3 agosto

Rashi (1040-1105)
giusto d'Israele

Nel 1105, il 29 di tammuz secondo il calendario ebraico, muore a Troyes, dopo aver scritto la parola «pur,» Rashi, uno dei più grandi commentatori medievali della Bibbia e del Talmud.
Rabbi Shelomò ben Jizchaq - da cui l'acronimo Rashi - era nato a Troyes nel 1040, in una famiglia di dotti talmudisti. Dopo aver studiato presso le accademie rabbiniche di Worms e di Magonza, egli fece ritorno a Troyes e trovò lavoro presso un'azienda vinicola ebraica. Dal felice connubio tra la sua vasta cultura e l'amore per la terra e per le realtà semplici e umane, Rashi trasse l'ispirazione per dedicarsi alla stesura di splendidi commenti alle Scritture ebraiche e ai testi talmudici. In un linguaggio semplice e profondo, egli si adoperò con tutto se stesso per chiarirne i passi oscuri, e di lui i posteri diranno giustamente che «senza Rashi Israele avrebbe perduto la possibilità di comprendere il Talmud babilonese». Attorno al 1070, Rashi diede vita a una propria jeshivà (accademia di studio), alla quale accorsero discepoli da ogni parte della Francia. Supremo assertore della verità e uomo di estrema coerenza morale, egli seppe insegnare al tempo stesso con ogni suo gesto e parola l'umiltà e la comprensione per le debolezze umane. I suoi commenti troveranno favorevole accoglienza anche presso gli esegeti cristiani dei secoli successivi, grati al maestro di Troyes per la luce gettata dalle sue parole sulla loro comprensione del Primo Testamento.
Rashi morì a Troyes, a pochi anni dai massacri di ebrei commessi dai partecipanti alla prima crociata, di cui aveva predetto il fallimento.


TRACCE DI LETTURA

Io ritengo che Salomone abbia visto, in Spirito santo, che in futuro i figli di Israele avrebbero subito esilio dopo esilio, distruzione dopo distruzione, e che durante questo esilio avrebbero rimpianto la loro gloria di un tempo, e avrebbero ricordato l'affetto di una volta, quando erano il suo tesoro personale fra tutti i popoli, così da dire: «Mi leverò per ritornare al mio primo marito, perché era meglio per me allora di adesso». E avrebbero ricordato i suoi favori, e tutta la loro infedeltà, e i beni che egli promise di dare loro alla fine dei giorni.
Per questo Salomone ha composto questo libro, sotto ispirazione dello Spirito santo, attraverso l'immagine di una donna avvolta nella vedovanza di un marito vivente, che ha il desiderio del marito, «che si stringe al suo amato», che rammenta l'amore della sua giovinezza per lui. Anche il suo amato si affligge dell'afflizione di lei, e rammenta i favori della sua giovinezza, la grazia della sua bellezza e l'integrità del suo comportamento, per cui si è legato a lei con un amore forte, manifestandole così che non di sua volontà l'ha afflitta e che il suo ripudio non è vero ripudio, perché essa è ancora sua moglie ed egli suo marito, e tornerà ancora da lei.
(Rashi,  Prologo del Commento al Cantico dei cantici).


LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (27 abīb/ḥamlē):
Abamon di Alessandria (III sec.), martire (Chiesa copto-ortodossa)
Masqal Kebrā (XIII sec.), regina (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Josua Stegmann (+ 1623), poeta a Schaumburg

MARONITI:
David (XI-X sec. a.C.), profeta

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Isacco, Fausto e Dalmazio di Costantinopoli (IV-V sec.), igumeni

