Lettera agli amici - numero 6
Pasqua 1976
Questa lettera, già pronta per la Pasqua 1976, viene invece spedita a Pentecoste, «perché volevamo meditare più a lungo sugli eventi che si sono creati nella comunità cristiana». Quali eventi?
Questa lettera, già pronta per la Pasqua 1976, viene invece spedita a Pentecoste, «perché volevamo meditare più a lungo sugli eventi che si sono creati nella comunità cristiana». Quali eventi?
Questa lettera della comunità, inviata per la Pasqua del 1975, prende spunto dal decennale della conclusione del Concilio per proporre un ripensamento sulla situazione della Chiesa e constata con rammarico che, a distanza di dieci anni, il clima ecclesiale è quasi opposto a quello che si respirava alla fine dell’assise conciliare
Poiché le richieste di entrare a Bose come novizi vanno rapidamente crescendo, nel capitolo di aprile la comunità sceglie di «rimanere in piccole dimensioni» quale condizione indispensabile per un’autentica vita fraterna e per restare «poveri, piccoli»: c’è un preciso desiderio di fedeltà al Vangelo in questa decisione, che poi si rivelerà provvisoria.
Dopo la professione monastica dei primi sette fratelli nella Pasqua del 1973, la notizia della nascita della nuova comunità comincia a diffondersi rapidamente nella chiesa italiana (e non solo) soprattutto attraverso alcune riviste di area cattolica, che spesso assimilano frettolosamente Bose ad altre esperienze spirituali come Taizé, Spello ecc.
Come annunciato nella precedente lettera di Natale, all’alba di Pasqua del 1973 i primi sette membri della comunità – sei fratelli (tra i quali un prete e un pastore) e una sorella – pronunciano con la loro professione monastica il loro «sì» irrevocabile alla chiamata di Cristo davanti alla comunità e alle chiese, un atto con cui promettono solennemente a Dio il celibato e la vita stabile e fedele nella comunità.
Il primo numero del “Qîqājȏn di Bose” è datato Natale 1972 e assume una impaginazione e una veste grafica che dureranno a lungo, fino al Natale 2000. In esso troviamo anche la prima Lettera agli Amici, firmata da Enzo a nome dei fratelli e sorelle, ed è su questa che appare opportuno concentrare l’attenzione, perché, dopo un anno di esperienza della Regola, il priore comunica una decisione importante per il futuro della comunità, «cresciuta poco per volta e solo durante quest’anno»: nella Pasqua 1973 «i primi fratelli pensano di prendere davanti a Dio e ai fratelli cristiani i voti di celibato e di vita comune fedele per tutta la loro vita».
Questo primo documento non è propriamente una Lettera agli amici, ma solo «un foglio di notizie» scritto «soprattutto per i numerosi amici lontani che chiedono sovente notizie sul nostro cammino», come precisa Enzo Bianchi nel successivo primo numero del “Qîqājȏn di Bose”. E aggiunge: lo «lasciamo nascere e morire senza preoccupazioni e senza problemi», come «l’alberello che Dio fece crescere sulla testa di Giona per dargli un momento di gioia e di frescura» (cfr. Giona 4,6-7), ma «non è un nuovo giornale o una nuova pubblicazione», «nasce quando ci sono notizie da dare agli amici e poi muore subito!».