4 giugno

LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (27 bašans/genbot):
Lazzaro, amico di Gesù (chiesa copta)

LUTERANI:
Morando (+ 1115), evangelizzatore in Alsazia meridionale

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Metrofane (+ ca 326), arcivescovo di Costantinopoli
Giovanni Vladimiro (+ 1015), martire (chiesa serba)

3 giugno

LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Martiri dell'Uganda (+ 1886)

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Carlo Lwanga e compagni, martiri dell'Uganda (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (26 bašans/genbot):
Tommaso, apostolo (chiesa copta)

LUTERANI:
Hudson Taylor (+ 1905), evangelizzatore in Cina

MARONITI:
Lucilliano (III sec.), martire
Paola di Nicomedia (III sec.), martire
Martiri dell'Uganda

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Lucilliano e i suoi figli, martiri
Paola di Nicomedia, martire
Costantino, Michele e Teodoro di Murom (+ 1129), taumaturghi (chiesa russa)

SIRO-ORIENTALI:
Daniele il Medico (IV sec.)
Iso'yāb bar Qusre (VI sec.), monaco (chiesa assira)

VETEROCATTOLICI:
Clotilde (+ 544), regina

2 giugno

Martiri di Lione (II sec.)

Il martirologio romano ricorda oggi Potino, Blandina e compagni martiri di Lione, la cui Passio è attribuita a Ireneo, successore dello stesso Potino sulla cattedra episcopale di quella città.
Numerosi furono i cristiani vittime delle persecuzioni messe in atto sotto l'imperatore Marco Aurelio. Particolarmente rilevanti furono le sevizie subite dai cristiani delle diocesi galliche di Vienne e di Lione. Contro di essi, dai vescovi fino ai catecumeni, le autorità aizzarono un tale odio popolare da provocare ripetuti linciaggi e azioni tese a far loro rinnegare la propria fede.
Molti morirono in prigione a causa dei maltrattamenti, in particolare l'anziano vescovo Potino di Lione. Il coraggio dei primi confessori suscitò tuttavia l'effetto opposto rispetto a quello che si attendevano i persecutori: anche diversi cristiani che dapprima avevano abiurato ritrovarono la forza per confessare apertamente la loro appartenenza a Cristo.
Fra i martiri di Lione, Ireneo ricorda in modo particolarmente affettuoso lo straordinario coraggio della giovane schiava Blandina, di cui Eusebio dirà in seguito che «gli stessi gentili confessarono che mai, in mezzo a loro, una donna aveva sopportato così numerosi e duri tormenti».


TRACCE DI LETTURA

A tal segno si fecero emulatori e imitatori di Cristo - il quale, partecipando della natura divina, non considerò questa sua eguaglianza come rapina - che, pur partecipando di tanta gloria e avendo non una né due ma più volte reso testimonianza, anche venendo portati via dall'arena dopo ripetute esposizioni alle fiere, coperti di ustioni e lividure e ferite, essi non si proclamarono martiri né ci permisero di chiamarli così, ma anzi, se mai qualcuno di noi in una lettera o parlando li definiva tali, lo rimproveravano aspramente. Volentieri infatti cedevano l'appellativo esclusivo di martire a Cristo, testimone fedele e veritiero e primo nato dai morti e iniziatore della vita in Dio.

(Atti dei martiri di Lione 2,1-3).


PREGHIERA

Signore, tu hai donato
a coloro che furono la primizia della nostra fede,
a Potino, Blandina e ai loro compagni,
di affermare fino alla morte
la loro gioia d'essere cristiani;
rendici degni di conoscerti sempre di più,
affinché seguendo il loro esempio,
possiamo testimoniare con il bene
che faremo la potenza del tuo amore.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE

1Te 2,1-14; Lc 21,12-19


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Marcellino e Pietro (+ 305 ca), martiri (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (25 bašans/genbot):
Colluto (III-IV sec.), martire (chiesa copta)
Takala Egzi'ena, monaco (chiesa etiopica)

LUTERANI:
Blandina, martire a Lione
Friedrich Oberlin (+ 1826), parroco e benefattore in Alsazia

MARONITI:
I 4 evangelisti

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Niceforo il Confessore (+ 829), arcivescovo di Costantinopoli
Ritrovamento delle reliquie di Alessio (1431), metropolita di Mosca (chiesa russa)
Stefano di Piper (+ 1697), (chiesa serba)
Giovanni il Nuovo di Suceava (XIII-XIV sec.), martire (chiesa romena)