VETEROCATTOLICI:
Lidia (I sec.), confessora

2 agosto

Frumenzio (Abbā sālāma, IV sec.)
pastore

La chiesa etiopica il 26 del mese  di ḥamlē, corrispondente al 20 luglio del calendario giuliano e al 2 agosto di quello gregoriano, ricorda il vescovo Frumenzio.
Soprannominato in etiopico «Abbā Sālāma», che significa "padre della pace", e ancora «Kaśāta berhān» ("rivelatore della luce"), Frumenzio fu il primo vescovo di Axum e contribuì in modo decisivo alla diffusione del cristianesimo presso gli etiopi. La vicenda della sua vita ci è riportata da Rufino di Aquileia il quale la conobbe attraverso il fratello di Frumenzio, Edesio, che era stato compagno di prigionia del santo in Etiopia. Frumenzio visse nel IV secolo ed era originario di Tiro. Discepolo di un filosofo della corte di Costantino, mentre tornava con il suo maestro e con il fratello Edesio da un viaggio in India, Frumenzio sbarcò sulla costa orientale dell'Etiopia, nei pressi di Massaua. Qui l'intero equipaggio con cui viaggiava fu massacrato, ma il futuro illuminatore dell'Etiopia ed Edesio furono risparmiati, e anzi fecero carriera alla corte del re di Axum. Raggiunta l'età adulta, Frumenzio ottenne il permesso di recarsi ad Alessandria da Atanasio il Grande, il quale lo consacrò primo vescovo dell'Etiopia per estendere e rafforzare il cristianesimo in quelle terre. Fu molto probabilmente grazie al suo ministero episcopale che avvenne la conversione di un gran numero di abitanti dell'Etiopia alla fede cristiana.


TRACCE DI LETTURA

Frumenzio ragguagliò Atanasio narrando interamente come si erano svolti i fatti, poiché non riteneva giusto nascondere nel silenzio l'opera del Signore. Egli insistette perché fosse scelto qualche uomo degno da inviare in qualità di vescovo, poiché in quel territorio già si radunavano insieme i cristiani in gran numero ed erano già state costruite delle chiese. Fu allora che Atanasio, da poco asceso all'episcopato, si pose a considerare attentamente e favorevolmente le parole e l'operato di Frumenzio. Radunato il consiglio dei suoi vescovi, prese a dire: «Quale altra persona potremo noi trovare, nella quale, come in te, sia lo Spirito di Dio, e sia in grado di condurre a termine quest'opera?». E così, dopo averlo consacrato vescovo, gli diede l'ordine di ritornare con la grazia del Signore nel paese da cui era partito.
(Rufino di Aquileia, Storia della chiesa 1,9)


PREGHIERA

Salve a te, Salāmā,
mandato per rivelare l'insegnamento nascosto,
nel tempo in cui esso si diffuse in tutta l'Abissinia
come luce mattutina.
Della tua luce soave
e della tua dolce bellezza fino ad oggi
si rallegra ed esulta quella terra!

 

LETTURE BIBLICHE

1Ti 6,3ss.; 1Gv 2,1ss.; At 5,28ss.; Mt 1,18ss.


 LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Eusebio di Vercelli, vescovo (calendario romano e ambrosiano)
Centolla ed Elena, vergini e martiri (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (26 abīb/ḥamlē):
Giuseppe il Giusto, protettore di Maria e di Gesù (vedi al 19 marzo)
Abbā Salāmā, vescovo (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Christoph Blumhardt (+ 1919), testimone della fede nel Württemberg

MARONITI:
Ritrovamento delle reliquie di Stefano, primo martire (vedi al 26 dicembre)
Alfonso Maria de' Liguori (+ 1787), vescovo

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Traslazione delle reliquie di Stefano (428), primo martire e arcidiacono
Salome (XIII sec.), martire (Chiesa georgiana)

SIRO-OCCIDENTALI:
Aḥūdemmeh (+ 575), catholicos

1 agosto

Leggi tutto: 1 agosto

Eusebio di Vercelli (+ 371)
pastore

Nato in Sardegna all'inizio del IV secolo, Eusebio fu educato a Roma, dove venne ordinato lettore, e poi inviato a Vercelli per prendersi cura dei cristiani di quella città. Acclamato dopo breve tempo vescovo dalla popolazione locale, nel 345 fu consacrato da papa Giulio I primo pastore di quella chiesa che comprendeva allora larga parte del territorio piemontese.
Uomo sapiente e instancabile oratore dalla parola efficace, Eusebio diffuse e consolidò il cristianesimo tra le popolazioni delle regioni subalpine. Ispirandosi alla nascente tradizione monastica, egli fu il primo a introdurre in occidente la vita cenobitica per tutti i suoi collaboratori, riunendo i presbiteri della sua diocesi nel cenobio di Vercelli e offrendo loro una disciplina fatta di lavoro, studio e preghiera. Nel suo cenobio si formarono così i vescovi di molte altre diocesi dell'Italia settentrionale. Incrollabile difensore della fede di Nicea e del patriarca Atanasio di Alessandria, Eusebio non temette di affrontare l'imperatore Costanzo e l'ira degli ariani; pagò però la sua fermezza con l'esilio, prima in Palestina, e poi in Cappadocia e nella Tebaide, giungendo alle soglie della morte violenta; per questo la chiesa gli ha da sempre riconosciuto il titolo di martire.
Tornato a Vercelli nel 363, Eusebio collaborò fino alla morte con Ilario di Poitiers per ristabilire la fede apostolica nelle chiese piemontesi e transalpine.


