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#Ascolto #Salmo119

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Come un giovane terrà pura la sua via?
Custodendo la tua parola
ti cerco con tutto il mio cuore
dai tuoi comandi non lasciarmi deviare.

Conservo la tua promessa nel mio cuore
per non peccare contro di te
benedetto sei tu, Signore
insegnami le tue volontà.

Alle mie labbra faccio raccontare
tutti i giudizi della tua bocca
mi rallegro nella via delle tue testimonianze
più che in tutte le ricchezze.

Sui tuoi precetti voglio meditare
contemplare le tue vie
nelle tue volontà io trovo la mia delizia
non dimentico la tua parola.

(II Bet, vv. 9-16)


Ciao amico, Ciao amica,

nel nostro itinerario alla scuola dei salmi non possiamo non sostare sul più lungo del salterio: il salmo 119. Centosettantasei versetti che si snodano in ventidue strofe. Vi propongo la seconda strofa che si apre con la lettera “bet” dell’alfabeto ebraico. Poi con calma, se lo vorrete, potrete leggerlo per intero, magari una strofa al giorno. È forse il salmo più monotono, a tratti noioso, geometrico, vuoto di idee, fastidioso, ossessivo, artificioso, stucchevole, ripetitivo, sconcertante. Eppure nello stesso tempo è il magnus psalmus, semplice, suggestivo, profondo, originale, appassionante. Amato dai padri della chiesa, dai rabbini, dai monaci, o odiato – o quantomeno incompreso – dai critici moderni per gli artifici letterari, il suo culto ossessivo della legge, per la concezione apparentemente legalistica della relazione tra Dio e l’uomo. Deciderete voi dove situarlo: nella vostra top ten dei salmi preferiti o nel dimenticatoio degli scritti perditempo…

Sebbene la parola #ascolto non compaia esplicitamente nella nostra strofa, è l’hashtag che più si addice a questo “monumento di esaltazione della legge del Signore. Ventidue stanze per respirare il silenzio e la pace. Nei movimenti di un’architettura placata, il misticismo del salmo è irresistibile” (David Maria Turoldo).

L’autore potrebbe essere un giovane che si pone domande. Come tenere puro-diritto il proprio sentiero, la propria via-vita? Lasciamola risuonare dentro di noi questa domanda, per un attimo, con tutta la sua potenza. Rainer Maria Rilke a proposito di domande suggerisce un bel itinerario nelle sue Lettere a un giovane: “ Lei è così giovane, e si trova così al di qua di ogni inizio, e io vorrei, meglio che posso, caro amico, pregarLa di avere pazienza con tutto ciò che è irrisolto nel suo cuore, e di sforzarsi di provare amore per le domande in sé, come se fossero delle stanze chiuse a chiave, o dei libri scritti in una lingua straniera. Non si affanni, dunque, per ottenere risposte che ancora non possono esserLe date, perché non sarebbe in grado di viverle. E ciò che conta, di conseguenza, è vivere tutto. Viva le Sue domande, adesso. Forse, così, un giorno lontano, a poco a poco, senza accorgersene, vivrà già dentro la risposta”.

Il giovane autore, inesperto ma intraprendente e appassionato compone così una lode magistrale della parola del Signore, il cui ascolto (che ha a che fare con il meditare, custodire, non dimenticare, osservare, cercare, contemplare) non lo fa deviare nel deserto, ma lo conduce all’oasi, alla sorgente, alla vita. Con una ripetizione incessante in quasi ogni strofa del salmo si alternano otto parole che indicano la torà: insegnamento (legge), parola, promessa, comandi, precetti, giudizi, volontà, testimonianze. Sono infinite sfaccettature di un’unica realtà che viene dal Padre che offre a noi suoi figli una parola-azione che è fonte di bene, felicità, delizia. Non siamo di fronte a doveri imposti, a prescrizioni che sfociano in divieti, ma a una pro-posta aperta, un input che riscalda il nostro cuore, una raccomandazione che offre una possibilità buona di vita e che chiede la nostra risposta e il nostro coinvolgimento. Il fine della legge è chiaro e luminoso: è l’amore, è la libertà! Gesù ne darà la conferma con la sua vita e il suo insegnamento. L’ascolto della parola di Dio allora si profila non tanto come un mero sentire parole trite e ritrite tratte da un vecchio e impolverato libro sacro, un automatico percepire stimoli sonori di prediche noiose che non hanno mai fine, ma come un’attività, un’arte che coinvolge tutto il nostro essere, che ha per protagonista lo Spirito del Signore e che ci fa nuotare nell’ampio spazio dell’amore che dà senso ai nostri giorni e che ci rinnova nell’entusiasmo e nella speranza. “Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili” dice Marianella Sclavi, scrittrice e pioniera in Italia delle teorie e tecniche dell’ascolto attivo, della gestione creativa dei conflitti, della facilitazione e progettazione partecipata, che ha formulato sette regole dell’arte di ascoltare. L’ultima regola prevede lo humor, che non fa mai male: “Lo humor ti rende esperto nell’arte di ascoltare. Ma quando impari ad ascoltare, lo humor viene da sé”.

Buon ascolto, allora!


#Salmi è la newsletter mensile che quest'anno abbiamo pensato per i giovani. Se vuoi puoi rileggere anche gli altri salmi.