Uomo, dove sei?

Foto di Jonathan Borba su Unsplash
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Mc 3,22-30

In quel tempo 22gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». 23Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? 24Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; 25se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. 26Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. 27Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. 28In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; 29ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». 30Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».


Gli scribi, come d’altronde la famiglia di Gesù citata nel versetto precedente (quando dice: “è fuori di sé”), sono colpiti dall’alterità di Gesù, del suo insegnamento e delle sue azioni, e tentano di collocarlo in qualche categoria già conosciuta: pazzo o indemoniato. 

Perché? 

Penso sia dovuto a una mancanza di discernimento. Né gli scribi, né la famiglia si sono posti la domanda fondamentale, quella che Dio ha posto dall’inizio all’essere umano di tutte le generazioni: “Adamo dove sei?” (Gn 3,9). I discepoli di Giovanni il Battista (in Gv 1,38), pongono la stessa domanda a Gesù: “Maestro dove dimori?”. Si tratta di conoscere dove si è, di stare in sé e non fuori di sé e di dimorare. Dove dimoro, a quale casa, a quale Regno appartengo?

Gli scribi accusano Gesù di essere della casa di Beelzebul, nome che si può tradurre “Signore della dimora”. Gesù è accusato di appartenere al regno di un Signore che non è il Signore d’Israele. Il Dio di Israele fa alleanza con delle persone precise, con un popolo preciso, segno dell’umanità della quale si prende cura: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, Il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe (Es 3,6)”. Gesù dunque è accusato di essere un idolatra, un bestemmiatore, uno che sta e che dimora in casa di un altro dio. È l’accusa più grave che ci sia, tutta la Bibbia denuncia l’idolatria. Le prime parole indirizzate a Mosè sul monte Sinaï sono state: “Io sono il Signore tuo Dio…, non avrai altri dèi di fronte a me, non ti farai idolo…non ti prostrerai davanti a loro, e non li servirai. (Es 20, 1-5)

Come reagisce Gesù di fronte a l’accusa pesante dei teologi del tempo (gli scribi) discesi persino da Gerusalemme? Non si difende, non si giustifica, non presenta loro qualche “indemoniato” guarito per testimoniare della bontà del suo gesto. No, egli chiama a sé questi uomini minacciosi che hanno il potere di “scomunicarlo”, di buttarlo fuori dalla “sinagoga”. Sono chiamati da Gesù, li chiama nella sua casa, nel suo regno. Loro lo rigettano e lui li chiama a sé, lasciandoli liberi di pensare e di discernere a partire delle sue parole. Come per i discepoli e per le folle, parla loro in parabole per spiegare la Scrittura e tenta di farli ragionare.

Non dice loro: “Sono io l’uomo forte che saccheggia le cose di Beelzebul”, ma racconta una parabola; non si mette al centro in modo da non irrigidire questi uomini, lascia la porta aperta: (“chi ha orecchi per intendere intenda!”).

Giovanni battista aveva aperto la strada annunciando: “Viene il più forte di me dietro di me…Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo” (Mc 1,7-11).

Lo Spirito Santo, è proprio lui che aiuta a discernere il bene dal male: il bene voluto da Dio persino a costo della propria vita, nel Suo Figlio, dal Male (Beelzebul) che cerca di distruggere la nostra vita amata da Dio. Sbagliare il bersaglio, cioè peccare e bestemmiare viene perdonato dal Signore: “Padre perdona loro, non sanno quello che fanno” (Lc 23,34), ma rifiutare risolutamente l’amore offertoci con mitezza non può che chiudere la porta su noi stessi e imprigionarci nelle tenebre del regno di Beelzebul.

Sorella Sylvie