TRACCE DI LETTURA

Mi rallegro, fratelli carissimi, della vostra fede, mi rallegro della salvezza che segue la fede, mi rallegro dei frutti che offrite non solo dove risiedete, ma anche a grande distanza. Come infatti l'agricoltore innesta l'albero buono che poiché produce frutti non subisce i colpi della scure e non è gettato nel fuoco, così anche noi alla vostra santità non desideriamo e non vogliamo offrire soltanto il servizio secondo la carne, ma la nostra stessa vita per la vostra salvezza.
(Eusebio di Vercelli, Lettere 2,2)


PREGHIERA

Dio nostro,
facendo memoria di Eusebio,
fondatore della chiesa locale piemontese
e difensore della fede in Cristo, uomo e Dio,
noi ti preghiamo:
illumina e fortifica i pastori della nostra chiesa
affinché con il loro ministero,
ci guidino sul cammino della verità e della santità.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE

1Gv 2,15-25 (vigilia); 2Ti 4,1-8; Mt 5,11-16


I 7 fratelli Maccabei (+ 166 a.C.)
martiri ebrei

Nel 166 a.C. vengono uccisi per ordine del re Antioco IV Epifane i sette fratelli Maccabei assieme alla loro madre, dopo che già era stato messo a morte l'anziano scriba Eleazaro, loro precettore. Con la morte essi testimoniarono la loro fedeltà alla legge del Signore e la speranza nella resurrezione dai morti.
Oltre agli ebrei, anche i primi cristiani ebbero grande ammirazione per questi martiri d'Israele, e li ritennero precursori dei martiri cristiani.
Secondo la tradizione, i Maccabei furono uccisi ad Antiochia, e il ricordo del loro martirio si diffuse rapidamente fino a essere celebrato universalmente già nel IV secolo dopo Cristo. La data odierna è quella in cui essi sono stati sempre ricordati tanto nei calendari orientali quanto in quelli occidentali.


TRACCE DI LETTURA

Ci fu in quell'epoca il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re a forza di flagelli e nerbate a cibarsi di carni suine proibite. Uno di essi, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi di indagare o di sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei nostri padri ... Ma il Re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna».
(2Mac 7,1-2.9)


PREGHIERA

Noi ti preghiamo,
Signore amico degli uomini,
per le sofferenze che i tuoi martiri
hanno sopportato per te,
di guarire anche ogni nostra sofferenza.


LETTURE BIBLICHE

Eb 11,33-40; Mt 10,16-22


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Alfonso Maria de' Liguori (+ 1787), vescovo e dottore della chiesa (calendario romano e ambrosiano)
Felice di Gerona, martire
I Maccabei, martiri (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (25 abīb/ḥamlē):
Dedicazione della chiesa di San Mercurio (Chiesa copta)
Ascensione di Enoch, profeta (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Gustav Werner (+ 1887), benefattore nel Württemberg

MARONITI:
Samona e i suoi 7 figli, martiri Maccabei

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Processione della santa e vivificante Croce a Costantinopoli
I sette fratelli Maccabei, martiri
Ritrovamento delle reliquie di Serafim di Sarov (1903) (Chiesa russa), vedi al 15 gennaio
Stefano Lazarević l'Alto (+ 1427) e la madre Milica (+ 1405) (Chiesa serba)

