Sintesi e foto del 11 settembre 2015
Il mattino della terza giornata del convegno è stato dedicato all’esperienza concreta della misericordia e del perdono nella vita della chiesa e nella vita dei santi. Dopo i saluti la giornata si è aperta con la relazione del vescovo Grigorios di Mesaoria (Chiesa di Cipro). Quanto più un uomo vive alla presenza di Dio, che è amore (1Gv 4,16) – ha detto Grigorios –, tanto più ama il suo prossimo. E chi ama il suo prossimo vive felice, in umiltà e pienezza. La capacità di relazione dell’uomo, anche all’interno della chiesa, è dono dello Spirito santo ed è anche un compito, un mandato di Dio per ogni cristiano. Natalija Bolšakova (Mosca), cui era affidato il secondo intervento della mattina, ha presentato vita di padre Aleksandr Men’, mettendone in luce l’attività pastorale, che era radicata nella parola di Dio: in una società ormai completamente sovietizzata, egli seppe incarnare la compassione di Dio e offrire aiuto e guarigione spirituale a chi si affidava alla sua guida. Il terzo intervento dell’abate-vescovo Epiphanios del monastero di San Macario (Egitto) ha tratteggiato la vita di un’altra grande figura della del cristianesimo contemporaneo, quella di abba Matta el Meskin: egli era abitato dalla convinzione evangelica che l’amore è superiore a tutto, perfino alla verità, e che l’iniziativa della riconciliazione spetta sempre alla parte offesa. A chi gli chiedeva se i cattolici e i protestanti sarebbero entrati nel regno di Dio, lui rispondeva: “Né i cattolici, né i protestanti, né gli ortodossi entreranno nel regno di Dio, ma vi entreranno coloro che saranno nuove creature in Cristo Gesù”.
Alla riconciliazione tra le chiese è stata dedicata anche l’ultima relazione della mattinata, quella del Metropolita Maximos di Sylivrias (Patriarcato ecumenico di Costantinopoli) che ha parlato del Tomos agapis, il volume che raccoglie tutti i testi scambiati nel corso del cosiddetto “dialogo della carità” tra papa Paolo VI e il patriarca ecumenico Athenagoras: è una straordinaria testimonianza di come lo Spirito santo ha potuto (e può ancora) condurre le chiese da una situazione di isolamento e di autosufficienza alla riscoperta della comunione reciproca e della loro qualità di “chiese sorelle”; e tutto questo trasmette al moderno mondo individualista un messaggio estremamente attuale.
Il pomeriggio è stato interamente dedicato a una tavola rotonda sul tema “Misericordia e perdono tra le chiese”. La discussione è stata moderata da Krastu Banev, giovane teologo di origine bulgara e ora professore all’università di Durham (Inghilterra). Hanno partecipato l’arcivescovo cattolico Antonio Mennini (nunzio apostolico del Regno Unito), il Metropolita Filaret di Leopoli (Ucraina, Patriarcato di Mosca), p. Adam Makarian (Armenia, Patriarcato di Etchmiazin) e il noto teologo greco Christos Yannaras (Atene). Dopo circa un’ora di scambio di idee tra i partecipanti alla tavola rotonda, in cui sono stati toccati i temi della riconciliazione, della purificazione della memoria, del ruolo della storia nella divisione tra le chiese e nell’attuale dialogo ecumenico, e dell’educazione delle future generazioni, la discussione è stata estesa a tutto il pubblico presente in sala.
Il Metropolita Seraphim di Angola e Zimbabwe (Patriarcato greco-ortodosso di Alessandria) con il suo intervento ha espresso un’idea sintetica e conclusiva della discussione: “Non siamo venuti qui per promettere di migliorare qualcosa. Il nostro compito è semplicemente promuovere la parola del vangelo, e il ruolo fondamentale che in esso hanno il perdono e la misericordia”.