5 settembre

sorella Maria di Campello (1875-1961)
monaca

Nel 1961 passa da questo mondo al Padre, all'età di 86 anni sorella Maria, fondatrice della comunità dell'Eremo di Campello. Nata nel 1875 a Torino, Valeria Paola Pignetti fu una donna di salute malferma, dotata di grande forza interiore e di dolcezza; fin da giovane mostrò una propensione alla solitudine contemplativa e all'apertura verso gli altri.
Entrata nel 1901 nell'istituto delle Francescane Missionarie di Maria, per diciotto anni accolse con obbedienza i servizi sempre più impegnativi che le venivano affidati. Terminata la prima guerra mondiale durante la quale aveva assistito i feriti, lasciò con il permesso dei superiori l'istituto, in cerca di «un più largo respiro».
Dopo tre anni, essa diede vita nei pressi di Campello sul Clitumno in Umbria, a una delle esperienze più limpide di vita evangelica del xx secolo, dapprima nel Rifugio San Francesco, e dal 1926 nell'Eremo francescano, sopra le fonti del Clitumno. Restaurato questo antico eremo, sorella Maria vi visse fino alla morte, assieme ad alcune compagne, con un programma fatto soltanto di preghiera, lavoro e accoglienza degli ospiti, in una tensione via via crescente alla comunione con ogni creatura.
Sorella Maria ebbe rapporti epistolari con Gandhi, Albert Schweitzer, Friedrich Heiler, Primo Mazzolari, Evelyn Underhill, Giovanni Vannucci e molti altri. A motivo della sua amicizia con Ernesto Buonaiuti, e poiché presto erano entrate a far parte della sua comunità alcune sorelle non appartenenti alla chiesa cattolica, essa fu a lungo osteggiata dall'autorità ecclesiastica, e dovette rinunciare per quasi trent'anni alla celebrazione della messa nell'Eremo di Campello.

Quando si profilò la fine dell'interdetto, Maria, secondo le sue stesse parole, era ormai oltre, prossima a quella comunione cosmica cui aveva a lungo anelato, e che poté raggiungere nel 1961, al termine di una vita di grandi sofferenze, ma all'insegna di una grande pace interiore.


TRACCE DI LETTURA

Cara Amata, occorre che io ti spieghi per quanto posso la mia attitudine verso i fratelli; affinché io ti sia chiara, in questo, come voglio essere chiara in tutto. Ogni credenza o professione religiosa d'ogni fratello rn'ispira rispetto e interessamento, non in se stessa, ma perché è del fratello, ed è come una risultante del suo temperamento, delle sue esperienze, del suo ambiente, del suo tempo.
Del tenermi lontana o vicina ai fratelli di diversa credenza, non mi sono mai preoccupata. A me preoccupa solo il debito di amore che ho verso ogni fratello.
(Sorella Maria, Lettere a Amy Turton)

Per me la chiesa è la società dei credenti. Ogni credente sincero fa parte dell'anima della chiesa; è il concerto cattolico per eccellenza. Dunque non solo con un fratello cristiano, ma con un fratello israelita o pagano, io mi sento in comunione spirituale, se egli crede e spera e ama. Con quelli poi tra i fratelli che cercano Cristo con sincerità e desiderio, io sento che «siamo un solo pane in Lui» e credo che tanto più siamo cristiani, quanto più siamo uniti; anzi è una condizione indispensabile. Ne vengono di conseguenza il rispetto scambievole, il «prevenirci con l'onore» e tutte le altre cose.
(Sorella Maria, Lettere)


LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI(30 misrā/naḥasē):
Malachia (V sec. a.C.), profeta (Chiesa copta)

LUTERANI:
Katharina Zell (+ 1562), poetessa a Strasburgo

MARONITI:
Zaccaria, padre di Giovanni il Battista
Šarbil e Bebaia di Edessa (IV sec.), martiri

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Zaccaria, profeta, padre del Precursore

4 settembre

Mosè (II mill. a.C.)
pr
ofeta

Oggi negli antichi calendari delle chiese d'oriente e d'occidente si ricorda Mosè,
amico del Signore e profeta. Così lo descrive il Siracide:

Dalla stirpe di Giacobbe il Signore /fece sorgere un uomo di pietà /che riscosse una stima universale/e fu amato da Dio e dagli uomini: Mosè il cui ricordo è benedizione...
Lo rese glorioso come i santi/e lo rese grande a timore dei nemici.
Per la sua parola fece cessare i prodigi/lo glorificò davanti al faraone; gli diede autorità sul suo popolo/e gli mostrò la sua gloria.
Lo santificò nella fedeltà e nella misericordia, lo scelse tra tutti i viventi. Gli fece udire la sua voce, lo introdusse nella nube oscura
gli diede faccia a faccia i comandamenti, legge di vita e di sapienza, perché spiegasse a Giacobbe la sua alleanza, i suoi decreti a Israele
(Sir 45,1-5).

