Message d'Irénée, patriarche de Serbie
XXIII Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
MISERICORDIA E PERDONO
Bose, 9-12 settembre 2015
in collaborazione con le Chiese Ortodosse
MESSAGGIO DI IRINEJ, PATRIARCA DI SERBIA
Al venerabile padre Enzo Bianchi,
priore della Comunità monastica di Bose
Venerabile padre Enzo, priore del Monastero di Bose,
reverendissimi vescovi,
molto reverendi padri,
stimati professori,
partecipanti al convegno,
cari fratelli e sorelle!
Misericordia e perdono dilatano le porte del nostro cuore per condurlo all’Unico vero misericordioso. La grazia di Dio è nascosta nella nostra carità nei confronti del prossimo. Se dunque vogliamo seguire gli insegnamenti di Cristo, la carità nei confronti del prossimo deve diventare la regola della nostra vita. Il nostro Signore Gesù Cristo ha impartito questo insegnamento ai suoi discepoli: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36). La misericordia è dunque una condizione preliminare per la nostra salvezza. Per essere perdonati dobbiamo essere misericordiosi (cf. Mt 5,7). Giovanni Crisostomo dice a questo proposito: “Chi non prega per il suo prossimo non è degno di essere salvato”, mentre Isacco il Siro afferma che l’essenza della misericordia sta in un cuore compassionevole che soffre insieme a tutte le creature di Dio; la massima carità consiste nel sacrificarsi per gli altri. Impariamo dunque dal Padre celeste che tutto dona a chiunque senza chiedere nulla in cambio: “Egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45).
Ricordiamo anche le parole di Massimo il Confessore, il quale afferma: “Chi è ricolmo di carità e libero da passione non fa distinzione tra se stesso e il suo prossimo, tra credenti e non credenti, tra schiavi e liberi, tra uomo e donna. Egli vede in ciascuno soltanto l’umana natura; guarda tutti senza umoralità e ha il medesimo comportamento con tutti”. Come scrive infatti l’apostolo Paolo: “Non c’è né giudeo né greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio né femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28). La carità non è altro che un appello di Dio a contrastare il nostro egoismo, la nostra indifferenza, la nostra presunzione di bastare a noi stessi, la negligenza nei confronti del prossimo.
Chiunque può fare del bene al prossimo in molti modi. Afferma Doroteo di Gaza: “Nessuno può dire: ‘Sono povero e non ho di che fare l’elemosina’. Se anche non puoi dare come quei ricchi che gettano nel tesoro del tempio i loro doni, da’ due spiccioli, come quella povera vedova. Dio li accetterà da te più che i doni dei ricchi” (Insegnamenti XVI,158). Carità, misericordia e perdono sono beni indispensabili per la nostra salvezza perché chi, per amore di Dio, mostra misericordia e carità per il povero è liberato da quel debito causato dai peccati che non siamo in grado di assolvere, riceve in dono il mondo intero e fiorisce nel regno dei cieli.
Misericordia e perdono sono inseparabili! Come possiamo avere compassione se non perdoniamo quelli che ci hanno fatto del male così come ci ha insegnato il Signore stesso? “Se tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono” (Mt 5,23-24).
Se non siamo disposti a perdonare anche solo un piccolo debito al nostro prossimo, non possiamo essere misericordiosi e perciò il nostro Padre celeste non ci perdonerà le nostre colpe. Solo “se perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Mt 6,14-15).
Non c’è limite al perdono. Alla domanda dell’apostolo Pietro: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Forse sette volte?” Gesù rispose: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette” (Mt 18,21-22). E sulla croce Gesù ha supplicato: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). Giovanni Crisostomo scrive riguardo al dono della misericordia: “Come puoi levare le tue mani al cielo? Come puoi muovere la lingua? Come puoi chiedere perdono? Se Dio è disposto a perdonare i tuoi peccati, tu stesso non gli devi impedire di perdonarti per il fatto che non vuoi perdonare i peccati al tuo prossimo, tuo compagno di servizio”. Segno del vero amore è il perdono delle offese ed è così che nostro Signore Gesù Cristo ha amato il mondo.
Con questi pensieri voglio offrire i miei saluti ai partecipanti al convegno di quest’anno e su tutti invoco la benedizione di Dio.
+ Irinej
Arcivescovo di Peć
Metropolita di Belgrado-Karlovci
Patriarca della Chiesa ortodossa serba