Prendere parte al dono di Dio
22 aprile 2024
Gv 6,48-58 (Lezionario di Bose)
In quel tempo, Gesù disse:"48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno»
Mi sembra ovvio che Gesù non invita al cannibalismo e che questi versetti rimandano chiaramente all'ultima cena e al dono dell'eucarestia: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me" (Lc 22,19). Ma siamo proprio sicuri che basta partecipare all'eucarestia per dirsi cristiani?
Mi è capitato, spesse volte, di conoscere delle persone e vedere nella loro vita, nella loro concreta quotidianità, anche se non credenti, un vissuto che oserei dire intriso di vangelo inconsapevole, di dono di sé per l'altro con gioia e gratuità.
Ma allora perché Gesù dice queste parole? Perché Signore ci parli così?
Per rispondere a questo interrogativo mi viene alla mente la parabola del Padre misericordioso, dei due fratelli, uno più osservante e l'altro più libertino. Il Padre organizzando la festa dà a ciascuno dei suoi figli la libertà di riconoscere il dono e di prenderne parte.
L'eucaristia è la festa che ci dice il donarsi di Dio. Il dono è il contrario del possesso. Il mondo ci insegna a possedere, accumulare, mentre Gesù ci mostra che il dono è la via della gioia e della vita (cf. Gv 6,57)
Chi fonda la vita sul possesso passa la vita a difendere le cose che possiede. È un po' l'esperienza che Gesù racconta nella storia di un uomo onesto, lavoratore, che non ha rubato a nessuno, onestamente si è dato da fare lavorando la terra e la sua campagna gli produce così tanti frutti che è costretto ad allargare i magazzini. Fino al punto di dire: "Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; mangia, riposati e divertiti. Ma Dio gli disse: stolto..." (Lc 12,19). A volte la nostra vita è onesta ma tutta costruita sul possesso di qualcosa. Passare attraverso la logica dell'eucaristia è imparare a donare. In questo senso Gesù concepisce il servizio e ci dice di praticarlo gli uni verso gli altri. L'amore è sempre un gesto che ci porta fuori, è un esodo!
L'eucaristia il Signore l'ha istituita in una cena con i discepoli, un luogo conviviale ma in cui è anche presente il peccato, il tradimento. Ma il Signore ci ama proprio lì. È l'incontro della miseria con la misericordia.
Noi possiamo essere misericordiosi perché abbiamo consapevolezza della nostra miseria e dell'essere amati dal Signore proprio nei nostri sbagli: per questo è possibile il dono ed è per questo che la partecipazione all'eucaristia apre al bisogno di ricevere questo dono di amore del Padre da condividere tra fratelli e sorelle in umanità.
fratel Paolo
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