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27 aprile

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Il rogo dell'arciprete Avvakum, Myasoyedov, 1897
Il rogo dell'arciprete Avvakum, Myasoyedov, 1897
Avvakum
(+ 1682)
e tutti i martiri Vecchi Credenti

Il 14 aprile del 1682 sale sul rogo l'arciprete Avvakum, leader storico di quei cristiani russi passati alla storia come i Vecchi Credenti. Nella chiesa russa del XVII secolo, scossa dalla grave decadenza morale del clero e animata dal profondo desiderio religioso del popolo, diversi furono i tentativi di riforma spirituale che si succedettero, provocando scontri a volte violenti nella popolazione sia nella gerarchia. Con l'elezione del patriarca Nikon, che poi sarà condannato dal concilio di Mosca del 1666, vennero introdotte in Russia riforme liturgiche e disciplinari ispirate alla tradizione greca, che tuttavia sconvolsero la vita quotidiana dei cristiani.
Avvakum e i suoi compagni organizzarono una reazione molto tenace alle riforme, giungendo a forme di vero e proprio fanatismo religioso. Per questa loro ostinazione essi vennero condannati dal medesimo concilio del 1666. Da quel momento ebbe origine un corposo scisma in seno alla Chiesa ortodossa russa. Ancor oggi i seguaci della «vecchia fede» sono numerosissimi in tutta la Russia. Dal 1667 al 1971, quando il Santo Sinodo di Mosca toglierà le condanne contro gli usi dei Vecchi Credenti, questi ultimi subirono a più riprese feroci persecuzioni da parte delle autorità pubbliche, a volte appoggiate nelle loro repressioni dalla gerarchia moscovita. Avvakum ci ha lasciato nella sua Vita un eccezionale documento che permette di comprendere le grandezze e le miserie di uomini che hanno comunque offerto nel corso della storia una grande testimonianza, disposti a morire per quella che credevano essere la genuina fede cristiana. Per questo motivo è doveroso ricordare nella preghiera tutti i Vecchi Credenti morti perché perseguitati in odio alla loro espressione religiosa.


TRACCE DI LETTURA

Ora chiedo perdono a tutti i veri credenti. Ci sono state delle cose che riguardavano la mia vita di cui non avrei dovuto parlare affatto. Non a noi, ma al nostro Dio la gloria. Ma io non sono niente. L'ho detto e lo ripeto: sono un fornicatore e un predone, ladro e assassino, amico di pubblicani e peccatori. Nel giorno del giudizio tutti riconosceranno i miei atti, se buoni o cattivi. Ma se anche sono ignorante nelle parole, non lo sono nell'intendimento; non ho studiato né dialettica né retorica né filosofia, ma ho in me l'intendimento di Cristo, come dice l'Apostolo: «Sono un ignorante nell'arte del parlare, ma non nella dottrina».

(Avvakum, Vita scritta da lui stesso)


MECHITAR
MECHITAR
Mechitar di Sebaste
(1676-1749)
monaco

La mattina del 27 aprile 1749, al termine di una vita totalmente spesa per Dio e per la formazione religiosa dei fratelli, si spegne a Venezia Mechitar (Mxit'ar) di Sebaste, monaco e fondatore della congregazione armena di San Lazzaro. Mechitar, che al battesimo aveva ricevuto il nome di Manuk, era nato a Sebaste nel 1676. Entrato giovanissimo nel locale monastero della Santa Croce, egli desiderava unire un'intensa vita interiore a un'insaziabile ricerca intellettuale. In quegli anni l'Armenia era scossa da divisioni interne alla chiesa, causate dagli strascichi delle controversie cristologiche del primo millennio. Mechitar decise allora di studiare a fondo tali controversie, per cercare vie di pace all'interno della chiesa armena e con la sede apostolica di Roma. Trasferitosi a Sebaste, entrò in relazione con diversi uomini di chiesa d'oriente e d'occidente, e maturò l'idea di fondare un centro monastico dove lo studio della tradizione potesse formare una nuova generazione di uomini aperti al dialogo e iniziati alla mitezza evangelica. Quando il vescovo di Erzurum, ostile al dialogo con Roma, divenne patriarca, Mechitar dovette fuggire con i suoi compagni e si rifugiò nel Peloponneso; costretto a un nuovo esilio per l'avanzata ottomana, egli finì per stabilirsi a Venezia, sull'isola di San Lazzaro. Nella laguna veneta fu accolto molto bene, e la sua congregazione monastica, che aveva fondato già nel 1711, crebbe rapidamente. A San Lazzaro Mechitar portò a termine il suo progetto di un monachesimo promotore del dialogo e della pace attraverso lo studio e la preghiera, nella convinzione che una verità che non tenesse conto del fratello non si sarebbe mai potuta dire veramente cristiana.


TRACCE DI LETTURA

Te, o santo padre Antonio,
desidero lodare con cuore fermo,
perché tu risplendi pur dalla terra,
come il sole che brilla dal cielo.

Fosti capo di eremiti
e padre di schiere di uomini santi,
tu fondatore di molti ordini,
fiume dell'Eden, sorgente di rivi.

Giunse una voce a te,
dalla bocca del Signore questa parola,
che tanto ti saresti fatto insigne,
che ti avrebbero conosciuto tutte le genti.

Sebbene nelle lettere istruito non fossi,
pure alle correnti dello Spirito ti abbeverasti,
del regno cancelliere fosti
e dei dotti più in alto.

La divina parola di vita
tu insegnasti a molte anime
come una fonte ricca di rami
ti riversasti nei cuori di chi ti ascoltava.

Quindi anche noi, tuoi seguaci,
ti imploriamo di essere nostro maestro
e di farci tuoi discepoli,
alle tue parole docili e obbedienti.

(Mechitar di Sebaste, Inni)


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Christina Rossetti (+ 1894), poetessa

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Caterina (+ 1478) e Giuliana (+ 1501) del Sacro Monte di Varese, vergini (calendario ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (19 barmūdah/miyāzyā):
Simeone l'Armeno (IV sec.), vescovo di Persia, martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Origene (+ 254 ca), dottore della chiesa a Cesarea

MARONITI:
Simeone, fratello del Signore, martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Simeone, parente del Signore, vescovo di Gerusalemme e ieromartire