Rinnovare la nostra fedeltà alla Parola
22 agosto 2025
Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 19,1-12 (Lezionario di Bose)
In quel tempo 1Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano. 2Molta gente lo seguì e là egli li guarì. 3Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». 4Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina 5e disse: Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne? 6Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 7Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e di ripudiarla?». 8Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all'inizio però non fu così. 9Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un'altra, commette adulterio».
10Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». 11Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. 12Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».
Il testo del Vangelo odierno è un esempio tipico dell’arte narrativa di Matteo che si esprime in pienezza nel fare unità tra “cose nuove e cose antiche” affinché la Parola di Dio possa risuonare con autenticità in ogni luogo e in ogni tempo.
Ciò che dà unità all’intero brano è la voce stessa di Gesù che rivela la sua profonda fiducia nella forza delle parole. La forza generativa del dialogo rischia infatti di venire meno quando si limita al mero rispetto di diritti e prerogative: “È lecito ripudiare per qualsiasi motivo?”.
Gesù rifugge il potenziale divisivo di certi ragionamenti e propone invece uno stile nuovo di ascolto della sua parola perché fa’ appello alla nostra libertà: “Chi può capire, capisca”.
Questo è il terzo e ultimo invito di Matteo ai suoi lettori dopo la spiegazione della vicenda del Battista (Mt 11) e la narrazione della parabola del seminatore (Mt 13), quindi è come se ci rivelasse che il mistero nascosto nella Parola del Vangelo è la forza generativa di ogni vocazione.
È infatti la nostra vocazione che viene alla luce quando lasciamo risuonare in noi la Parola di Dio e Gesù ci invita prima di tutto a vivere una forma di ascolto che si apra istintivamente a una memoria del passato.
Ricordare la Legge e i Profeti permette di operare in noi una crescita e ci trasmette quella sapiente dinamica di superamento del passato attraverso il cambiamento. Ogni novità è infatti autentica se si rivela fedele attualizzazione del messaggio originale.
È questa apertura al nuovo che può sostenere e rinnovare ogni vocazione perché si nutre dell’attesa paziente del compimento promesso da ogni Parola che accogliamo come un piccolo seme. C’è infatti una costante gratuità su cui possiamo contare ed è quella del seminatore. La Parola non può venire meno e fin dall’inizio dei tempi offre liberamente uno spazio di condivisione in cui maturare nel dialogo e nell’ascolto reciproco per giungere alla conoscenza del mistero del Regno.
È Gesù quindi che si fa’ parola per tutti e ci insegna a riconoscere e discernere i movimenti del nostro cuore nell’incontro col seme sempre fedele a se stesso. Il Vangelo oggi sembra invitare a un’inversione di prospettiva nell’ascolto della Parola anteponendo cioè la novità alle nostre vecchie abitudini affinché riprendiamo il cammino della sequela.
Era infatti stata questa l’esperienza del popolo durante l’Esodo alla sequela di Mosè; con fatica aveva appreso che l’ascolto necessita a volte di una prima adesione che solo nel tempo diventerà anche convinzione personale: “Quanto il Signore ha ordinato lo eseguiremo e lo ascolteremo” ( Es 24,7).
Gesù come Mosè ci invita a una relazione fiduciosa con il Padre perché scopriamo che la sua Parola deposta in noi come un seme necessita di tempo per maturare e portare il suo frutto.
Sono quindi la fiducia e l’ascolto a guidare i passi concreti dei credenti affinché sia possibile fare della nostra vocazione una scoperta continua della grazia e dell’amore sempre prevenienti con cui il Padre ci conduce a una vita in pienezza. Il mistero del Regno può crescere e maturare come un seme nel nostro cuore e sostenerci nel cammino anche se la nostra strada deve attraversare un deserto.
fratel Norberto