Crónica da visita a Bose de Sua Santidade Bartholomeos I
Bose, 14 maio 2013
Não temos palavras capazes de exprimir a nossa gratidão ao Patriarca Bartholomeos, à sua delegação, mas, sobretudo, ao Senhor, pelos seus dons.
Il patriarca Bartholomeos è arrivato a Milano (la sua visita è il momento centrale delle iniziative della Chiesa ambrosiana per celebrare i 1700 anni dell’Editto di Milano) a metà mattinata e nel primo pomeriggio insieme alla sua delegazione parte per Bose, dove è atteso per le 16.30 circa.
Verso le 16.30 tutti i fratelli e le sorelle, con l’abito liturgico, sono in piedi sul sagrato della chiesa in attesa del patriarca, insieme al vescovo Gabriele Mana. Con lui anche il vescovo di Pinerolo Piergiorgio Debernardi, incaricato della conferenza episcopale piemontese per l’ecumenismo e il dialogo, e Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea. Gli ospiti presenti, circa 200, sono già seduti in chiesa.
Alle 16.45, appena avvistata la colonna delle auto della delegazione sulla strada provinciale che sale da Salussola, le campane iniziano a suonare a distesa per accogliere il patriarca in un clima di festa. Il patriarca Bartholomeos scende dalla macchina di fronte alla chiesa, e dopo aver salutato calorosamente Enzo e il nostro vescovo, si avvia verso l’entrata. Lo seguono gli altri membri della delegazione del patriarcato ecumenico: S. Em. Apòstolos Daniilidis metropolita anziano di Derchon; S. Em. Gennadios Zervos, metropolita d’Italia e Malta; l’archimandrita Evànghelos Yfantidis, vicario dell’Arcidiocesi ortodossa d’Italia; Andreas Sofianopoulos, diacono del patriarcato ecumenico, il sig. Simeon Franciloglou, assistente del Patriarca, l’archimandrita Teofylaktos Vitsos, parroco di S. Maria Podone, chiesa greco ortodossa di Milano. Insieme a loro sono alcuni rappresentanti della chiesa milanese (tra cui i vescovi Erminio De Scalzi e Carlo Ghidelli)
Mentre la comunità intona il Christos anesti in greco, il patriarca Bartholomeos, insieme al priore fr. Enzo, avanza nella navata della chiesa e prende posto a sinistra dell’abside, dalla parte del coro dei fratelli, dove è stata posta la cattedra della presidenza, in modo che di là il patriarca possa vedere tutta la comunità e l’assemblea insieme.
Subito dopo, fr. Enzo, a nome della comunità, rivolge al patriarca un discorso di saluto e di accoglienza. All’inizio delle sue parole, proprio quando sta dicendo che la visita del patriarca è un rinnovato segno della misericordia del Signore e un dono immeritato che accogliamo con gratitudine e con gioia, la voce di fr. Enzo tradisce una visibile emozione. Il legame che unisce noi tutti al patriarca da così tanti anni è molto forte, e lo sono anche la stima e l’amicizia personali tra il patriarca e il priore. Enzo ricorda la visita del 1997 e le varie altre occasioni di incontro che si sono state in questi sedici anni e aggiunge, in riferimento alla comune anzianità: “Ci sia consentito dire che, in qualche maniera, siamo divenuti anziani insieme…e la ringrazio per le fin troppo buone parole che ha voluto indirizzarmi al compimento dei miei 70 anni. Sì, abbiamo in qualche modo camminato insieme, o meglio, il suo cammino spirituale ci è stato di esempio…”.
Al termine del discorso di fr. Enzo, prende la parola il patriarca. Esprime la sua grande gioia di trovarsi ancora una volta in mezzo a noi, confessando di commuoversi “per lo sforzo spirituale di molti anni … per l’amore, per l’interesse e il rispetto per la Chiesa e la spiritualità ortodossa manifestatosi in vari modi…”. Fa riferimento al lavoro di studio, di pubblicazione e di diffusione dei testi della spiritualità ortodossa antica e moderna che la nostra Comunità svolge da tempo, non come un semplice “arricchimento della conoscenza, ma come uno sforzo di assorbimento e applicazione del loro spirito e della loro saggezza”.
