In questa rubrica giornaliera vi proponiamo la meditazione del Vangelo del giorno preparata da un fratello o una sorella di Bose. Il nostro desiderio è di spezzare il pane quotidiano della parola di Dio, condividendo la lectio divina fatta nella solitudine della cella monastica. Per tutti il fine è quello indicato da Ignazio d’Antiochia, “rifugiarmi nel Vangelo come nella carne di Gesù” (Lettera ai Filadelfiesi).

Le pericopi del vangelo seguono il lezionario proprio del nostro monastero.

Il giogo che libera

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18 luglio 2024

Gesù loda il Padre per aver rivelato ai “piccoli” i misteri del Regno, anziché ai “sapienti e ai dotti” (v. 25). In un’epoca di sovrabbondanza informativa, egli ci ricorda che la vera saggezza non risiede nell’accumulo di saperi ma nella semplicità di cuore e nell’umiltà. Il concetto di “piccoli” non si riferisce all’età anagrafica, ma a uno stato d’animo: un’apertura alla grazia divina che trascende l’intelletto. Questi “piccoli” sono gli anawin dell’Antico Testamento, i poveri in spirito che trovano rifugio in Dio (cf. Mi 6,8).

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Piccolezza, leggerezza, libertà

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17 luglio 2024

Non possiamo nasconderlo, che ne siamo consapevoli o no, esiste la possibilità che a ingabbiare lentamente e silenziosamente la nostra vita, sino ad aggredirla, ci sia un mistero di accecamento, di durezza e di infedeltà. L'indurimento può accadere in ogni stagione personale, famigliare o comunitaria. Accadeva anche ai tempi di Gesù e il brano di oggi ne è un chiaro esempio.

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Attraversare il dubbio

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16 luglio 2024

“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” (v. 2): è la domanda che Giovanni Battista, nella solitudine del suo isolamento in prigione, pone attraverso i suoi discepoli a Gesù. La sua ricerca e attesa di colui che è “più forte” e “battezzerà in Spirito santo e fuoco” (Mt 3,11), ricerca che in Gesù aveva trovato risposta, ora non è più così certa: l’uomo che ha vissuto nel deserto alla ricerca e in attesa del Messia è attraversato dal dubbio.

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La vita si salva donandola

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15 luglio 2024

Gesù ha appena detto ai suoi discepoli/e: “Neppure un passero cadrà a terra senza avere il Padre accanto a sé”. E “Voi valete più di molti passeri” (Mt 10,29.31). È questa la fede, la fiducia nel Padre che Gesù ci comunica perché diventi la nostra e ci liberi dall’essere ostaggio della paura della nostra morte. Perché l’amore di Dio, che è misericordia, fedeltà, tenerezza, compassione, amore più forte della morte, “è eterno”, “per sempre” e “vale più della vita”- canta la Bibbia mille volte (cf. Sal 118,1 ss; 136,1 ss; Sal 63,4).

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Una fede che diventa speranza

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13 luglio 2024

Il capitolo 10 dell’evangelo secondo Matteo in cui è inserito il brano di oggi, riguarda la missione dei Dodici: Gesù li chiama a sé per inviarli “alle pecore perdute della casa di Israele”, per comunicare tramite loro la buona novella che è venuto a portare. Una buona novella che capovolge i nostri pensieri di quieto vivere, il nostro ideale di vivere senza contraddizioni, senza fatiche e persecuzioni.

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Accorti come serpenti, semplici come colombe

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12 luglio 2024

Il testo di oggi fa parte del discorso missionario del vangelo secondo Matteo (Mt 9.36-10.42). La compassione di Gesù per le folle che appaiono “stanche e affaticate come pecore senza pastore” è il motivo dell’invio dei discepoli. La cura di coloro che ha di fronte, il desiderio di dare ciò di cui hanno bisogno, il ridare il senso alle loro vite (sono pecore perdute: cf. Mt 10,5), questo è il vero significato dell’invio dei discepoli. Non una propaganda solo di parole, ma il mostrare una via per ritrovare una vita piena e dignitosa. 

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Se vuoi avere la vita vera ed eterna…

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11 luglio 2024

“Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. La domanda che il vangelo di oggi, per questa festa di san Benedetto, pone in bocca al ricco è la domanda che abita il cuore di ogni uomo e di ogni donna, in maniera più o meno consapevole, e che è all’origine di ogni cammino di vocazione cristiana e monastica, se davvero comprendiamo la “vita eterna” come quella pienezza di vita che inizia già qui e non riguarda solo l’al di là. Che cosa fare dunque per avere la vita vera? 

