Quale pace?

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24 ottobre 2024

Lc 12,49-53

In quel tempo Gesù disse:" 49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! 51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».


La pagina evangelica di oggi è di quelle che possono sorprendere per la loro apparente contraddizione, con quella che è l’immagine più comune di Gesù come uomo di pace. In Luca la parola pace compare in bocca agli angeli che annunciano la nascita di Gesù, “pace in terra agli uomini che egli ama” (2,14) e in bocca alla folla che introduce Gesù a Gerusalemme: “Benedetto colui che viene, il re nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!” (19,38). 

Tutte queste promesse di pace non devono però trarci in inganno. Gesù sottolinea anche che la sua pace non è necessariamente quella che il mondo pretende di offrire: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv 14,27). La pace di Gesù non è mai quella che noi, con un’aspirazione quanto mai legittima, vorremmo costruirci sulla terra. Non è mai una pace a qualunque costo, quali che siano le armi che si impiegano, o le concessioni che si fanno. Non ha nulla a che fare con la diplomazia umana. Ma non è neanche una pace a buon mercato, che cancelli le differenze e dissimuli i conflitti. La pace di Gesù è un frutto, non un frutto di questo mondo, ma un frutto che viene da un altrove, dal regno di Gesù e dal cuore di Dio; un frutto sul quale nessuno può avanzare pretese, ma che ogni volta che compare misteriosamente sulla terra e tra gli uomini, ha qualcosa di sorprendente e nel contempo di miracoloso: un miracolo che Dio vorrebbe si perpetuasse tra i suoi figli.

La pace di Gesù non è una pace a buon mercato, perché prima bisogna passare attraverso il fuoco che brucia e purifica, quel fuoco che Gesù dice di aver portato sulla terra e del quale auspica che si accenda quanto prima. Prima della pace di Gesù c’è il battesimo della Pasqua, quel battesimo che Gesù vorrebbe ardentemente ricevere. Prima della pace di Gesù c’è la spada della divisione, perché prima di unire tutti gli uomini a sé, Gesù è in un primo tempo la spada che trafigge il cuore, quello della madre e di tanti altri (cf. Lc 2,35); Gesù è la pietra d’inciampo; è il segno di contraddizione a causa del quale ci si divide quando alcuni seguono Gesù mentre altri si volgono indietro e lo abbandonano.

La pace di Gesù è a questo prezzo e ciascuno di noi deve pagarlo personalmente prima che tale pace possa riversarsi sul mondo intero. Infatti essa deve esistere nel cuore di ogni singolo essere umano prima di manifestarsi tra due di loro. Ed è tra due fratelli prima di essere pace di tutta una comunità. Ed è in tutta una comunità prima di essere tra diverse comunità e illuminare progressivamente, ammesso che qui sulla terra sia possibile, il mondo intero. 

Tale è comunque il disegno di Gesù, il suo ardente desiderio, il battesimo che ha sete di portare a compimento, la sua volontà sulla terra come in cielo.

fratel Raffaele