far avanzare, affinché si realizzi il più presto possibile, il giorno glorioso dell'unione di tutti, quando potremo partecipare allo stesso calice.
Grazie per l'accoglienza e grazie per la preghiera per noi, il Patricarcato Ecumenico, perché sono sicuro che qui pregate per noi. La nostra amicizia, la nostra fratellanza presuppone questa preghiera e allora vi ringraziamo e vi lasciamo la nostra benedizione patriarcale e il nostro amore fraterno. Tanti cari saluti a Enzo e a tutta la comunità.