“Poca cosa” messa in comune

Foto di Rasmus Gundorff Sæderup su Unsplash
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Mc 6,30-44

In quel tempo 30gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.  34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. 35Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; 36congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». 37Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». 38Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». 39E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull'erba verde. 40E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. 41Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. 42Tutti mangiarono a sazietà, 43e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. 44Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.


Gesù è attento a tutti e a ciascuno. Vede la stanchezza dei suoi discepoli dopo la loro missione e li invita in disparte, perché possano “riposare un po’” (cf. v. 32). Vede anche la grande folla che li segue. La sua tenerezza, la sua attenzione gli permettono di scorgere il disorientamento di questi uomini e di queste donne, ciò che li abita, ciò che a loro manca. Non hanno direzione, non hanno un pastore che “cammina davanti alle sue pecore” (Gv 10,4). Gesù vede tutto questo e mosso dal suo desiderio di bene per l’umanità, “si mise a insegnare loro molte cose” (v. 34).

Ma cosa insegna Gesù, quale parola dona a questa grande folla che lo segue ovunque egli vada? Hanno sentito una voce e l’hanno seguita. Seguire Gesù, riconoscere in lui “una sovrabbondanza” (cf. v. 43) di senso, ha unito in un'unica folla uomini e donne diversi, lontani tra loro. Non hanno quindi bisogno di essere ulteriormente dispersi, come propongono di fare i discepoli (cf. v. 36). Non hanno nemmeno semplicemente bisogno di cibo per sfamarsi. Soluzioni facili queste. Quelle che scegliamo noi per sentire di avere fatto il nostro dovere di fronte ai bisogni, alle povertà che scorgiamo, ma che non guardiamo, dai quali anzi distogliamo velocemente lo sguardo perchè fanno emergere contraddizioni dentro di noi che non ci lasciano tranquilli. Risolviamo velocemente e mettiamo a tacere il grido che sale da tante fragilità, solitudini, emarginazioni: “Congedali in modo che … possano comprarsi da mangiare” (v. 36). Ma Gesù non è venuto per farci sentire a posto! Non è venuto per zittire le nostre tensioni interiori, è venuto anzi per ascoltarle e guardarle con noi: “Venite in disparte, voi soli” (v. 31).

Gesù vede la folla, ha compassione, ne riconosce la ricerca di senso e la mancanza di direzione e se ne fa carico. I discepoli, e noi con loro, vedono quella stessa folla, sono preoccupati, riconoscono solo il bisogno immediato e propongono la soluzione più razionale ed efficiente. Tornano da Gesù forti dei loro successi nella missione, essi stessi hanno insegnato… ma non hanno compreso l’insegnamento del piccolo seme che Gesù ha consegnato poco prima nelle parabole (cf. Mc 4,1-34): l’insegnamento del più piccolo di tutti i semi che diviene grande albero che ospita la vita; l’insegnamento dell’insignificante che cresce, che è fecondo. Non hanno compreso che è proprio da quei “cinque pani e due pesci” (v. 38), svelati solo nella messa in comune con tutti, è dalla loro carenza, da quella “poca cosa”, che Gesù fa nascere abbondanza, è con quell’insignificante briciola donata, messa in comune, che Gesù può sfamare le mancanze di tutti e di ciascuno.

L’insegnamento di Gesù, i suoi gesti sono l’impossibile di Dio che entra nelle nostre vite, e noi ancora non comprendiamo: noi, come i discepoli dobbiamo ricominciare, tornare a metterci alla sequela di quel maestro paradossale il cui messaggio non è potere e successo ma servizio, debolezza e umiltà, condivisione, così ogni uomo e donna, anziani e bambini, “mangerà a sazietà” (cf. v. 42). Gesù oggi chiama noi a responsabilità: “Voi stessi date loro da mangiare” (v. 37), perché da una nostra piccola briciola non trattenuta ma offerta gratuitamente, egli può sfamare l’umanità intera. È la nostra scelta oggi, di vedere e agire con la nostra povertà e mancanza messa in comune, che può rendere sazia la vita dei nostri fratelli e delle nostre sorelle.

sorella Elisa