SIRO-OCCIDENTALI:
Samona e i suoi 7 figli, martiri Maccabei

VETEROCATTOLICI:
I 7 fratelli Maccabei e la loro madre, martiri

30 settembre

Girolamo (ca 342-420)
padre della ch
iesa e monaco

Nel 420 muore a Betlemme Girolamo, padre della chiesa e monaco. Nato in Dalmazia negli anni '40 del IV secolo, Girolamo si recò a Roma per studiare i classici latini. Nella capitale dell'impero egli conobbe la vita ascetica dell'occidente, e si recò poi in oriente per conoscere la tradizione monastica del deserto siriaco. Giunto ad Antiochia, fu ordinato presbitero, suo malgrado, dal vescovo Paolino.
Tornato a Roma, Girolamo fondò sull'Aventino un luogo di preghiera frequentato dalle donne dell'aristocrazia romana, tre delle quali, Marcella, Paola ed Eustochio, lo seguiranno in Palestina nel 385. A Roma Girolamo acquisì un profondo amore per le Scritture, che non lo abbandonerà più fino alla morte. Uomo dal carattere passionale, egli ebbe amicizie intense, come quella con Rufino di Aquileia, che non tardarono a diventare contrapposizioni altrettanto profonde quando questioni di principio si frapposero tra lui e i suoi interlocutori. Alla morte di papa Damaso, deluso da molti di coloro che aveva amato sino ad allora, Girolamo lasciò tutto e ripartì per l'oriente, alla volta di Betlemme, dove, fondato un monastero maschile e uno femminile, si dedicò alla traduzione e al commento dei libri della Scrittura. È a lui che si deve la Vulgata, il testo latino della Bibbia che fu adottato in tutto l'occidente. Ma neppure nella solitudine monastica trovò pace, poiché venne coinvolto, per la sua conoscenza allora ineguagliabile delle Scritture, nelle grandi controversie teologiche del tempo. Nei suoi scritti, e in particolare nel suo vasto epistolario, Girolamo ha lasciato alla chiesa un tesoro monumentale di insegnamenti e intuizioni sulla vita cristiana e sull'ascesi monastica, ed è ricordato giustamente come uno dei più grandi dottori della chiesa indivisa.


TRACCE DI LETTURA

Ora ti domando, carissimo fratello, se non ti pare di abitare, già qui sulla terra, nel regno dei cieli, quando si vive fra i testi della Scrittura, li si medita, non si conosce o non si cerca di conoscere nessun'altra cosa.
Non vorrei che ti fosse di danno, nella sacra Scrittura, la semplicità e - vorrei dire - la banalità delle parole. Può essere che questa stesura dipenda da difetto d'interpretazione, oppure che sia stata fatta appositamente per renderne più facile la comprensione al pubblico, per far sì che in un'unica e medesima frase, tanto l'uomo di cultura quanto l'ignorante potessero coglierne il senso secondo la propria capacità.
Da parte mia non sono così superficiale e stupido da farmi passare per uno che tutte queste cose le conosce, o che vuol cogliere in terra i frutti di quelle radici che sono piantate in cielo. Confesso però che ne ho il desiderio e che ho pure voglia di impegnarmi con tutte le mie forze per intraprendere il cammino verso tale meta.
(Girolamo, Lettera 53,10)


PREGHIERA

Dio nostro,
tu hai concesso a Girolamo
di indagare con sapienza
la santa Scrittura
e di gustare la dolcezza della tua parola:
concedi anche a noi
di saperla ascoltare, meditare e contemplare,
perché essa
è il nostro cibo quotidiano
nel pellegrinaggio verso il regno.
Per Cristo nostro unico Signore.


LETTURE BIBLICHE

2Tim 3,14-4,5; Lc 24,40-49


Gregorio l'Illuminatore (ca 260-328)
pastore

Gli antichi calendari d'oriente e d'occidente ricordano il 30 settembre Gregorio l'Illuminatore, apostolo degli armeni.
Gregorio era figlio di un principe parto, Anak, e nacque in Armenia perché il padre vi si era trasferito attorno alla metà del III secolo. In Armenia la sua famiglia, coinvolta nella congiura ordita dal re sassanide Artaserse per eliminare il re di Armenia Cosroe, fu sterminata dai figli di quest'ultimo, e Gregorio sfuggì alla morte riparando a Cesarea di Cappadocia. A Cesarea ricevette il battesimo cristiano, si sposò, ed entrò alla corte del re Tiridate, figlio di Cosroe. A motivo della sua fede cristiana e dell'appartenenza alla famiglia di Anak egli conobbe dure persecuzioni, fino a essere recluso nel carcere di Artaxata per quindici anni, dal 298 al 313.
Secondo i più antichi racconti agiografici, Gregorio guarì il re Tiridate da una grave malattia, e questi si convertì al cristianesimo. Per questo motivo, a Gregorio è attribuita tradizionalmente la conversione di gran parte dell'Armenia al cristianesimo.
Sul piano storico, è certo che Gregorio, una volta ottenuta la libertà, fu ordinato vescovo a Cesarea nel 314 dal vescovo Leonzio, e grazie all'aiuto delle chiese cappadocie riuscì a riorganizzare profondamente la vita dei cristiani armeni, portando il vangelo in territori dove non era ancora stato predicato.
Sempre secondo la tradizione, egli morì solitario, dopo essersi ritirato in una grotta vicino al villaggio di Thordan. Gli armeni ne ricordano in tre date differenti l'inizio della prigionia, la fine della prigionia e il ritrovamento delle spoglie mortali.