1 giugno

Giustino (+ 165 ca)
martire

Attorno all'anno 165, sotto l'imperatore Marco Aurelio, muore martire assieme a sei compagni Giustino, ricordato nella tradizione antica come «il Filosofo».
Nativo di Flavia Neapolis, l'antica Sichem, Giustino era di famiglia pagana. Egli ricevette un'educazione raffinata nell'ambiente ellenistico del suo tempo, e cercò la risposta ai suoi più profondi interrogativi esistenziali aderendo a diverse scuole filosofiche, senza tuttavia trovare la pace a cui anelava.
La sua vita cominciò a cambiare quando egli incontrò gli scritti dell'Antico Testamento, verosimilmente nell'interpretazione datane dai maestri ebrei di quell'epoca. Attraverso le Scritture ebraiche, Giustino approdò al cristianesimo, probabilmente a Efeso. Decisiva per la sua adesione alla fede cristiana fu la testimonianza di tutti coloro che per Cristo erano disposti a dare la vita fino al martirio.
A Efeso egli decise di vestire il pallio dei filosofi e di iniziare un ministero di predicazione itinerante di quella che era ormai per lui «la vera filosofia». Giunto a Roma sotto Antonino Pio, vi fondò una scuola per diffondere il cristianesimo.
Giustino passò alla storia per la passione e la coerenza con cui difese la fede cristiana dalle accuse dei detrattori. Ciò non gli impedì tuttavia di riconoscere i semi del Verbo presenti al di là dei confini della chiesa visibile, e in tal modo radicò l'annuncio della novità cristiana nella sapienza dei filosofi pagani e dei profeti di Israele.
Giustino morì in un luogo imprecisato, per essersi rifiutato di sacrificare agli dei, dopo aver raggiunto, non senza affrontare molte prove, quella serenità che era stata il fine di tutta la sua ricerca filosofica.


TRACCE DI LETTURA

Noi affermiamo che Cristo è nato centocinquant'anni fa sotto Cirino, e ci insegnò quello che noi diciamo, qualche tempo dopo, sotto Ponzio Pilato. Nessuno obietti che tutti gli uomini che vissero prima sarebbero irresponsabili.
Ci è stato insegnato che Cristo è il primogenito di Dio, e abbiamo dimostrato che egli è il Verbo di cui fu partecipe tutto il genere umano. Coloro che vissero secondo il Verbo sono cristiani, anche se furono giudicati atei, come tra i greci Socrate ed Eraclito, e tra i barbari Abramo, Anania, Azaria e Misaele e molti altri. Quanti sono vissuti e vivono secondo il Verbo, sono cristiani, e sono impavidi e imperturbabili.

(Giustino, Apologie 1,46,1-4)


PREGHIERA

O Dio nostro redentore,
che attraverso la follia della croce
hai insegnato al tuo martire Giustino
la sovraeminente conoscenza di Gesù Cristo,
allontana da noi ogni sorta di errore,
affinché anche noi possiamo
essere radicati saldamente nella fede,
e possiamo far conoscere a ogni popolo il tuo Nome.
Attraverso Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE
1Mac 2,15-22; 1Cor 1,18-25; Gv 15,18-21


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Giustino, martire a Roma

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Giustino, martire (calendario romano e ambrosiano)
Eulogio, vescovo, e Leocrizia di Cordova, vergine, martiri (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (24 bašans/genbot):
Entrata di Cristo in Egitto (chiesa copta)

LUTERANI:
Giustino, martire a Roma

MARONITI:
Giustino, martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Giustino il Filosofo e compagni, martiri
Demetrio Donskoj (+ 1389), principe di Mosca (chiesa russa)
Onofrio di Kursk (+ 1938) e i nuovi martiri della Slobodskaja Ucraina (chiesa ucraina)