Mosè, che la Torah chiama «amico del Signore» e «profeta», visse probabilmente nel XIII secolo a.C., e morì alle soglie della terra promessa. La Torah si chiude con il racconto della sua morte: « Mosè, servo del Signore, morì sul monte Nebo, nel paese di Moab, sulla bocca del Signore» (Dt 34,5), e commenta: «Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè, lui con il quale il Signore parlava faccia a faccia, come un uomo parla con l'amico» (Dt 34,10).
Poiché, prima di morire, Mosè aveva annunciato a Israele: «Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto» (Dt 18,15), i cristiani hanno riconosciuto in Gesù il nuovo Mosè, ovvero il profeta che ha inaugurato i tempi ultimi dando l'interpretazione messianica e definitiva della Torah.


TRACCE DI LETTURA

Nessuno, il fosco angelo caduto solo volle; portando armi mortali s'appressò al Designato. Ma con stridor di lame s'arretrò subito, riprese il volo, gridò ai cieli: Non posso!
Perché Mosè sereno, tra i folti sopraccigli, l'aveva scorto e seguitava a scrivere: parole di benedizione e l'infinito Nome. E fino all'ultima sostanza il suo occhio era limpido.
Trascinando con sé metà dei cieli calò allora il Signore, appianò il monte e in quel letto depose il vecchio. Dall'ordinata dimora chiamò l'anima, e molte rievocava tappe comuni di infinita amicizia.
Ma era stanca ormai. E riconobbe d'essere stanca l'anima compiuta. Allora lentamente il vecchio Dio chinò sul vecchio il vecchio volto. Con un bacio lo trasse nella sua età, più vecchia. E con la mano che creò il mondo il monte ricompose come gli altri della terra, ricreato, ad uomo non riconoscibile.
(R. M. Rilke, La morte di Mosè)


PREGHIERA

Dio dei nostri padri,
attraverso Mosè
hai dato a Israele la Legge, e lo hai confermato
nella benedizione e nella promessa:
concedi al tuo popolo la pace
e la gioia messianica che attende,
e fa' che presto
la sua partecipazione totale
al mistero nascosto nei secoli eterni
sia per tutti la resurrezione dai morti
in Gesù Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE

Es 3,1-15; Eb 11,23-29; Gv 5,41-47


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Birino (+ ca 650), vescovo di Dochester (Oxon), apostolo del Wessex

COPTI ED ETIOPICI (29 misrā/naḥasē):
Atanasio (III sec.), vescovo e martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Giovanni Mollio (+ 1553), testimone fino al sangue in Italia

MARONITI:
Babila di Antiochia (+ 250), martire
Mosè, profeta

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Babila, vescovo di Antiochia, ieromartire
Mosè, profeta e veggente
Gorasdo (+ 1942), vescovo di Cechia, Moravia e Slesia (Chiesa ortodossa cecoslovacca)

3 settembre

Gregorio Magno (540-604)
padre della chiesa e pastore

Gregorio nacque a Roma nel 540. Avviato a una brillante carriera politica, egli giunse a ricoprire, poco più che trentenne, la carica di prefetto della città. Ma, attratto dal desiderio di una più grande intimità con il Signore, abbandonò presto il prestigioso incarico per dare vita sul colle Celio al piccolo monastero di Sant'Andrea, di cui non vorrà mai assumere la carica di abate per poter servire Dio in umile obbedienza. Essendo tuttavia note le sue grandi qualità umane e spirituali, Gregorio fu nominato ambasciatore del papa a Costantinopoli. Anche nella capitale dell'impero d'oriente egli portò con sé un drappello di monaci con cui condividere l'ascolto e la meditazione quotidiana delle Scritture. Eletto papa alla morte di Pelagio II, Gregorio accettò come unico titolo quello di «servo dei servi di Dio», continuando a vivere, pur in mezzo ai molteplici impegni del suo nuovo ministero, con cuore semplice e povero di monaco, e servendo anzitutto gli ultimi della sua diocesi.
Vivendo in un periodo di transizione, in cui gli parve spesso di intravvedere i segni della fine imminente della storia, egli seppe far fronte con discernimento ai grandi mutamenti epocali del suo tempo, riconoscendo il ruolo emergente dei popoli barbarici e preoccupandosi di favorire il loro incontro con il vangelo, di cui rimase fino alla fine un instancabile annunciatore.
Innamorato della parola di Dio, Gregorio traspose nei suoi scritti la ricchezza della lectio divina personale e il suo amore per il monachesimo. Dobbiamo a lui l'unica biografia antica di san Benedetto, che avrà larga eco in tutto l'occidente. Gregorio morì a Roma nel 604.


