A tu per tu con Dio
La fede potrebbe essere presentata così: una vita che rischia l' « a so¬lo » con Dio. Fino a che manca questo incontro unico « faccia a faccia » col mistero di Dio, che si rispecchia nel mistero del nostro essere e fare l'uomo, non si entra nella fede. Si rimane nella sfera religiosa, dentro la quale giocano le immaginazioni e le suggestioni superstiziose. Dio, l'invisibile vivente e presente, non tocca né oc¬cupa l'esistenza concreta. Questo vivere faccia a faccia dinanzi al volto del mistero, che incessantemente si svela e si nasconde, costi¬tuisce l'esperienza radicale di ogni fede. Diviene insieme preghiera, contemplazione, conversione: vuol dire porsi alla sorgente del proprio essere, dove « c'è la fonte di un'acqua zampillante a vita eterna » (Giovanni 4, 14). A questa profondità spirituale la luce della Verità ci rivela il nostro nome unico, il nostro unico volto, la nostra unica immagine che ri¬flette e manifesta il volto del Padre. Così nasce e cresce « l'uomo nuovo, non nato da sangue, né da volontà di carne, né da volontà di uomo » (Giovanni 1, 13). Solo quando si incontra Dio « a tu per tu » si entra in quella novità radicale che costruisce il « noi », perché si creano e si stabiliscono con tutti gli altri uomini rapporti e in¬contri in uno stile che va oltre la logica del sangue e degli istinti, degli interessi, degli egoismi, delle convenienze. La solitudine interiore matura e delinea la struttura e la fisiono¬mia personale di ogni spiritualità, perciò è la condizione indispensa¬bile per uscire dall'anonimato e non proliferare « gruppi anonimi », anche se orpellati di cultura teologica, di estetismo liturgico, di raf¬finatezze spiritualistiche. Perché è una solitudine carica di vita che « morde » la vita. Mette in questione le « clausure » dell'individua¬lismo, egocentrico e indifferente: provoca le soddisfazioni dell'io e le fughe dall'io, aiutando così a scoprire e a rispettare quel bisogno di solitudine che è l'unica difesa dall'isolamento e dalla superficialità quotidiana. Sorgono allora e possono durare le vere amicizie, senza complicità e senza ipocrisie, perché, nella luce di Dio, si denudano la radice di ogni esistenza e gli sbocchi di ogni esperienza e insieme si percorrono le strade della propria liberazione umana.
Umberto Vivarelli, La solitudine del cristiano