Un’abbondanza traboccante
18 aprile 2024
Gv 6,1-15 (Lezionario di Bose)
In quel tempo, 1 Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. 3Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
5Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». 6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. 7Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». 8Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9«C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». 10Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. 11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. 12E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». 13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». 15Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci evidenzia il potere e la compassione di Gesù verso le necessità materiali e spirituali degli esseri umani. Questo segno, ricco di simbolismi dell’Antico Testamento, riecheggia quello della manna nel deserto (cf. Es 16,1-21; Nm 11,7-9). Gesù si rivela come il nuovo Mosè, il vero “profeta” atteso da Israele (cf. v. 14; Dt 18,15;), capace di nutrire il suo popolo nel deserto.
Non è solo un maestro o un profeta, ma il Figlio di Dio venuto per offrire la vita in pienezza a chi crede in lui. Il suo gesto evidenzia la sovrabbondanza della provvidenza di Dio, invitandoci a partecipare alla sua vita divina e a rispondere con fiducia e gratitudine in profonda comunione con il Padre. “Gesù prese i pani e, dopo avere reso grazie, li distribuì a coloro che si erano seduti e lo stesso fece con i pesci” (v. 11) e tutti mangiarono a sazietà. Il suo agire preannuncia il mistero dell’eucaristia, istituita nell’ultima cena (cf. Mt 26,26-28; 1Cor 11,23-25) in cui egli si farà “pane spezzato” per la vita del mondo (cf. Gv 6,51), un dono permanente e sovrabbondante. Alimento condiviso che, come i discepoli distribuirono alle folle, rende anche noi capaci di diventare evidenza dell’evangelo, testimoni del nutrimento spirituale che può saziare le anime di coloro che lo cercano (cf. Mt 28,19-20).
Questo è un insegnamento a mettere a disposizione del Signore ciò che abbiamo. Anche quello che ai nostri occhi mortali può sembrare inadeguato, piccola cosa, nelle sue mani può diventare grande benedizione. La sovrabbondanza dei resti (cf. v. 12), dodici ceste piene, una per ogni tribù d’Israele, indica che Dio provvede, se lo chiediamo con fiducia, oltre le nostre necessità immediate, e senza confini, perché è venuto per nutrire l’intera umanità. Gesù si rivela come l’unica risposta: “Io sono il pane di vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” (cf. Gv 6,35). Ci mette in guardia contro la tentazione di ridurre la fede a un mezzo per ottenere beni materiali o potere terreno, e ci spinge a riconoscere la generosità di Dio e a rispondere con gratitudine e condivisione.
La reazione della folla è significativa. Inizialmente attratta dalla dimostrazione di potenza, vuole proclamare Gesù re. Ma egli si ritira, evitando coinvolgimenti politici terreni, perché il suo è un regno che non è di questo mondo (cf. Gv 18,36), ma è un regno di grazia, verità e vita eterna, dove la giustizia, la pace e l’amore di Dio prevalgono, e si contrappongono alla logica del mondo e alle attese mondane (cf. Ef 3,20).
Gesù oggi si presenta a noi come il pane vivente, l’unica risposta alle nostre domande più profonde sulla vita, la morte e il significato ultimo dell’esistenza. In un mondo afflitto dalla carestia spirituale, anche dove le persone possono avere cibo a sufficienza, ma si sentono ancora vuote dentro, il segno della moltiplicazione dei pani è un forte promemoria perché cerchiamo quel tipo di nutrimento che può soddisfare i desideri più profondi del nostro cuore. È un invito a guardare oltre l’apparenza e a riconoscere in Gesù il dono di Dio per l’umanità. Nelle sue mani tutto si moltiplica! E come il Padre nutrì quella folla, così Gesù continua a saziarci ancora oggi con il suo stesso corpo nell’eucaristia, nella preghiera e nella Parola. E così la sua abbondanza traboccherà nelle nostre vite. Amen!
sorella Mónica