TRACCE DI LETTURA

La comunità di fede è criterio ermeneutico della parola di Dio. «Spesso molte cose che nella santa Scrittura da solo non riuscivo a comprendere -dirà con coraggio Gregorio ai suoi fratelli - le ho capite quando rni sono trovato in mezzo ai miei fratelli. A seguito di questa conoscenza ho cercato di comprendere anche per merito di chi mi era stata data tale intelligenza». Ma ciò che sarà più sorprendente nel pensiero di Gregorio, è che ogni membro del popolo di Dio, se obbedisce alla Parola, è «organo di verità» per i suoi fratelli nella fede. «Quanti infatti ripieni di fede ci sforziamo di far risuonare Dio, siamo organi della verità; ed è in potere della verità che essa si manifesti per mio mezzo agli altri o che per gli altri giunga a me». Ma  tale umile discrezione  di Gregorio nei confronti dell'azione dello Spirito e della Parola ci cui obbedisce genera un modello di presidenza ecclesiale che si esprime con la formula: «Gregorio, servo dei servi di Dio».
(Benedetto Calati)


PREGHIERA

O Dio,
che hai guidato la tua chiesa
con la dolcezza e il vigore
di Gregorio Magno,
dona il tuo Spirito di sapienza
a quelli che hai posto come guide del tuo popolo,
e la crescita spirituale dei fedeli
sarà la gioia dei pastori,
quando apparirà il Pastore supremo,
Gesù Cristo, nostro unico Signore.


LETTURE BIBLICHE

Ez 34,11-16; Lc 22,24-32


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Gregorio Magno, vescovo di Roma, maestro della fede

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Gregorio Magno, papa e dottore della chiesa (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (28 misrā/naḥasē):
Abramo (vedi al 9 ottobre), Isacco e Giacobbe (II mill. a.C.), nostri padri

LUTERANI:
Oliver Cromwell (+ 1658), statista in Inghilterra

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Antimo (+ ca 302), vescovo di Nicomedia, ieromartire;
Teoctisto (+ 467), compagno di Eutimio il Grande
Sarmeane (VIII sec.), monaco e patriarca (Chiesa georgiana)

SIRO-ORIENTALI:
Pio X (+ 1914), papa (Chiesa malabarese)

 

2 settembre

Nicolai Frederik Severin Grundtvig (1783-1872)
pastore luterano e innografo

Il 2 settembre del 1872 muore a Copenaghen Nicolai Frederik Severin Grundtvig, pastore della Chiesa luterana di Danimarca e innografo tra i più fecondi nella storia della Riforma.
Nativo di Udby, nel Seeland danese, Nicolai Grundtvig fu contemporaneo di Søren Kierkegaard, e al pari di questi - seppur con un'impostazione teologica profondamente differente - contribuì in modo decisivo alla reinterpretazione della tradizione luterana nel suo paese. La sua intuizione di fondo è che la vita spirituale si trasmette essenzialmente mediante il linguaggio, e che la parola è il veicolo dello spirito, sia nel linguaggio profano che nella predicazione della chiesa. A partire da questa intuizione, e profondamente convinto dell'importanza della libertà umana - valorizzata e non negata da un Dio che si comunica «parlando» -, egli sostenne che là dove la Parola è predicata e quindi accolta nella professione di fede di una comunità, la comunità stessa diviene chiesa: presenza santa e vivente di Cristo nella storia. Tale concezione dinamica e spirituale della chiesa, che Grundtvig deve a una rilettura di Lutero alla luce della tradizione patristica e in particolare di Ireneo da Lione, traspare nei più di 1500 inni che Grundtvig ci ha lasciato, e gli ha permesso di essere un precursore del moderno ecumenismo. Coerentemente con la sua preferenza per la comunicazione orale della fede, egli diede vita a molte «scuole superiori popolari», che si sarebbero diffuse ben al di là dei confini della Danimarca. A lungo incompreso e osteggiato nella sua stessa chiesa, Grundtvig fu tuttavia riconosciuto negli ultimi anni della sua vita da tutti come un maestro e un pastore di grande valore.


