Gesù libera la nostra umanità

Foto di Unleashed Agency su Unsplash
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Marco 5,1-20

In quel tempo 1 Giunsero all'altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. 2Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. 3Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, 4perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. 5Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. 6Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi 7e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». 8Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest'uomo!». 9E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione - gli rispose - perché siamo in molti». 10E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. 11C'era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. 12E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». 13Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
14I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. 15Giunsero da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. 16Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. 17Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
18Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. 19Non glielo permise, ma gli disse: «Va' nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». 20Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.


Chissà che cosa è avvenuto veramente. C’era un uomo posseduto da forze più potenti di lui che devastavano la sua persona e la sua vita. C’era un uomo che abitava in luoghi di morte (“nei sepolcri”, v. 2) e che sembrava impotente nei confronti della forza di morte che lo abitava. Anche gli altri non potevano farci nulla, perché aveva sempre “spezzato le catene e infranto i ceppi con cui essi cercavano di fermarlo” (vv. 3-4). C’era un uomo che faceva del male anche a se stesso, che si percuoteva con pietre (v. 5), e che era impotente anche a comunicare e ad a esprimere a parole il suo dolore, poiché era capace solo di emettere urla inarticolate, di emettere grida (v. 5). C’era un uomo devastato dalla potenza del male.

Questo è l’uomo a cui Gesù si fa prossimo, a cui Gesù si fa vicino, oltrepassando tutte le barriere psicologiche, sociali e religiose. Questo è l’uomo che Gesù vuole incontrare nella sua umanità ferita e dilaniata, questo è l’uomo che Gesù vuole liberare da quella forza di male che lo possiede e che lo tiene prigioniero. Diceva infatti a quella forza che lo abitava: “Esci dall’uomo, spirito immondo!” (v. 8). 

Gesù non ha paura, non si lascia fermare, non teme che quell’uomo possa fare del male anche a lui, desidera solo liberarlo da quella situazione di morte e dice a ogni uomo e donna che si senta bisognoso di liberazione: “Non temere, non c’è niente che possa impedire in te lo sgorgare della vita, non c’è niente che possa bloccare l’azione di liberazione che io ti offro, basta solo che tu l’accolga. Qualunque sia il male che devasta la tua persona e la tua vita, non temere! Anche te, anzi, proprio te io voglio incontrare. È per te, per liberare te che sono venuto, non per quelli che stanno bene, che non hanno bisogno della vita che io dono. Io, infatti, non sono venuto per i sani, ma per i malati (cf. Mc 2,17). È per te, che sei posseduto dalla morte, che io sono venuto a portare la vita. È per te, che vivi una vita da schiavo, che io sono venuto a portare la liberazione. È proprio te che io desidero incontrare, a qualunque prezzo. È infatti per te, perché tu abbia la vita, che io sono venuto a sconfiggere la morte, anche al caro prezzo della mia stessa vita”.

Siamo in territorio pagano, fuori dalla terra di Israele (v. 1): è all’uomo in quanto tale che Gesù si rivolge, non all’uomo religioso, non all’uomo credente, ma a ogni persona colpita dalla potenza del male. Gesù non fa a quell’uomo discorsi di fede, non lo invita a pratiche religiose, non cerca di convertirlo, ma semplicemente gli si avvicina, e davanti al suo avvicinarsi, il male esce allo scoperto: “Che c’è fra me e te Gesù, Figlio del Dio Altissimo?”.

Il primo frutto dell’azione di Gesù è che il male esce dal suo nascondiglio ed è costretto a manifestarsi, a rivelarsi per quello che è, a uscire dai subdoli recessi con cui possedeva la vita di quell’uomo. E uscire allo scoperto è già per esso una prima sconfitta. E poi cede il passo, se ne va, e quell’uomo viene restituito a se stesso e alla comunione con gli altri, “seduto, vestito e sano di mente” (v. 15).

Questa è la liberazione dal male che Gesù offre a ogni uomo. Ma io penso di averne bisogno?

sorella Cecilia