TRACCE DI LETTURA

L' inconoscibile venne nella carne e fu toccato e conosciuto nella carne; ed egli assunse liberamente su di sé tutte le passioni della carne, e soffrì nell'umiliazione, trovandosi in mezzo a stranieri. E senza esservi costretto da nessuno, ma per sua stessa indipendente volontà, egli portò tutto ciò, come sta scritto: «Io ho il potere di deporre la mia vita secondo il mio beneplacito, per poi riprenderla di nuovo». E nacque da una vergine e volontariamente adempì la volontà di colui che l'aveva inviato. Dice infatti: «Sono venuto a compiere la volontà del Padre mio», così da mostrare l'unica, indissolubile e indivisibile unità che regna tra di loro.
(Gli insegnamenti di san Gregorio 379-380)


PREGHIERA

Tu che sei sorto come il sole
per la vocazione donata da Cristo
e hai illuminato
la nostra terra di Armenia
con la conoscenza di Dio, Signore,
santo Gregorio,
intercedi incessantemente per le nostre anime.


LETTURE BIBLICHE

Eb 13,17-21; Mt 19,27-29


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Girolamo, traduttore delle Scritture, maestro della fede

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Girolamo, presbitero e dottore della chiesa

COPTI ED ETIOPICI (20 tūt/maskaram):
Teopista (?), reclusa (Chiesa copto-ortodossa)

LUTERANI:
Girolamo, padre della chiesa a Betlemme

MARONITI:
Gregorio, vescovo di Armenia, confessore
Fidanzamento di Maria con Giuseppe

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Gregorio della Grande Armenia, ieromartire

SIRO-ORIENTALI:
Girolamo, dottore della chiesa (Chiesa malabarese)

29 settembre

Angeli e messaggeri del Signore

Le chiese d'occidente fanno oggi memoria degli angeli e messaggeri del Signore.
Gli angeli, secondo tutta la tradizione biblica, riassunta nella Lettera agli Ebrei, «sono spiriti inviati da Dio al servizio di coloro che devono ereditare la salvezza» (Eb 1,14). A loro, nella prima come nella nuova alleanza, Dio affida il compito di trasmettere la sua volontà al popolo d'Israele o a uomini da lui prescelti per una missione particolare. Certo, Paolo ricorda che «uno solo è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini: l'uomo Cristo Gesù» (1Tm 2,5), tuttavia le chiese cristiane hanno fin da principio riconosciuto un ruolo ai messaggeri di Dio nell'economia del Verbo: nel Nuovo Testamento è agli angeli che viene affidato l'incarico di annunciare l'incarnazione del Figlio di Dio, di custodirne il cammino terreno, di proclamarne la resurrezione, di spiegame l'ascensione, di accompagnarne il ritorno glorioso. Secondo la testimonianza degli antichi testi eucaristici d'oriente e d'occidente, i messaggeri di Dio celebrano alla presenza del Signore un'ininterrotta liturgia celeste, alla quale la liturgia della chiesa sulla terra non fa che unirsi per proclamare Dio tre volte Santo.
Con gli interrogativi posti alla fede in epoca moderna, tra le diverse confessioni cristiane sono sorte divergenze di comprensione, tuttora in attesa di approfondimento, riguardo al ruolo che gli spiriti angelici rivestono nel tempo della chiesa, per vegliare su di essa e sui singoli credenti.