TRACCE DI LETTURA

O occhi, davvero siete benedetti,
voi che avete visto il Figlio di Dio sulla terra!
O orecchi, davvero siete colmi di grazia,
voi che avete udito la sua parola,
la parola dell'unico sulla cui lingua non vi è che la verità di Dio e la sua grazia!
Molti profeti e re avevano desiderato vedere il tuo giorno.
I gemiti del cuore e i canti degli angeli
avevano profetizzato l'anno di grazia
in cui la luce e la vita di Dio avrebbero trionfato con la loro forza
sulla tenebra e sulla morte.
Come siamo fortunati noi cristiani:
il tempo della grazia non è mai passato;
illuminati dal radunarsi insieme della chiesa
anche noi siamo i figli prediletti della grazia.
Gli occhi vedono, gli orecchi odono colui che porta a noi la parola di Dio,
colui che ci accorda luce e vita con il suo Spirito e la sua Parola,
colui che ricompone ogni nostra vita spezzata alla sua fonte e alla mensa del suo altare:
Gesù Cristo, che porta a noi la gioia, viene vivente, è presente in mezzo a noi
(N. Grundtvig, Inni )


Martiri di Papua Nuova Guinea (+ 1901 e 1942)

Nella comunione anglicana si ricordano oggi i martiri di Papua Nuova Guinea. La chiesa di quelle terre ha conosciuto infatti per due volte la grazia del martirio nel corso del ventesimo secolo. James Chalmers, Oliver Tomkins e alcuni compagni, inviati in Nuova Guinea dalla Società Missionaria di Londra, morirono martiri nel 1901. Quarant'anni dopo, durante la seconda guerra mondiale, la Nuova Guinea fu occupata dall'esercito imperiale giapponese e i cristiani subirono atroci persecuzioni. Fra coloro che trovarono la morte a motivo della loro fede vi furono due presbiteri inglesi, Vivian Redlich e John Barge, che avevano deciso di rimanere accanto ai fedeli affidati alle loro cure anche dopo l'invasione giapponese del 1942; essi vennero traditi e decapitati, assieme a sette predicatori australiani e a due papuani, Leslie Gariadi e Lucian Tapiedi. Al ritiro delle truppe giapponesi i martiri risultarono più di trecento, appartenenti a pressoché tutte le confessioni cristiane presenti in Nuova Guinea.
A memoria del martirio dei cristiani di Papua Nuova Guinea, la Chiesa d'Inghilterra ha voluto inserire nel 1998 una statua dedicata a Lucian Tapiedi accanto ad altre nove statue di martiri del xx secolo poste sulla facciata occidentale dell'Abbazia di Westminster.


TRACCE DI LETTURA

Papua è un corpo, la chiesa: Dio non ci abbandonerà. Egli ci sosterrà, ci darà forza e ci guiderà attraverso i giorni che si prospettano innanzi a noi. Se partissimo tutti, ci vorrebbero non so quanti anni per far riprendere la chiesa dal nostro tradimento della fiducia accordataci da questo popolo. Se rimaniamo, anche se al peggio finissimo tutti per pagare con la vita il nostro rimanere, la chiesa non morirà, perché le sue pareti non saranno crepate dalla mancanza di fiducia, e le sue fondamenta e le sue strutture riceveranno forza per una futura riedificaione proprio dalla nostra ,fedeltà fino' alla morte. Questa, io credo, è la decisione di voi tutti. Non abbiamo timore. A tutti la mia benedizione. Il Signore sia con voi.
(Ph.Strong, vescovo di Papua, Discorsi alla radio)


PREGHIERA

Dio onnipotente,
con la tua grazia e la tua forza
i tuoi santi martiri
hanno trionfato sulla sofferenza
e sSono rimasti fedeli sino alla morte:
accorda anche a noi di sopportare
l'umiliazione e la persecuzione
rendendo fedelmente testimonianza
al Nome di Gesù Cristo
tuo Figlio, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE

Is 43,1-7; 2Ti 2,8-13; Mt 10,28-39


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Martiri di Papua Nuova Guinea

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Antonino di Apamea (IV sec.), martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (27 misrā/naḥasē)
Poenien ed Eudossia di Šasbir (?), martiri (Chiesa copta)

LUTERANI:
Nicolai Frederik Severin Grundtvig, riformatore della chiesa in Danimarca

