Farsi prossimo
3 marzo 2025
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 10,29-37 (Lezionario di Bose)
In quel tempo 29un dottore della Legge, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno». 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' così».
Il brano evangelico odierno è un testo lucano noto per la sua vividezza e grande facilità di comprensione perché senza particolari artifici letterari offre al lettore la possibilità di immedesimarsi coi suoi vari personaggi mentre la scena prende vita nel racconto.
Si tratta di un brano che solo Luca ci consegna e questa originalità mostra quel tratto di Gesù sempre incline a riservare un gesto di attenzione e accoglienza uniche ad ogni suo interlocutore. In questa occasione è un dottore della legge a rivolgersi a lui con una domanda che svela il suo cuore: “Chi è il mio prossimo ?”.
Gesù, instancabile narratore della parola di salvezza risponde proponendosi come compagno di viaggio nel breve intervallo aperto dal racconto della parabola e si fa’ suo prossimo sapendo che con le sue parole lo porrà di fronte a un fatto nuovo, imprevisto.
È ciò che Gesù ha appena compiuto coi suoi discepoli (cf. Lc 10,1-12) inviandoli ad annunciare una parola che lui stesso non aveva ancora pronunciato: “Il Regno di Dio si è avvicinato”. Spetta cioè ai discepoli narrare quanto hanno inteso dal maestro e annunciare l’Evangelo dopo di lui, divulgando così quella novità che spiana il cammino e illumina di senso autentico la loro missione.
Per i discepoli come per gli osservanti e i dottori della Legge di Mosè la parola di salvezza è resa comprensibile se è testimoniata con la vita; ed è quello che fa il Samaritano coi suoi gesti di cura e di soccorso all’uomo lasciato a terra dai suoi assalitori.
Il racconto è adesso all’apice del suo svolgimento perché è chiaro che Gesù vuole invitarci a riconoscere pari qualità evangelica ai gesti e alle parole di chi appartiene a un altro popolo o che non ha ancora ricevuto l’annuncio dei suoi discepoli.
Al Samaritano è bastato commuoversi per intravedere e immaginare un futuro diverso per l’uomo incontrato sul suo cammino, e la sequenza dei suoi gesti di cura si svolge in un completo silenzio, senza esitazione, perché l’amore verso l’altro può superare ogni categoria, prescrizione e barriera linguistica.
Ecco che quindi siamo invitati a dare un senso nuovo alle parole della nostra fede semplicemente muovendo verso l’altro i nostri passi sulle tracce della parola salda di Gesù, parola che affida a ogni discepolo il nuovo volto e la nuova voce della chiesa.
Questa parola salda è trasmessa da Luca ancora una volta in maniera originale quando dice del Samaritano che dentro di sé si “muove a compassione”, proprio come aveva fatto Gesù (Lc. 7, 13) e come farà il padre del “figliol prodigo” (cf. Lc 15,20): è unica la parola da custodire per giungere al cuore dell’intero Evangelo.
Ora che la parabola ha portato a maturazione il suo intento rivelativo anche l’appello di Gesù fa’ risuonare l’autentico invito evangelico rivolto a tutti noi: “Va’, e anche tu fa’ lo stesso”.
Il cammino compiuto dal Samaritano è per noi di riferimento perché ci illumina con quella semplice ma fondamentale domanda di Gesù: “Di chi ti fai prossimo?”. È questo il modo più semplice per superare la distanza che ci separa dall’altro e con un gesto di amore possiamo diventare discepoli della parola rivelativa del volto di Dio nel suo tratto inconfondibile, la sua misericordia.
fratel Norberto