Battisteri, avamposti del cristianesimo
BATTISTERI, AVAMPOSTI DEL CRISTIANESIMO
Avvenire
31 maggio 2007
Di ENZO BIANCHI
Nel contesto della riflessione contemporanea sullo spazio liturgico cristiano, il battistero rappresenta un tema più attuale e per molti versi più urgente rispetto ad altri. Il contesto nel quale oggi il cristianesimo è chiamato a vivere, specie in occidente, vede crescere anno dopo anno la richiesta di iniziazione cristiana da parte di adulti. In un numero sempre maggiore di paesi europei questa richiesta rappresenta il più significativo fenomeno ecclesiale al quale si guarda con interesse e con speranza. Molto, infatti, della vita del cristianesimo in occidente nei prossimi decenni e delle sue caratteristiche future è strettamente legato a questo fenomeno. Ci basti qui ricordare che nella chiesa cattolica di Francia sono circa 9500 i catecumeni (adulti) che seguono il cammino triennale di preparazione al battesimo cristiano, mentre il numero annuo di battesimi di adulti è passato da circa 2400 nel 2001 a più di 2700 nel 2007 con un aumento del 15%. Ma dati altrettanto significativi sono riscontrabili in altri paesi di antica cristianità. Far discernimento di questi dati significa cogliere anche tutta la necessità e l’impellenza di una riflessione condivisa attorno ai luoghi dell’iniziazione cristiana: una riflessione che non può riguardare la singola chiesa locale isolatamente e nemmeno – in virtù del consolidato riconoscimento reciproco del sacramento del battesimo – la sola confessione cattolica.
Vorrei sottolineare un solo significato di cui il battistero è metafora. Se altri elementi dell’architettura liturgica come l’altare, l’ambone e l’orientamento dello spazio sono ricchi di significato soprattutto ad intra nella vita della chiesa, il battistero consente in modo privilegiato di riflettere sul valore dello spazio liturgico ad extra, dunque di fronte al mondo. Più esattamente, sullo stile di questa presenza al cuore della società.
Il battistero, nel suo collocarsi all’esterno dell’eucharisterion, dell’aula della sinassi eucaristica, pur essendo pienamente spazio di fede è, al contempo, luogo esterno allo spazio-chiesa. Questa tensione, espressa fin dalle origini, ha trovato l’apice della sua rappresentazione in molti battisteri italici come quelli di Firenze, di Pisa, di Parma, per citare solo i più noti. Di fronte al luogo dell’assemblea, nel mezzo della piazza pubblica si erge il battistero, luogo metaforico dell’incontro tra la ricerca umana di Dio e l’annuncio della fede. Simbolo materiale dell’attesa dell’uomo e del dono di Dio. Se il battesimo è, come dicevano i padri, ianua vitae christiana, “porta della vita cristiana”, il battistero è la soglia di questa porta, perché punto di arrivo di un cammino di fede e, al tempo stesso, passaggio in vista dell’ingresso definitivo nell’aula della convocazione.
In questo stare nel mezzo della piazza, al cuore della polis e, al tempo stesso, tendere verso la domus ecclesiæ, il battistero è metafora costantemente soggetta a quello che Jean-Yves Hameline ha efficacemente denominato “obbligo di apparire - tentazione di scomparire”.
Di fronte a un eccesso di presenza e di visibilità, vi è chi, in nome del Vangelo è tentato di scomparire per nascondersi, operando dall’interno e nel segreto, come il sale della terra e il lievito nella pasta. Questa preoccupazione deve essere assunta come prova necessaria da trasformare in risorsa spirituale. Infatti, solo chi ha esperimentato tutta l’audacia della tentazione di scomparire vive in modo evangelico l’obbligo di apparire. Il Vangelo obbliga i cristiani ad apparire, in altre parole a prendere posto e posizione in mezzo agli uomini, perché la manifestazione della fede si esprime in segni visibili e udibili. Sì, vi è un necessario apparire cristiano che accetta di correre tutti i rischi della visibilità, sapendo bene che mostrare non significa necessariamente ostentare. Per questo, solo desiderando di scomparire si potrà evitare quella falsa gloria e quella impudica ostentazione entrambe nocive all’annuncio del Vangelo. Il sale della terra e il lievito nella pasta da un lato, e la città posta sul monte dall’altro sono immagini evangeliche della presenza del regno di Dio nel mondo: mai l’una senza l’altra, in quanto l’una completa e arricchisce l’altra, quasi moderando quegli eccessi ai quali entrambe possono indurre.
L’obbligo di apparire fa sì che tra le case, il municipio, i negozi, le banche vi sia anche l’edificio chiesa, nella quale l’altare, l’ambone, il battistero sono i poli che attraggono la comunità cristiana. Discretio, humilitas, simplicitas sono così le qualità degli spazi liturgici cristiani, anche loro espressione di quell’obbligo di apparire senza ostentare che è la condizione dei cristiani nel mondo. Il battistero, in modo singolare, con quel suo stare un poco innanzi rispetto alla chiesa quasi ad anticiparla, ne è il punto più avanzato, più proteso verso l’umanità, così che nel suo stile di presenza, nelle dimensioni come nelle forme attesta che, per ciò che concerne il Vangelo, il modo di annunciarlo è già esso stesso Vangelo.
Enzo Bianchi
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