MARONITI:
Mamante di Gangra (1275), martire
Giosuè (II mill. a.C.), figlio di Nun

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Mamante di Gangra, martire
Giovanni il Digiunatore (+ 595), patriarca di Costantinopoli

1 settembre

LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Egidio di Provenza (+ ca 710), eremita

COPTI ED ETIOPICI (26 misrā/naḥasē):
Mosè e Sara di Alessandria (+ ca 250), martiri

LUTERANI:
Sixt Karl Kapff (+ 1879), padre spirituale nel Wϋrttemberg

MARONITI:
Simeone lo Stilita l'Anziano (IV-V sec.), confessore

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Inizio dell'lndiktos (anno ecclesiastico)
Simeone lo Stilita l'Anziano, monaco

SIRO-OCCIDENTALI:
Melke discepolo di Eugenio (IV sec.), monaco

VETEROCATTOLICI:
Verena (+ ca 350), vergine

 

 

31 ottobre

RUEISS (ca 1334-1404)
testimone

La Chiesa copta ricorda oggi Rueiss, vagabondo di Dio e folle per Cristo. Nato attorno al 1334 in un villaggio del delta del Nilo da una famiglia di poveri contadini, fin da ragazzo il giovane Furayǧ dovette aiutare i genitori nel duro lavoro dei campi, aiutato da un piccolo cammello che egli chiamava Rueiss, «piccola testa». Allo scoppio di feroci persecuzioni contro i cristiani, il padre di Furayǧ rinnegò la fede. Il ragazzo fuggì, assunse il nomignolo che aveva dato al proprio cammello e visse da itinerante, nella povertà estrema e vagando per tutto l'Egitto. Per sfuggire alla stima che ovunque si attirava per la sua santità, Rueiss simulò la pazzia, si fece chiamare Tegi, «il matto», e cominciò a girare nudo e a rifiutarsi di parlare, anche quando veniva percosso e umiliato.
Uomo di grande preghiera, «contemplatore di Dio», Rueiss morì il 21 bābah del 1404, pari al 18 ottobre del calendario giuliano, e fu sepolto nella piccola chiesa di San Mercurio, nella località chiamata Dayr al-Handaq. Tale chiesina fu restaurata nel 1937, e attorno ad essa sono sorti l'Istituto superiore di studi copti, la nuova sede del Patriarcato copto e la nuova cattedrale del Cairo. L'insediamento è denominato, in memoria dell'amato folle per Cristo, « Anba Rueiss».
A sottolineare l'importanza che il santo riveste nella devozione popolare della chiesa, il nome di Rueiss è stato inserito nel canone della liturgia eucaristica copta.


TRACCE DI LETTURA

Il folle è una testimonianza vivente della verità che il regno di Cristo non è di questo mondo; attesta la realtà dell'«anti-mondo», la possibilità dell'impossibile. Pratica un'assoluta e volontaria povertà, identificandosi con il Cristo umiliato. Con le parole di Iulia di Beausobre, «Egli non è figlio di nessuno, fratello di nessuno, padre di nessuno, e non ha casa». Rinunciando alla vita di famiglia, è l'errabondo o il pellegrino che si sente ugualmente a casa dappertutto, ma non si stabilisce in alcun luogo. Vestito di stracci anche nel freddo dell'inverno, abituato a dormire in una capanna o sotto il portico di una chiesa, rinuncia non solo a ogni possesso materiale ma anche a ciò che nell'opinione degli altri è il suo equilibrio e la sua sanità mentale. Eppure, proprio per questo egli diventa un canale per la più alta sapienza dello Spirito.
(K.Ware, Dire Dio oggi )


PREGHIERA

Fosti veramente degno
di essere portato dagli angeli
nella Gerusalemme celeste,
o abba Tegi, contemplatore di Dio.
Per il gran numero di patimenti
subiti dal tuo corpo,
finché la tua anima
divenne tempio dello Spirito santo,
si diffuse il tuo santo nome
fino ai confini del territorio egiziano,
per i prodigi e le meraviglie
che Dio operò attraverso di te.
Prega il Signore per noi,
o padre nostro santo e giusto
abba Tegi, contemplatore di Dio,
affinché ci rimetta i nostri peccati.