VETEROCATTOLICI:
Giustino, martire

31 luglio

Ignazio di Loyola (1491-1556),
presbitero

Nel 1556 muore a Roma Ignazio di Loyola, presbitero e fondatore della Compagnia di Gesù.
Nato nel 1491 da una nobile famiglia basca, Iñigo Lopez de Loyola ricevette un'educazione cavalleresca e adatta a una vita di corte. Ferito a una gamba a trent'anni nell'assedio della città di Pamplona e costretto a una lunga convalescenza, egli rimase conquistato dalla lettura delle vite di Cristo e della Leggenda aurea di Jacopo da Varagine. Decise allora di iniziare un lungo cammino per discernere la volontà di Dio sulla sua vita.
Frutto di queste sue prime esperienze e dell'anno di solitudine e preghiera passato a Manresa sarà il libro degli Esercizi spirituali, grazie al quale Ignazio renderà accessibile ad altri l'itinerario di discernimento che per primo aveva percorso.
Illuminato da una profonda vita interiore, egli volle intraprendere un cammino di spoliazione e di povertà per amore di Cristo, itinerario che iniziò assieme a una piccola comunità di fratelli destinata all'annuncio del vangelo e al servizio del bene spirituale degli uomini.
Uomo sempre teso ad armonizzare il divino e l'umano, l'invocazione dello Spirito nella preghiera e la concreta fatica della carità, Ignazio diede vita nel 1540, assieme ai primi compagni, alla Compagnia di Gesù: «poveri preti pellegrini», disposti ad andare in tutto il mondo a diffondere la chiamata alla santità che Dio rivolge a ogni uomo. La sua forma di vita religiosa si è rivelata nei secoli tra le più feconde e lungimiranti della chiesa d'occidente.


TRACCE DI LETTURA

Con l'espressione «esercizi spirituali» si intende ogni modo di esaminare la coscienza, meditare, contemplare, pregare vocalmente e mentalmente, e altre operazioni spirituali. Come infatti il passeggiare, il camminare e il correre sono esercizi corporali, così si chiamano «esercizi spirituali» tutti i modi di preparare e disporre l'anima a liberarsi di tutti gli affetti disordinati e, una volta eliminati, a cercare e trovare la volontà divina nell'organizzazione della propria vita per la salvezza dell'anima.
(Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, Prima annotazione).


PREGHIERA

Dio del cielo e della terra,
tu hai suscitato a tua sola gloria Ignazio di Loyola
perché predicasse il tuo vangelo in povertà,
nell'ardua missione tra le genti:
concedi a noi di vivere nella povertà e nell'obbedienza
per testimoniare agli uomini quale unico nostro Signore
tuo Figlio Gesù Cristo,
benedetto nei secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE

1Cor 10,31-11,1; Lc 14,25-33


Bartolomé de Las Casas (1474-1566)
pastore

Nel 1566 si spegne a Valladolid Bartolomé de Las Casas, passato alla storia come «il difensore degli indios».
Nato a Siviglia nel 1474, nel 1502 egli venne portato dal padre, compagno di viaggio di Cristoforo Colombo, nell'azienda agricola che il genitore aveva avviato ad Haiti, su un terreno assegnato dal papa di Roma alla corona di Spagna per l'evangelizzazione del Nuovo Mondo.
Bartolomé aveva frequentato i domenicani di Salamanca; conosceva bene i testi profetici e sapienziali della Scrittura che denunciano le ingiustizie e le iniquità perpetrate dai potenti. Colpito dal durissimo trattamento riservato agli indigeni, decise di restituire la libertà a tutti i «suoi indiani» che erano stati ridotti in schiavitù con il pretesto di evangelizzarli. Iniziò così un'opera di annuncio libero, povero e pacifico del vangelo che porterà avanti per tutta la vita.
Nel 1522 Bartolomé entrò dai domenicani e approfittò del tempo di formazione trascorso ad Haiti per scrivere opere teologiche e giuridiche a sostegno della sua visione evangelica degli indios. Nominato nel 1453 vescovo di Las Casas, nel Chiapas, dopo quattro anni egli fece ritorno in Spagna, dove continuò a combattere con la parola e con gli scritti l'oppressione nel Nuovo Mondo e tutte le teorie che miravano a far concordare il vangelo con la possibilità di una «guerra giusta».
Egli morì dopo aver visto almeno in parte un cambiamento nell'atteggiamento della chiesa cattolica riguardo alla schiavitù e ai metodi da impiegare nelle missioni in terra d'America.