TRACCE DI LETTURA

La mediazione non è sostanzialmente più necessaria, là dove il Figlio ha il Padre presso di sé e dimora anzi nel seno del Padre e agisce a partire dal proprio vedere, ascoltare e toccare il Padre, in forza della propria potestà ricevuta direttamente dal Padre. E tuttavia gli angeli non possono mancare, in primo luogo perché fanno parte della gloria celeste del Figlio dell'uomo, ma in secondo luogo e soprattutto perché devono rendere visibile il carattere sociale del regno dei cieli, nel quale il cosmo dev'essere trasformato. Non deve sorgere l'impressione che il regno che il Figlio è venuto a fondare e che certamente incarna nella sua totalità (come autobasileía), sia un luogo solitario nell'assoluto. Piuttosto questo luogo in Dio, al quale devono essere condotti i redenti della terra, è fin dall'inizio «la città del Dio vivente, la Gerusalemme celeste», con le sue innumerevoli schiere di angeli, la comunità festosa dei primi nati.
(H. U. von Balthasar,  Gloria I. La percezione della forma)


PREGHIERA

Dio della luce,
tu hai affidato agli angeli
il ministero della lode continua
alla tua presenza
e li hai voluti quali tuoi messaggeri
per noi uomini:
concedi a noi,
pellegrini sulla terra,
la protezione delle creature del cielo,
perché possiamo
insieme con loro nel regno
contemplare sempre
la gloria del tuo volto.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE

Gen 28,10-19; Eb 12,18-24; Gv 1,47-51


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Michele e tutti gli angeli

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli (calendario romano e ambrosiano)
Michele, arcangelo (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (19 tūt/maskaram):
Terzo giorno della Croce gloriosa

LUTERANI:
Michele, arcangelo, e tutti gli angeli

MARONITI:
Ruhana (Ciriaco) il Cantore (+ ca 553), confessore

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Ciriaco l'Anacoreta, monaco
Cipriano di Kiev (+ 1406), vescovo (Chiesa russa)
Kukša di Odessa (+ 1961), monaco (Chiesa ucraina)

SIRO-OCCIDENTALI:
Arrivo in Egitto di Severo di Antiochia

VETEROCATTOLICI:
Michele e tutti gli angeli

28 settembre

Confucio (551-479 a.C.)
giusto tra le genti

Nel 479 a.C., nell'odierna città cinese di Qufu, muore Kong Qiu Zhongni, meglio noto con il nome latinizzato di Confucio, che in cinese significa «il maestro della famiglia Kong».
Confucio era nato nello stato di Lu, in una famiglia di alti dignitari. Entrato a far parte dei funzionari del mandarinato cinese a 17 anni, egli dedicò tutta la vita a combattere il malcostume dilagante e a ricondurre l'amministrazione dei beni pubblici alla giustizia e all'ordine, che egli riteneva qualità naturali. Confucio visse e predicò un rinnovamento della società a partire dal rinnovamento interiore di ogni persona, combattendo tutti gli idoli che allontanano l'uomo dall'amore per la rettitudine e per l'armonia con i propri simili. Sebbene fosse un credente negli dèi dei suoi padri, Confucio, a differenza di Laozi (Lao-Tze), non invocò la religione per condurre la sua opera di riformatore, ma si limitò a far uso del buon senso e della sua conoscenza profonda dell'uomo. Il suo insegnamento ebbe un impatto enorme sulla cultura cinese e permane tuttora come una delle pietre miliari della più popolosa civiltà della terra. Il suo messaggio di pace, di giustizia e di armonia nel cosmo, testimoniato coerentemente per tutta la vita, consente di annoverarlo a pieno diritto tra i giusti delle genti.


TRACCE DI LETTURA

Yan Yuan interrogò il Maestro sulla carità. «Dominare se stessi e ripristinare le forme dei principi celesti è carità», rispose Confucio. «Se per un sol giorno un uomo domina se stesso e ripristina i riti, il mondo si volge alla carità. Essere caritatevoli dipende da noi stessi, dipende forse dagli altri?».
Confucio disse: «Il saggio intende la giustizia, l'uomo volgare intende il profitto».
Confucio disse: «Quando vedete un uomo virtuoso, proponetevi di eguagliarlo; quando vedete un uomo senza virtù, esaminatevi nel vostro intimo».
Confucio disse: «Gli antichi non si lasciavano sfuggire le parole, perché si sarebbero vergognati di non raggiungerle con le azioni».
(Confucio, Dialoghi 12,279; 4,82.83.88)


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Venceslao (IX-X sec.), martire (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (18 tūt/maskaram):
Secondo giorno della Croce gloriosa
Eustazio di Ṣarābi (+ 1352), monaco (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Lioba (†782), evangelizzatrice nella valle del Tauber
Adolf Clarenbach (+ 1529), testimone fino al sangue a Colonia

