La scelta giusta
In quest’ora che precede l’aurora, in cui la luce diafana è sterile di ombre, la sagoma lunga e scura del nostro nocchiero si erge come un affronto all’ordine di natura. La placida corrente del Nilo, diramandosi nel suo dedalo di rivoli, ci ha ormai condotti vicino a Damietta, fino a quel limbo in cui il fiume e il mare si stringono in un abbraccio dolce-amaro che sfuma ogni identità. La barca di papiro si appoggia senza il minimo rumore alla riva di un isolotto piatto, uno scarto di terra un tempo abitato, poi ingoiato dal mare e subito risputato come un relitto. Dai ruderi bianchi di sale, come conchiglie aggrappate a uno scoglio dimentiche di se stesse, ci viene incontro un uomo, la pelle riarsa dal sole e dal sale e un riccio di mare come barba. “Benvenuti a Panefisi” – ci accoglie abba Nisteroo. Grande amico di quell’abba Antonio che abbiamo già incontrato, ormai da svariati anni vive in questo deserto d’acqua insieme ad altri due eremiti, Giuseppe e Cheremone.
Ci fa accomodare su improbabili sedili di fortuna donatigli dal fiume o dal mare e senza esitare si dispone ad ascoltarci. È una ragazza questa volta a prendere la parola: “Come faccio a sapere qual è la cosa giusta da fare?”. L’anziano si anima di un lampo improvviso e domanda a sua volta: “Non sono forse uguali tutte le opere?”. Spalanca la bocca a una fragorosa risata, impeccabilmente muta. Poi continua: “La Scrittura dice che Abramo era ospitale e Dio era con lui; Elia, al contrario, amava la quiete e visse a lungo nel deserto rifiutando ogni incontro, e Dio era con lui; il re David era umile, e di sbagli ne fece molti, anche a scapito degli altri, e Dio era con lui. Quel che vedi che la tua anima desidera secondo Dio, fallo, e custodisci il tuo cuore”.
“Parole sante, vecchio mio!” – irrompe un giovane dagli occhi accesi di furbizia – “Non ne posso più di chi pensa che ci sia un’azione giusta in assoluto a cui ci si deve conformare, di chi vede la vocazione come un copione: se dovessi ‘toppare’ la vocazione, allora ci sarà la Geenna. No, grazie! Preferisco un Dio che sprofonda e che mi accompagna nelle scelte”.
“Bene …” – borbotta l’anziano con la convinzione di un’onda che lambisce la spiaggia e subito si ritrae – “… purché questo non diventi un alibi per non scegliere mai! Se l’azione giusta non è un tiranno fuori di te, ma una dolce amica dentro di te, non per questo ti chiederà una scelta meno risoluta, fedele e perseverante. Se qualcuno infatti considererà le buone azioni come amanti da frequentare tutte insieme, egli incorrerà in questo risultato: mentre intenderà praticarle tutte, non ne compirà effettivamente nessuna”.
“Scusate se mi intrometto in questa discussione tra uomini, ma la mia domanda rimane. D’accordo, non c’è un’azione giusta in astratto, tutte le azioni sono uguali… e io come faccio a capire cosa ‘la mia anima desidera secondo Dio’?”.
“Quel ‘secondo Dio’ è fondamentale: alla dittatura della cosa giusta non sostituire il monologo della tua volontà, come se fosse giusto tutto ciò che tu e tu sola senti come tale. Non darti una legge da te, ma prega Dio come una persona presente, raggiungilo nelle tue profondità e dialoga con lui”.
“E se lui tace?”.
“Taci anche tu, e ascolta. Accogli gli insegnamenti e le decisioni di tutti gli anziani (anziani non per età ma per sapienza!) con cuore attento e con la bocca pressoché chiusa; prendi inoltre confidenza con le Scritture; infine trasforma il tuo cuore in una cantina!”.
“In una cantina! Mi piace questo hieronda1” – salta su il giovane, mentre la ragazza si machera di perplessità.
“Se gli insegnamenti degli anziani e delle Scritture saranno accolti con diligenza” – prosegue il vecchio con noncuranza – “una volta nascosti e contrassegnati nell’intimo della tua mente e assicurati dal silenzio, in futuro, come certi vini soavemente aromatici e che rallegrano il cuore, maturati da quell’invecchiamento che è la meditazione e dalla longevità della pazienza, verranno riesposti e tirati fuori con il loro grande profumo dal fondo del tuo animo e, come una fonte perenne, fluiranno dalle vene dell’esperienza ed effonderanno onde continue come da un certo abisso del tuo cuore”2.
Ci congeda l’anziano offrendoci l’unica bevanda che possiede, dell’acqua salmastra che chissà come ci sembra vino speziato. E noi ci riaffidiamo alla corrente del fiume nell’attesa che una nuova domanda ci sia timone verso una prossima meta.
1 Titolo di rispetto riferito a un anziano (in greco, hieros).
2 Le parole di abba Nisteroo sono tratte in parte dalla raccolta, con cui già ci siamo familiarizzati a proposito di abba Antonio nella prima Newsletter: Detti dei padri, Nisteroo 3; 5. Per il resto, provengono dal racconto di un viaggiatore come noi, ma di 17 secoli fa: Giovanni Cassiano, Conferenze XIV.