MARTIN LUTERO, testimone
E LA RIFORMA PROTESTANTE (XVI sec. )

Martin Lutero nacque nel 1483 ad Eisleben, nella Sassonia, e fu educato alla scuola cattedrale di Magdeburgo e all'università di Erfurt. Divenuto monaco agostiniano, ricevette l'ordinazione presbiterale nel 1507, e divenne lettore all'università di Wittenberg.
Eletto superiore provinciale del suo Ordine, Lutero ebbe il compito di vigilare su di una dozzina di comunità agostiniane, e in tale veste si trovò sempre più a disagio di fronte alle deviazioni dal vangelo che si manifestavano un po' ovunque nella chiesa del suo tempo. Disgustato in particolare dal deplorevole commercio delle indulgenze, egli giunse gradatamente ad annunciare la dottrina a suo avviso centrale della fede cristiana, vale a dire la giustificazione del credente mediante la fede e non attraverso le opere. Trovando sostegno nella teologia delle lettere dell'apostolo Paolo e nel pensiero di Agostino, Lutero contestò pubblicamente, nel 1517, certe deviazioni ormai diffuse nella prassi ecclesiale del suo tempo, appendendo un elenco di 95 tesi alla porta della chiesa di Wittenberg. Sulla scia di altri riformatori che nei secoli precedenti avevano lottato per salvare il cuore del vangelo, pagando talora con la morte la loro ostinazione, Lutero dava di fatto inizio alla Riforma protestante. Egli non immaginava certo, in quel 31 ottobre del 1517, di dare vita nel giro di pochi anni a comunità ecclesiali separate dalla chiesa di Roma; le vicende storiche tuttavia fecero sì che si giungesse in breve tempo a una rottura insanabile tra cattolici e protestanti, che si definì progressivamente su diversi presupposti fondamentali della fede. Tale rottura che avrebbe iniziato a ricucirsi solamente nel XX secolo. La Riforma si diffuse rapidamente in una larga parte dell'Europa. Martin Lutero morì nel 1546, dopo aver influenzato in modo profondo il rinnovamento della chiesa, sia di quella protestante sia di quella cattolica, salvaguardando in un momento cruciale della storia il primato della fede e della Parola contenuta nelle sante Scritture rispetto a qualsiasi insegnamento, frutto unicamente della ricerca religiosa dell'uomo.


TRACCE DI LETTURA

Predicano una dottrina non cristiana quelli che insegnano che a coloro che redimeranno anime o compreranno lettere confessionali non sia necessaria la contrizione.
- Qualunque cristiano veramente pentito ha la remissione plenaria dalla pena e dalla colpa che gli è dovuta, anche senza lettere di indulgenza.
- La remissione e la partecipazione del papa non è affatto da disprezzarsi, perché essa è la dichiarazione della divina remissione.
- Si deve insegnare ai cristiani che non è intenzione del papa che l'acquisto delle indulgenze sia in alcun modo da mettere alla pari con le opere di misericordia.
- Si deve insegnare ai cristiani che chi dà al povero o fa un prestito al bisognoso, fa meglio che se comprasse indulgenze.
- Si deve insegnare ai cristiani che colui che vede un povero, e trascuratolo dà il suo denaro per le indulgenze, non s'acquista le indulgenze del papa, ma l'indignazione di Dio.
- Si deve insegnare ai cristiani che, se il papa conoscesse le estorsioni dei predicatori di indulgenze, preferirebbe che la basilica di San Pietro andasse in cenere, piuttosto che fosse edificata con la pelle, la carne e le ossa delle sue pecore.
- È certamente intenzione del papa che, se le indulgenze, che sono una cosa minima, sono solennizzate con una sola campana, una sola processione, una sola cerimonia, il vangelo, che è la cosa più grande, sia predicato con cento campane, cento processioni, cento cerimonie.
- Chi parla contro la verità dei perdoni apostolici, sia anatema e maledetto.
Ma chi si oppone alla frenesia e alla licenza del parlare del predicatore di indulgenze, sia benedetto.
- Dire che la croce con le insegne papali eretta solennemente equivalga alla croce di Cristo, è bestemmia.
(Martin Lutero, Tesi sulle indulgenze 35, 36, 38, 42, 43, 45, 50, 55, 71, 72 e 79)