TRACCE DI LETTURA

L'ottavo rimedio che propongo ai problemi delle Indie, è che vostra maestà ordini, mediante una legge e una costituzione inviolabili, che tutti gli indiani delle Indie siano incorporati alla Corona reale e non possano mai essere alienati né «dati in commenda».
Qual è quell'insensato che ha potuto concepire un'invenzione così ipocrita, così condannabile e nefasta: dissimulare sotto belle apparenze questa tirannide imperiosa e crudele costituita dalla brama dell'oro e, al fine di soddisfare coloro che ne sono preda, dare loro il diritto di insegnare la fede (proprio loro che non ne sanno nulla!), e consegnare in questo modo a tali uomini degli innocenti a cui essi succhieranno, assieme al sangue, tutte le ricchezze? Non è forse come se si affidasse la cura delle proprie pecore a dei lupi affamati?
(Bartolomé de Las Casas, Ottavo rimedio 69-77)


PREGHIERA

Dio misericordioso,
tu soffri accanto a tutti coloro che hai creato,
e l'intera tua creazione è avvolta dal tuo amore:
aiutaci a rimanere saldi nella verità, a lottare contro la povertà
e a condividere il tuo amore con chi ci sta accanto;
saremo allora, come il tuo servo Bartolomé de Las Casas, strumenti della tua pace.
Attraverso Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE

Is 58,6-11; 1Gv 3,14-18; Mt 25,31-46


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Ignazio di Loyola, presbitero (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (24 abīb/ḥamlē):
Abba Anūb di Alessandria (III sec.), martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Bartolomé de Las Casas, padre degli indios del Sudamerica

MARONITI:
Monaci di San Marone (+ 517), martiri

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Eudocimo il Giusto (IX sec.)
Vigilia della processione della preziosa e vivificante Croce
Cosma Ieromonaco (XVIII sec.; Chiesa georgiana)

SIRO-ORIENTALI:
Ṣlemun il Piangente (VIII sec.), vescovo

VETEROCATTOLICI:
Germano di Auxerre (+ 448), vescovo

30 luglio

Abele il Giusto e i testimoni pagani di Dio,
giusti tra le genti

Fin dagli inizi dell'epoca neotestamentaria, Gesù e i suoi discepoli hanno chiamato Abele, non appartenente né all'ebraismo né al cristianesimo, «il giusto».
A partire da allora la chiesa non ha cessato di vedere rappresentati in lui tutti coloro che hanno conosciuto il vero Dio attraverso la sua provvidenza nel mondo e la luce interiore posta nella coscienza di ogni uomo. Abele è così il primo testimone della possibilità riservata ai pagani di poter essere oggetto dell'elezione che Dio ha compiuto per amore, fin dall'inizio della storia, di alcuni uomini affinché tutti ricevessero la vita.
Abele è giusto perché eletto, ed eletto per testimoniare l'amore di Dio con il dono totale di sé. È infatti grazie al suo sangue, versato come quello dell'agnello che egli stesso aveva offerto a Dio e nel quale la liturgia romana vede prefigurato il sacrificio di Cristo, che fin dall'inizio della storia, accanto alla presenza del male è già presente in mezzo agli uomini la possibilità della vittoria del bene.
Sebbene Abele non sia un personaggio storico, la tradizione ha visto in lui un simbolo della sovrana libertà di Dio, che sceglie i suoi testimoni anche al di fuori dell'alleanza abramica, per poter raggiungere ogni uomo attraverso l'unica realtà che salva, il mistero pasquale del Cristo suo Figlio.
Abele è ricordato nella chiesa etiopica il 2 del mese di ṭerr.


TRACCE DI LETTURA

Il cristiano, associato al mistero pasquale, come si assimila alla morte di Cristo, così anche andrà incontro alla resurrezione confortato dalla speranza.
E ciò non vale solamente per i cristiani, ma anche per tutti gli uomini di buona volontà. Cristo, infatti, è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, con il mistero pasquale (Gaudium et spes 22).