Al termine del discorso, il patriarca riprende posto accanto al coro dei fratelli e subito dopo iniziano i vespri. Sono i primi vespri della festa di san Pacomio, padre della vita monastica, che oggi in presenza del patriarca sono celebrati con particolare solennità, per sottolineare la comune eredità spirituale che il santo fondatore della koinonía ha lasciato a tutto il monachesimo, in oriente e in occidente, e anche l’importanza che il suo insegnamento ha avuto ed ha tuttora per la nostra vicenda comunitaria.
I membri della delegazione seguono i vespri con grande attenzione, facendo spesso domande e di tanto in tanto intonando i salmi e le preghiere insieme alla comunità, soprattutto quando riconoscono toni o melodie conosciute.
I vespri si concludono con la proclamazione del vangelo della festa di san Pacomio (Lc 23,32-40: “Non temere piccolo gregge…”) e con la solenne benedizione che il patriarca impartisce in greco a tutti i presenti: ?χ?ριςτο?Κυρ?ου?μ?ν ?ησο?Χριστο?κα???γ?πητο?Θεο?κα?Πατρ?ς, κα??κοινων?ατο??γ?ουΠνε?ματος?μετ?π?ντων?μ?ν, “La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito santo siano con tutti voi”.
Accompagnato da fr. Enzo e da altri fratelli, il patriarca, insieme ai membri della delegazione, esce dal portone della chiesa e si reca negli spazi dell’accoglienza dove si ferma ad ammirare il “muro degli pneumatofori”, dove è inciso da tempo anche il suo nome, in ricordo della sua precedente visita. Il patriarca legge anche i nomi degli altri “spirituali”, quasi tutti a lui ben noti (Emilianos Timiadis, André Louf, Michel Van Parys, George Khodr, Ignatios IV, l’Abbé Pierre, Rowan Williams, Michele Pellegrino, Carlo Maria Martini…), e per tutti ha parole di sincero apprezzamento.
Il patriarca poi prosegue la visita entrando nei cortili della comunità: ha fatto una breve sosta presso la vecchia cappellina, che ricorda bene dalle sue precedenti visite e dove intona ancora una volta il Christos anesti, e passa poi nel cortile principale ammirando gli affreschi dei muri esterni che rappresentano i santi monaci: Pacomio, Francesco, Chiara… Ha parole di particolare ammirazione soprattutto di fronte all’affresco del grande Basilio. Giunto all’altezza della cucina, il patriarca ricorda l’anziana Coco, che ha vissuto con noi fino alla sua morte e che egli aveva conosciuto nella sua precedente visita.
Insieme ad alcuni fratelli e ai membri della delegazione il patriarca si ferma per circa dieci munuti in Emmaus, per un breve rinfresco. Di lì sale al piano superiore per una sosta di riposo.
Verso le 18.30 esce di nuovo e, accompagnato da alcuni fratelli, fa un giro nell’orto della comunità, facendo domande e interessandosi delle varie colture presenti.
A seguire la cena: durante il pasto il clima è estremamente fraterno e il patriarca mette a parte i fratelli presenti delle sue riflessioni e le sua speranze per il futuro dell’ecumenismo; si interessa anche delle visite dei fratelli al Monte Athos, che egli ha visitato per l’ultima volta due anni fa, in occasione del ventesimo anniversario della sua intronizzazione patriarcale, e che visiterà di nuovo il prossimo ottobre, in occasione del centenario della stipulazione degli accordi (ancora vigenti) tra la “repubblica monastica” del Monte Athos e lo stato greco, dopo la caduta dell’impero ottomano. Ci racconta delle sue visite degli ultimi due anni al monastero della Panaghia di Souméla, vicino a Trebisonda (Trabzon), sulle coste del Mar Nero, dove il patriarca ritornerà anche quest’anno, il 15 agosto, per celebrare la liturgia della festa della Madre di Dio: fr. Enzo riceve l’invito a partecipare a questa visita insieme al patriarca.
La cena si conclude e al suono delle campane del cortile, i fratelli e le sorelle si raccolgono davanti ai locali dell’accoglienza insieme agli ospiti presenti e danno l’ultimo saluto al patriarca, che si augura di visitare ancora il nostro monastero “per la sesta volta”.
Davvero non abbiamo parole adeguate per esprimere il nostro ringraziamento al patriarca Bartholomeos, alla sua delegazione ma soprattutto al Signore per i suoi doni e la sua misericordia che sempre ci prevengono e ci riempiono di stupore. Grazie!