LOUIS MASSIGNON (1883-1962)
testimone

Il 31 ottobre del 1962 ritorna al Dio di Abramo e Padre di Gesù Cristo Louis Massignon, orientalista cristiano e testimone della mitezza evangelica. Nato a Nogent-sur-Marne nel 1883, Massignon iniziò ad appassionarsi negli anni del liceo alle culture orientali e alle grandi religioni monoteiste. Ottenuto il diploma di arabo, egli imparò a conoscere la fede e l'ospitalità musulmane durante un soggiorno in Marocco. Come per Charles de Foucauld, di cui fu amico e in parte discepolo, anche per Massignon l'incontro con l'islam e la cultura araba fu l'occasione per una riscoperta della propria fede cristiana. Da quel momento l'orientalista francese fu abitato costantemente da un fuoco interiore che lo guiderà per tutta la vita. Affermato professore di islamologia, egli fece conoscere in tutto il mondo le ricchezze della mistica musulmana, soprattutto attraverso lo studio di al-Ḥallāǧ, del quale fu il più grande conoscitore. A Parigi le sue lezioni attiravano folle di uditori, affascinate dalla capacità di simpatia con il pensiero dell'altro che Massignon manifestava costantemente. Convinto della grande incomprensione che regnava attorno ai nordafricani e ai mediorientali, egli si impegnò in prima persona per promuovere una più profonda conoscenza delle loro ragioni in occidente e per l'impiego della non violenza gandhiana nella risoluzione delle gravi crisi nei territori coloniali. Uomo di una carità fine e delicata e di un'umiltà sconvolgente, Massignon seppe unire sino alla fine a un profondo spirito scientifico una compassione senza limiti. Louis Massignon è ricordato con profonda stima e riconoscenza anche nel mondo musulmano.


TRACCE DI LETTURA

Sepolti vivi nell'irreversibile conflitto algerino, ci resta nel cuore questa scintilla ultima della fede. Fede eroica del nostro padre Abramo, cui fu intimato di sacrificare il figlio; questa fede del povero, del ritardato, dell'ignorante odiato dalla nostra scettica cristianità; fede per cui in Dio non c'è più che un solo mistero, quello della sua unità: l'Atto puro dove egli unifica se stesso. Noi vogliamo entrare in quest'atto puro con la non-violenza del «fiat» mariano, tramite i nostri amici musulmani, nostri fratelli, per essere «Uno» insieme con essi, noi, i loro sostituti, come Dio è Uno. Per questi derelitti non c'è più che un'opera di misericordia, l'Ospitalità, ed è solo con essa, e non con le osservanze legali, che si varca la soglia del sacro: Abramo ce l'ha mostrato ... Abramo, l'amico di Dio, gli aveva opposto un tempo dieci scintille di fede ancora ardenti, dieci ospiti credenti, abitanti la Sodoma giordana per salvarla dal fuoco. È certamente dal profondo della Sodoma spirituale, dell'inferno de «il primo amore» dantesco, dove Gesù è sceso per riaccendere il fuoco spento dell'ospitalità, che scaturirà l'Indignazione salvatrice del Giudice.
(L. Massignon, Messaggio di Natale del 1956 )


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Martin Lutero (+ 1546), riformatore

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Claudio, Luperco e Vittorico di Léon (III-IV sec.), martiri (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (21 bābah/ṭeqemt):
Gioele (V-IV sec. a.C.), profeta (Chiesa copta)
Anba Rueiss, vagabondo di Dio (Chiesa copto-ortodossa)

LUTERANI:
Memoria della Riforma

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Stachys, Apelle, Ampliato, Urbano, Narcisso e Aristobulo (I sec.), dei settanta discepoli
Epimaco (+ 250), martire
Pietro di Cetigne (+ 1830), metropolita del Montenegro (Chiesa serba)

30 ottobre

GIOVANNI COLOBOS (ca 339-409)
monaco

La Chiesa copta fa oggi memoria di Giovanni, monaco di Scete, detto Colobos, il « piccolo», a motivo della sua bassa statura. Di lui fu detto, in un breve apoftegma che ne sintetizza mirabilmente la figura spirituale: «Ma chi è questo abba Giovanni, che con la sua umiltà fa pendere dal suo dito mignolo tutta Scete?». Giovanni nacque attorno al 339 a Bahnasā, in Egitto, e si recò a Scete quando non aveva ancora diciott'anni. Alla scuola dei padri del deserto egli apprese anzitutto l'obbedienza, unica via salvifica per un cristiano. Fu proprio grazie all'obbedienza e alla sottomissione per amore di Dio e dei fratelli a ogni sorta di umiliazione che Giovanni divenne uno dei più grandi maestri di umiltà dell'antichità cristiana. Egli aveva infatti capito che alla radice dell'umiltà umana vi è l'umiltà di Dio, la forza del suo amore, che è irresistibile proprio perché lascia liberi e rende veramente liberi coloro ai quali si rivolge. All'età di 70 anni, Giovanni fu avvertito in sogno da Antonio, da Macario e dal suo padre spirituale Amoe che stava per morire. Mandato il suo discepolo a fare commissioni, egli si preparò da solo al faccia a faccia definitvo con quel Dio che aveva tanto colmato la sua vita. Di lui ci è pervenuta una lunga serie di Detti che sono un piccolo compendio di vita spirituale per il cristiano di ogni tempo.


