Etica e politica degli affetti - Confronto con il Isabella Guanzini
5 maggio 2024
La filosofa e teologa Isabella Guanzini, professoressa ordinaria all’Università di Linz, in Austria, ha donato alla Comunità e ai suoi ospiti una giornata dedicata al tema degli affetti, tema che da tempo è materia di studio da parte delle scienze umane, ma che solo recentemente è diventato oggetto di interesse anche per la teologia.
Il venire alla luce di tante storie di abusi nella chiesa, il ritorno al religioso nella forma dei fondamentalismi, la progressiva virtualizzazione delle vite per il dilagare del digitale in tutte le sue forme impongono una nuova riflessione sugli affetti anche dal punto di vista teologico. Perché la teologia non è necessariamente il terreno in cui la ragione si oppone inconciliabilmente al sentimento, ma può essere il luogo in cui queste due dimensioni dell’umano possono mettersi in dialogo con il mondo e tra loro.
Con l’ardire sicuro e leggero di chi ha molto letto, studiato e meditato questo tema, la professoressa Guanzini ha guidato il folto pubblico attraverso testi e idee scelti in ambito filosofico, letterario e teologico sul tema della paura, tonalità affettiva che forse oggi, meglio di altre, descrive la nostra epoca. La paura è asociale, individualista, narcisistica, sopprime ogni pensiero che prova a ricordarsi dell’altro, fa sparire il mondo, eccetto che per il suo aspetto minaccioso. Lapaura si nutre del senso di impotenza che nasce quando si è esposti al mondo senza aiuto e strumenti, come per il bambino inerme. Ma se il bambino, che ha bisogno di tutto, trova il modo per ottenere l’aiuto necessario attraverso un agire che può essere definito monarchico, con l’adultità si è chiamati a diventare più democratici, ad allargare lo sguardo che vede l’altro oltre ai propri bisogni, alle proprie paure e al proprio senso di impotenza.
Compito della teologia in questo campo, non è quello di costruire identità forti e muscolari che resistano ad ogni paura e ansia, ma fornire strumenti agli uomini e alle donne affinché possano entrare in dialogo, quasi in amicizia, con l’incancellabile dimensione del dubbio e del rischio. La vicenda narrata nel libro di Giona è emblematica da questo punto di vista: il profeta ha continuato a preferire e desiderare una parola assoluta da parte di Dio (Ninive andava distrutta), piuttosto che accogliere l’ambivalenza della realtà mutando la propria posizione davanti alla vita che evolve (la conversione degli abitanti di Ninive).
Nonostante la paura tenda ad isolare ciascuno, rimane un fatto sociale e nella società va affrontato: c’è una responsabilità sociale, politica, culturale e spirituale rispetto al dilagare della paura. Insieme abbiamo creato una società che fa paura, che isola, e insieme si può disfare! Come? Prendendo consapevolezza che le certezze assolute che cerchiamo non rispondono ma fomentano la paura e provando a sondare nuove vie perché le paure possano essere affrontate con coraggio. Nel vangelo di Marco Gesù parla diverse volte ai suoi discepoli stando su una barca ed è proprio in questo contesto che dice loro cose importanti: “Coraggio, sono io, non temete!” (Mc 6,50). E’ nell’instabilità che si fa esperienza di Dio, che Dio si rivela e offre un antidoto alla paura: il coraggio, la speranza.
Nel pomeriggio, dopo una breve ripresa dei punti chiave del mattino e alcune aperture ai temi della speranza e delle relazioni, Isabella Guanzini ha risposto alle numerose e varie domande del pubblico presente, ampliando ulteriormente lo sguardo all’impatto politico, sociale ed ecclesiale del tema proposto.