MARONITI:
Caritone di Palestina (+ 350), confessore

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Caritone di Palestina, monaco e confessore
Giuseppe (XVI-XVII sec.), metropolita di Timisoara (Chiesa serba)

27 settembre

Vincenzo de Paoli (1581-1660)
presbitero

Il 27 settembre del 1660 si spegne serenamente a Parigi Vincenzo de Paoli (Vincent Depaul), fondatore della Congregazione della Missione e di una miriade di attività caritative a favore dei poveri e degli emarginati. Vincent era nato nel 1581 nel borgo rurale di Pouy, nei pressi di Dax (sud-ovest della Francia). L'infanzia di povero contadino, alla quale pure egli sembrò ribellarsi a un certo punto della sua vita, ebbe una profonda influenza sulla sua spiritualità. Avviato al sacerdozio per consentirgli di migliorare la propria condizione sociale, il giovane Vincent, ordinato presbitero a soli 19 anni, attraversò diverse peripezie prima di approdare a Parigi nel 1608. Nella capitale francese egli fu segnato dall'incontro con il cardinale de Bérulle, che lo aiutò a riscoprire la gioia profonda che deriva dalla povertà materiale e spirituale. Ritrovata la pace, Vincent fu nominato cappellano generale delle galere francesi, e soprattutto incontrò il disperato bisogno di misericordia dei poveri delle campagne. Da quel momento egli farà di tutto per recare ai poveri il lieto annuncio dell'amore senza limiti del Dio rivelato da Gesù Cristo. Per promuovere l'evangelizzazione delle campagne Vincent diede vita a «confraternite di carità» e a numerose missioni popolari. A questo scopo egli favorì la creazione di seminari maggiori per la formazione di presbiteri preparati e maturi.
Nel 1625, anche grazie all'incontro che Vincent ebbe con François de Sales, fu ufficialmente fondata la Congregazione della Missione, detta dei Vincenziani o dei Lazzaristi perché sorta attorno al priorato parigino di Saint-Lazare. Alla morte di Vincent Depaul, i lazzaristi, che per statuto continuavano a rimanere presbiteri diocesani, erano ormai più di 130, con 25 case in tutta l'Europa.


TRACCE DI LETTURA

La nostra vocazione è di andare non in una parrocchia, e neppure soltanto di visitare il territorio di una diocesi, rna di percorrere tutta la terra. E che dobbiamo fare? Trasmettere il fuoco ai cuori degli uomini, fare ciò che ha fatto il Figlio di Dio, lui che è venuto a portare il fuoco sulla terra per in- fiammarla con il suo amore. Che altro potremo perciò desiderare, se non che arda sino a consumarsi?
Dunque è ben vero che io sono inviato non solo per amare Dio, rria per farlo amare. Non mi basta amare Dio se il mio prossimo non è preso anch'egli dal suo amore.
(Vincenzo de Paoli, Ai preti della missione)


PREGHIERA

O Dio, che per il servizio dei poveri
e la formazione dei tuoi ministri
hai donato al tuo presbitero
san Vincenzo de Paoli
lo spirito degli Apostoli,
fa' che, animati dallo stesso fervore,
amiamo ciò che egli ha amato
e mettiamo in pratica i suoi insegnamenti.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE

l Co 1,26-31; Mi 25,31-46


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Vinncenzo de Paoli, fondatore della Congregazione delle missioni (Lazzaristi)

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Vincenzo de Paoli, presbitero (calendario romano e ambrosiano)

Adolfo e Giovanni di Cordova (+ ca 824), martiri (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (17 tūt/maskaram):
La Croce gloriosa

LUTERANI:
Vincenzo de Paoli, benefattore nella Francia meridionale

MARONITI:
Lino I (I sec.), papa;
(I sec.), apostolo
Cleopa

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI*:
Callistrato e i suoi 49 compagni (+ 304), martiri
Antim Ivireanul (+ 1716), vescovo e martire (Chiesa romena)
*Le chiese appartenenti al patriarcato di Gerusalemme, di Mosca, di Serbia e di Georgia, e i monasteri del monte Athos, che seguono il calendario giuliano anche per le feste a data fissa, celebrano oggi l'Universale esaltazione della Croce preziosa e vivificante.