La via della pace

Foto di USGS su Unsplash
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24 aprile 2025

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 20,19-31

In quel tempo 19la sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.


Pace a voi. Pace a voi. Pace a voi. Per tre volte nel nostro testo ritornano queste parole di pace che il Risorto rivolge ai suoi discepoli mentre se ne stanno rinchiusi per paura dei Giudei.

Per tre volte queste parole risuonano ancora oggi per noi suoi poveri discepoli, forse un po’ meno impauriti dei primi discepoli, ma desiderosi di pace almeno quanto loro.

Ma le parole del Risorto non sono un semplice saluto o un vago augurio. Infatti, troviamo nel testo delle precise indicazioni che possono aiutarci ad avvicinarsi a ciò che porta alla pace. 

Tra le tante indicazioni che il testo propone quella su cui ci soffermiamo è riferita al perdono: “A chi perdonerete i peccati saranno perdonati”.

Il perdono infatti è capace di portare la pace nei nostri cuori perché arriva a scardinare alla base i motivi di vendetta, rancore e conflitto che inevitabilmente sono presenti nelle nostre vite. E di questi motivi di conflitto ne sappiamo trovare molti di più di quanto naturalmente se ne vengono a creare vivendo accanto agli altri. Se non stiamo attenti rischiamo facilmente di cadere in un lamento continuo che intorbidisce le nostre giornate rendendole un borbottio continuo.

La pace vera, quella interiore, quella che sa vedere il bene e il bello che ci circonda arriva anche a non cedere alle provocazioni ed è disposta a pagare di persona, sicuri che alla fine avrà la meglio e contagerà quanti ne saranno degni. 

Ma attenzione: tutto questo non avviene facilmente. Il testo ci presenta un Gesù risorto che non mostra le sue prerogative divine. E se è vero che compare e scompare in modo misterioso, il testo non si sofferma su questi dettagli, ma il Risorto per farsi riconoscere mostra “le mani e il fianco”, cioè, mostra le ferite che gli sono state inferte nella passione. Proprio queste ferite sono il caro prezzo pagato da Gesù per non cedere alla violenza che gli veniva inferta e ad arrivare a perdonare coloro che lo stavano barbaramente uccidendo. 

Gesù mostra ai discepoli di ogni tempo quelle ferite per far capire che quanto ha patito non è stato cancellato dalla resurrezione, ma, pur trasfigurato, resta come segno di quell’amore che lo ha portato alla pace. Pace che non è stata intaccata, e se anche il suo corpo è stato trafitto e martoriato, il suo cuore ha saputo mantenere quella pace interiore capace di custodire l’amore. Amore che ha saputo perdonare anche chi si accaniva contro di lui. Ma come arrivare a comportarsi in questo modo? A noi risulta molto difficile. 

Nella sua conclusione Il testo ci propone una via percorribile. Via che, passo dopo passo, può condurci a una vita nella pace. Quella stessa vita nella pace vissuta da Gesù nel suo cammino terreno che è stato descritto nel testo evangelico. Questa via è credere in Gesù, è credere che Gesù Cristo è il Figlio di Dio che ha vissuto in prima persona il perdono che porta alla pace. Il testo evangelico ci è dato proprio come descrizione di questo percorso. Leggendolo e prestandogli fede possiamo “avere vita nel suo nome”. Una vita ricolma di pace e che dunque porta e diffonde pace anche attorno a sé.

fratel Dario a Cellole