L'azione del Verbo si rivela in ogni mente umana, dalle origini del mondo. Giustino non esita a ravvisare dei discepoli del Verbo e dei santi nei pagani che hanno aderito a questa rivelazione, conformandovi la propria condotta.
Quanti uomini nel mondo pagano hanno aderito a tale rivelazione? Questo è il segreto di Dio. Bastava per il nostro scopo che la Scrittura ci dicesse che alcuni l'hanno fatto pienamente per autorizzarci a parlare dei santi dell'alleanza cosmica.
(J. Daniélou, I santi pagani dell'Antico Testamento)


William Penn (1644-1718)
testimone

Il 30 luglio del 1718 muore William Penn, una delle massime figure del quaccherismo inglese.
William era nato nel 1644 a Wanstead, nel Sussex, in ambiente marcatamente puritano. Dopo aver conosciuto la «Società degli amici» (i quaccheri) attraverso la predicazione di Thomas Loe, egli subì diverse peripezie per il desiderio che manifestava di aggregarsi al loro movimento, testimone di una Parola capace di contestare in modo radicale, sebbene con mezzi pacifici, la vita sociale della nascente società industriale nonché delle istituzioni ecclesiastiche dell'epoca.
Divenuto quacchero con convinzione, grazie alla sua cultura Penn seppe dare un impulso profondo a quel ricentramento sul kerygma evangelico di cui il quaccherismo aveva avuto bisogno sin dai suoi inizi.
Uomo di grande pace interiore perché reso mite dalle umiliazioni sopportate nella fede, difensore estremo della libertà di coscienza e dell'uguaglianza fra gli uomini, William Penn coronò almeno in parte il suo sogno di una società più libera e solidale acquistando, popolando e organizzando in America del Nord quello che sarà chiamato lo stato della Pennsylvania, che significativamente avrà come capitale Filadelfia. Egli lo volle sprovvisto di esercito e aperto al dialogo con le tribù indiane presenti nei suoi confini.
William Penn morì all'età di settantaquattro anni.


TRACCE DI LETTURA

La croce deve intervenire là dov'è il peccato. Certuni penseranno che la vita claustrale sia una croce riccamente adorna di meriti ma, per quanto meritoria la si dica, la vita del chiostro è innaturale. La croce di Cristo è di un altro genere. Coloro che la portano non sono incatenati come belve sul punto di mordere, né rinchiusi come criminali di cui si teme che evadano... Gesù non si è chiuso in convento. Egli ha percorso monti, giardini, rive di laghi, città e villaggi. E anche il cristiano dev'essere libero e senza costrizioni.
La vera pietà religiosa non allontana gli uomini dal mondo, ma li rende capaci di vivervi meglio e suscita in loro degli sforzi per migliorarlo.
(W. Penn, Niente croce, niente corona).


William Wilberforce (1759-1833)
testimone

Nel 1833 muore a Londra William Wilberforce, uomo politico e animatore del movimento missionario inglese.
William, che era nato a Hull nel 1759, divenuto parlamentare nel 1780 e assunti incarichi di prestigio in giovanissima età, accettò nel 1787 di sostenere in parlamento la mozione sull'abolizione della schiavitù, due anni dopo essersi convertito al movimento evangelicale. La lotta contro il commercio umano degli schiavi diventò così il suo principale impegno fino al 1807, quando entrambi i rami del parlamento inglese approvarono una legge che sanciva la fine della schiavitù nei territori britannici.
Ma la testimonianza di Wilberforce continuò fino alla fine della sua vita, come instancabile promotore delle missioni in India e tra gli schiavi riscattati, e come fondatore della Società Biblica nel proprio paese.
I suoi tre figli furono fra le personalità di maggior rilievo spirituale nella chiesa inglese del XIX secolo.


TRACCE DI LETTURA

Signori, non è la politica il principio che mi muove, e non mi vergogno a dirlo. Vi è un principio al di sopra di ogni realtà politica, e quando mi trovo a riflettere sul comando che dice: «Tu non ucciderai», credendolo di autorità divina, come potrei formulare un qualsiasi ragionamento della mia mente che osi contraddirlo?
(W. Wilberforce, Discorsi alla Casa dei Comuni )


PREGHIERA

Signore, nostro liberatore,
tu hai inviato il tuo Figlio Gesù Cristo
per liberare il tuo popolo dalla schiavitù del peccato:
fa' che, come il tuo servo William Wilberforce
lottò contro il peccato della schiavitù,
anche noi possiamo portare a tutti la nostra compassione
lavorando per la libertà di tutti i figli di Dio.
Attraverso Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE

Gb 31,16-23; Gal 3,26-29; 4,6-7; Lc 4,16-21


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
William Wilberforce, riformatore sociale