TRACCE DI LETTURA

Raccontavano del padre Giovanni Colobos che, ritiratosi a Scete presso un anziano della Tebaide, visse nel deserto. Il suo abba, preso un legno secco, lo piantò e gli disse di innaffiarlo ogni giorno con un secchio d'acqua, finché non desse frutto. L'acqua era tanto lontana che doveva partire alla sera per essere di ritorno al mattino. Dopo tre anni il legno cominciò a vivere e a dare frutti. L'anziano li colse e li portò ai fratelli radunati insieme, dicendo: «Prendete, mangiate il frutto dell'obbedienza». Uno dei padri disse di lui: «Ma chi è questo abba Giovanni, che con la sua umiltà fa pendere dal suo dito mignolo tutta Scete?»
(Giovanni Colobos, Detti dei padri del deserto 1 e 36)


PREGHIERA

Sei divenuto un astro
che riluce sulla terra,o beato santo,
mio signore abba Giovanni.
Per la tua umiltà
e per la tua vita angelica
hai sospeso tutta Scete al tuo dito
come una goccia d'acqua
e hai dominato il tuo corpo
con faticosi esercizi,
finché sei giunto al giorno del giudizio.
Chiedi al Signore per noi,
o mio signore
abba Giovanni Colobos,
che ci rimetta i nostri peccati.


LETTURE BIBLICHE
2Tim 2,1-10; Gv 15,17-16,2


SCIUSCIANIK (+ 475)
martire

La Chiesa georgiana ricorda oggi il martirio della granduchessa Sciuscianik (Susanna), consumatosi il 17 ottobre del 475 dopo una lunga prigionia patita a motivo della sua fede cristiana.
La vicenda storica di Sciuscianik ci è giunta attraverso il mirabile racconto agiografico di Giacomo Chuzesi, confessore della santa, il più antico e forse il massimo scrittore religioso georgiano.
Sciuscianik era figlia dell'aristocratico armeno Vardan Mamikonyan, e fu data in moglie a Varsken, granduca di Karthli, nella Georgia orientale. La loro unione si incrinò quando Varsken si convertì allo zoroastrismo davanti al re persiano, probabilmente per ragioni di opportunità politica. Sciuscianik accusò di apostasia il marito, fu arrestata, imprigionata e sottoposta a pubbliche umiliazioni. Essa non volle alcuna agevolazione in carcere, e di fronte all'irremovibilità del marito, morì di digiuni e di mortificazioni dopo sei anni di sofferenze.
La data odierna è quella in cui Sciuscianik è ricordata nella Chiesa georgiana. La sua memoria è celebrata anche nella Chiesa armena il giovedì seguente la seconda domenica dopo l'Esaltazione della Croce.


TRACCE DI LETTURA

Quando entrai, la vidi coperta di sfregi e col viso gonfio. Le dissi: «Lascia che ti pulisca dal sangue che copre il tuo volto e dalla polvere che irrita i tuoi occhi, e che ti applichi unguenti e medicamenti, così che a Dio piacendo i tuoi dolori possano essere alleviati». Ma Sciuscianik mi disse: «Padre, non dire questo: il sangue che tu vedi è per la purificazione dei miei peccati». Allora alzai la voce e cominciai a piangere. Ma Sciuscianik mi disse: «Non piangere per come mi vedi: questa notte è stata per me l'inizio della gioia».
(G. Chuzesi, Passione di santa Sciuscianik )


LETTURE BIBLICHE
2Tim 2,1-10; Gv 15,17-16,2


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Marcello di León (+ 298), martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (20 bābah/ṭeqemt):
Giovanni Colobos, monaco (Chiesa copta)
Eliseo (IX sec. a.C.), profeta (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Godescalco (+ 868), monaco e teologo in Francia
Jakob Sturm (+ 1553), borgomastro a Strasburgo

MARONITI:
Baruch (VII-VI sec. a.C.), profeta
Serapione (II-III sec.), patriarca di Antiochia

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Zenobio (+ 285), ieromartire, e Zenobia,sua sorella
Sciuscianik, martire
Giuseppe Giandieri (+ 1770), catholicos (Chiesa georgiana)