Message du cardinal Kurt Koch, président du Conseil pontifical pour l'unité des chrétiens
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XXIII Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
MISERICORDIA E PERDONO
Bose, 9-12 settembre 2015
in collaborazione con le Chiese Ortodosse
MESSAGGIO DEL CARDINALE KURT KOCH, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA UNITÀ DEI CRISTIANI
al Fratel Enzo Bianchi, Priore di Bose
ai fratelli e alle sorelle del Monastero di Bose ed ai partecipanti del
XXIII CONVEGNO ECUMENICO INTERNAZIONALE DI SPIRITUALITA' ORTODOSSA
9-12 settembre 2015
Caro Fratel Enzo,
Distinti partecipanti,
Quando, nel 2014, gli organizzatori del Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa hanno scelto come tema della XXIII edizione "Misericordia e perdono", di certo non sapevano che, qualche mese dopo, Papa Francesco avrebbe annunciato un Giubileo straordinario di Misericordia. Optando per questo tema, la Comunità di Bose ha mostrato ancora una volta la sua perspicacia spirituale e la sua capacità di leggere i segni dei tempi, un dono oggi così importante!
Allacciandomi alla tematica dell'incontro, permettetemi di cominciare il mio breve messaggio chiedendo "perdono": mi rincresce non essere presente di persona tra di voi, ma siate sicuri che vi sono vicino in questi giorni. Estendo il mio cordiale saluto agli organizzatori ed ai distinti partecipanti, ortodossi e cattolici, in particolare al mio predecessore nel Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, Sua Eminenza il Cardinale Walter Kasper, che darà avvio ai lavori di questo Convegno.
Il perdono è il cuore del movimento per l'unità dei cristiani. L'ecumenismo non esisterebbe e non potrebbe svilupparsi senza la convinzione che i cristiani devono chiedere perdono a Dio e chiedersi vicendevolmente perdono per le divisioni che hanno generato nel Corpo di Cristo.
L'impegno ufficiale della Chiesa cattolica nel movimento ecumenico è stato accompagnato, fin dall'inizio, da un cammino di perdono. Il beato Paolo VI fu il primo papa nei tempi moderni a chiedere perdono rivolgendosi sia a Dio che ai suoi contemporanei. Lo fece nel suo toccante discorso di apertura della seconda sessione del Concilio Vaticano Secondo, il 29 settembre 1963. Questa domanda di perdono riguardava precisamente la divisione dei cristiani: "Se in noi si deve riconoscere qualche colpa per questa separazione, con umile supplica chiediamo perdono a Dio, e chiediamo perdono a quei Fratelli se ritengono di essere stati da noi offesi. Quanto a noi, siamo pronti a perdonare di cuore le offese fatte alla Chiesa cattolica ed a dimenticare il dolore dal quale è stata ferita a causa delle prolungate controversie e divisioni" (6.6.). Queste coraggiose parole senza precedenti furono riprese dai padri conciliari nel decreto Unitatis redintegratio: “con umile preghiera chiediamo perdono a Dio e ai fratelli separati, come pure noi rimettiamo ai nostri debitori" (n. 7). A volte ce lo dimentichiamo, ma si tratta dell' unico testo del Concilio Vaticano Secondo nel quale i padri conciliari domandano esplicitamente perdono, anche se altri testi del Concilio menzionano le responsabilità dei cristiani nelle questioni riguardanti le relazioni tra scienza e fede (Gaudium et spes, n. 36), la nascita dell'ateismo (id n. 19) o l'antisemitismo (Nostra Aetate, n. 4).
Un anno dopo, negli ultimi giorni del Concilio, e più precisamente il 7 dicembre 1965, questa domanda di perdono si concretizzò nell'atto ufficiale che, compiuto congiuntamente dal beato Papa Paolo VI e dal Patriarca Atenagora, cancellava le sentenze di scomunica del 1054. Si trattava di un "gesto di giustizia e di perdono reciproco", secondo le parole della stessa dichiarazione comune dei due capi di Chiesa. é durante la celebrazione del X anniversario di tale gesto, il 14 dicembre 1975, che Paolo VI utilizzerà per la prima volta l'espressione "purificazione della memoria", la quale farà così la sua comparsa, in tale occasione, nel magistero della Chiesa cattolica (AAS 68, 1976, p. 121). Presto celebreremo il 50.mo anniversario di questo evento storico, che è uno dei gesti fondanti dell'impegno ecumenico della Chiesa cattolica. Sono lieto che questo anniversario sia celebrato precisamente, e provvidenzialmente, all'inizio dell'Anno della Misericordia.
Ho iniziato il mio messaggio dicendo che il perdono è una componente essenziale del movimento per l'unità dei cristiani. Ma mi sembra, alla luce degli eventi ricordati poc'anzi, che sia vero anche l'inverso: l'impegno ecumenico spinge le comunità cristiane alla conversione del cuore; la ricerca dell'unità è indubbiamente uno degli stimoli più forti alla misericordia.
Cari amici, possano queste brevi riflessioni testimoniarvi la mia vicinanza. Vi assicuro della mia preghiera fraterna per il buon esito del vostro incontro. Sul Convegno e su ognuno di voi invoco la benedizione del "Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione" (2 Co 1,3).
Kurt Cardinale Koch
Presidente