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Pietro Crisologo (+ 450), vescovo e dottore della chiesa (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (23 abīb/ḥamlē):
Longino il Centurione (I sec.), martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
William Penn, padre dei quaccheri in Inghilterra
August Vilmar (+ 1868), teologo in Assia

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Sila, Silvano, Epeneto, Crescente e Andronico (I sec.), apostoli

SIRO-OCCIDENTALI:
Gregorio Bar Hebraeus (+ 1286), monaco

29 luglio

Leggi tutto: 29 luglio

Marta, Maria e Lazzaro amici e ospiti del Signore,
tes
timoni

Nel calendario monastico occidentale si ricordano oggi Marta, Maria e Lazzaro, «amici e ospiti del Signore».
«Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro» (Gv 11,5): accanto agli uomini e alle donne che lo avevano seguito nella sua predicazione, gli evangelisti ricordano questi amici del Signore che lo accolsero nella loro casa e furono particolarmente associati al mistero della sua morte e resurrezione.
Marta accoglie Gesù e si mette a servire colui che era venuto nel mondo per servire e dare l'esempio di un amore «fino alla fine».
Maria di Betania è presentata dai vangeli come preoccupata solo di accogliere la presenza del Signore e di custodirne la Parola; secondo Giovanni è lei a cospargere di olio profumato il Cristo e ad asciugargli i piedi con i propri capelli, anticipando profeticamente l'unzione del corpo di Gesù per la sepoltura.
Lazzaro è l'amico che Gesù tanto amava e che richiama in vita proprio mentre si accinge a deporre la propria vita, offrendo così in quest'ultimo segno una profezia della resurrezione.
Marta, Maria e Lazzaro diedero il conforto dell'amicizia e un luogo di riposo al Figlio dell'uomo che non aveva una pietra su cui posare il capo. I monaci, da sempre attenti a riconoscere e servire il Cristo presente nell'ospite, festeggiano in loro gli ascoltatori della Parola che hanno saputo vivere l'intimità e la comunione con il Signore, fino a scorgere in quel Gesù che bussava alla loro porta il Messia che li avrebbe accolti nella dimora del Padre.


TRACCE DI LETTURA

Forse ai padri è sfuggito qualcosa: l'umanità così semplice di Gesù. Ripensiamo al vangelo di Marta e di Maria: «Ora, Gesù amava Marta, e sua sorella, e Lazzaro». Gli piaceva andarsi a riposare presso i suoi amici.
Scoprire l'amicizia di Cristo per noi significa anche scoprirci fratelli. Ma che Cristo abbia avuto amici speciali, che abbia manifestato delle predilezioni, non significa che ami meno qualcun altro. E' per ognuno di noi, in segreto, che ha una predilezione. Da ciò deriva, mi sembra, un principio fondamentale della vita spirituale: non bisogna fare paragoni. Ogni uomo è fuori misura. Chi può misurare l'uomo se non l'amore, che per l'appunto non misura mai? L'uomo non è suscettibile di confronti. Cristo non fa paragoni, ama ciascuno senza misura. Ricordiamolo bene, quando ci accostiamo agli uomini.
(Athenagoras, Dialoghi con Olivier Clément)


PREGHIERA

Signore nostro Dio,
nella casa di Betania
hai fatto gustare a tuo Figlio Gesù
l'amicizia di Lazzaro,
l'ospitale accoglienza di Marta
e l'adorante silenzio dell'ascolto di Maria:
concedici di condividere con te i nostri affetti,
di servire con amore i nostri fratelli,
immergendoci sempre di più
nella contemplazione della tua Parola.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE

Gen 18,1-8; Lc 10,38-42


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI
Maria, Marta e Lazzaro, compagni di nostro Signore

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Marta (calendario romano e ambrosiano)
Marta, Maria e Lazzaro, ospiti del Signore (calendario monastico)

COPTI ED ETIOPICI (22 abīb/ḥamlē):
Macario figlio di Basilide (III-IV sec.), martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Olaf il Santo (+ 1030), sostenitore del cristianesimo in Norvegia

MARONITI:
Marta, sorella di Lazzaro

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Callinico di Gangra (III-IV sec.), martire
Teodota di Nicea e i suoi 3 figli (+ 304), martiri

VETEROCATTOLICI:
Marta, Maria e Lazzaro