Seduta ai piedi del Signore

Foto di engin akyurt su Unsplash
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Lc 10,38-42

In quel tempo 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».


Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro, sono nei vangeli figure dell’ascolto, dell’accoglienza della Parola e dell’ospitalità.

L’incontro si fa servizio, diakonía, cura materiale, dedizione, in uno slancio generoso di affaccendata ospitalità, che però dev’essere costantemente “sorvegliato” perché non degeneri in un affaccendarsi che diviene affanno e agitazione (cf. v. 41).

L’incontro si fa ascolto, che è scelta della «parte buona» (v. 42), nel gesto di chi si siede ai piedi della Parola per mettersi in ascolto (cf. v.39). Postura dell’accoglienza e dell’umiltà di chi sta in basso, per ascoltare e ricevere la parola che discende verso quanti tendono l’orecchio, come notava Agostino: Maria «era attenta alla dolcezza della parola del Signore. Marta era intenta a come nutrire il Signore, Maria invece era intenta a come essere nutrita dal Signore. […] Maria dunque ascoltava con piacere quella parola dolcissima e se ne nutriva con il cuore tutto assorto in essa»; per questo «stava seduta ai piedi del nostro Capo: quanto più in basso (humilius) sedeva, tanto più riceveva. L’acqua infatti affluisce verso la bassura delle convalli (ad humilitatem convallis), ma scorre via dalle alture dei colli» (Agostino di Ippona, Discorsi 104,1.3).

L’incontro si fa legame d’affetto, perché «Dio fa abitare in una casa coloro che hanno un unico intento» (Sal 68,6 lxx): la monotropía di Marta, Maria e del loro fratello Lazzaro, il loro essere volti in un’unica direzione, quella dell’ascolto e dell’apertura ospitale all’altro, si traduce nel comune abitare in una stessa dimora, in cui entrerà il Signore stesso: «Marta lo accolse nella sua casa» (Lc 10,38).

Così l’icona biblica di fratello e sorelle diventa figura della fraternità che ha unito san Benedetto alla sorella, santa Scolastica, di cui oggi la Chiesa fa memoria. 

«Santa Scolastica è colei la cui preghiera è stata esaudita da Dio. Come narra san Gregorio Magno nei suoi Dialoghi, Scolastica può dire al fratello Benedetto: “Ecco, io ho pregato te, e tu non mi hai voluto ascoltare; ho pregato il mio Signore e lui mi ha ascoltato”. Dio ascolta la preghiera di santa Scolastica perché nasce dall’amore e condivide la potenza dell’amore – “poté di più colei che amò di più”, come sempre scrive san Gregorio – ma nello stesso tempo è una preghiera vissuta nella purezza del cuore, con lacrime e nell’umiltà» (L. Fallica).

Così oggi la Chiesa, guardando a santa Scolastica, prega il Padre:
dona anche a noi, sul suo esempio,
di amarti e servirti con cuore puro
e di gustare la dolcezza del tuo amore.

Un fratello di Bose