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Glorie e miserie della comunità apostolica

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10 luglio 2024

Il brano evangelico odierno presenta la comunità dei dodici apostoli (Mt 10,2) nel momento in cui Gesù li invia per ad annunciare in opere (v. 1) e in parole (v. 7) che “il Regno dei cieli è vicino” (v. 7). L’impegnativa testimonianza dell’avvento del Regno è affidata a un esiguo numero di uomini disomogenei tra di loro: che cosa potrà tenerli insieme e come potranno adempiere l’incarico loro affidato da Gesù?

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Una compassione che guarisce

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9 luglio 2024

Due ciechi seguono Gesù e gli chiedono di aver pietà di loro. A differenza degli altri sinottici, Matteo non esplicita che chiedono di riavere la vista, e nemmeno Gesù fa menzione di questo dato che resta non detto. Semplicemente i due ciechi credono che Gesù può fare “questo”, cioè aver pietà di loro. E “questo” si traduce nel rendere loro la vista. C’è piena empatia tra i ciechi e Gesù: questi infatti sanno che basta invocare pietà da Gesù ed egli troverà il modo per rispondere al loro bisogno primario. 

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Una fede che osa

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8 luglio 2024

“Gesù passò facendo del bene e guarendo perché Dio era con lui”: il brano evangelico odierno è la narrazione di questa affermazione che si trova nel discorso che Pietro fa nella casa di Cornelio (Cf. At 10,38). Gesù è sollecitato da un capo ad andare da lui perché sua figlia è morta e mentre segue quest’uomo una donna lo tocca ed è guarita dalla sua malattia.

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Di chi rallegrarci?

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6 luglio 2024

Nel brano precedente Gesù si è seduto a tavola con pubblicani e peccatori e lì i farisei chiedono conto di questo gesto scandaloso, non a Gesù ma ai suoi discepoli. Qui sono i discepoli di Giovanni Battista che si avvicinano a Gesù e gli chiedono conto del comportamento, non suo ma dei suoi discepoli, in merito al digiuno. Domande più che lecite, anche se poste non ai diretti interessati, quasi ad attenuarne la carica provocatoria e a smorzare la replica diretta.

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Mangiare e digerire il proprio male

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5 luglio 2024

Gesù non è venuto a chiamare “i giusti” (cf. v. 13). Gesù dice: “Seguimi”, chiama un peccatore. “Un uomo seduto” (v. 9) di nome Matteo lo segue. In un solo versetto è condensata la resurrezione di Matteo uomo “seduto” che in un istante, per la potenza di una sola parola cambia postura diventa uomo anastas, un terrestre che assume la postura del risorgente.

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Il miracolo della relazione

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4 luglio 2024

Gesù vede, “vede la fede” di quel paralitico e dei compagni che lo portano. Non si limita a notare che hanno fede, non si gongola nel considerare che essi credono nelle sue capacità taumaturgiche. Il suo sguardo non si fissa né sulla fede in astratto, né su sé stesso ma su quegli uomini: Gesù vede la loro fede. Sa che per loro la malattia è conseguenza del peccato e non si sofferma a smentire questa convinzione tradizionale. Lo farà altrove (cf. Gv 9,3), ma qui non lo ritiene necessario. Gesù vede quell’uomo e capisce che un semplice “alzati e cammina” non gli basterebbe. Quell’uomo è schiacciato dai sensi di colpa, letteralmente paralizzato dalla sensazione di essere stato punito da Dio, ma crede che quel nazareno può liberarlo. È questa la fede che Gesù vede e così a quell’uomo dice: “Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati”.

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Tommaso, nostro fratello gemello

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3 luglio 2024

Dopo la celebrazione liturgica nei giorni scorsi della solennità dei santi Pietro e Paolo e della festa del Collegio apostolico, oggi facciamo memoria ancora una volta di un amico e discepolo di Gesù, testimone insieme agli altri apostoli della sua risurrezione. È Tommaso, che compare discretamente nelle liste dei nomi dei dodici apostoli nei vangeli sinottici, e che l’evangelista Giovanni ci presenta con le sue tinte caravaggiesche, come un nostro fratello “gemello” – Didimo – nell’esuberanza febbrile e passionale, nella ricerca ansimante della verità, nell’inquietudine, nella doppiezza, nel dubbio, nella titubanza.

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Sulla barca con Gesù

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2 luglio 2024

Matteo rilegge in chiave ecclesiale e cristologica l’episodio della tempesta sedata. La barca è la chiesa chiamata ad attraversare il mare della vicenda umana, acque avverse da spaventare al punto da sentirsi perduti. Un “grande sconvolgimento”, un risveglio della coscienza alla consapevolezza che la fedeltà a Gesù e al suo vangelo possono costituire un segno di contraddizione da generare avversione e persecuzione fino alla condanna a morte. 

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