Il Vangelo della pace
10 luglio 2025
Mt 10,8-15
In quel tempo chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù disse: «8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 9Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, 10né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. 11In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. 12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. 14Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. 15In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città.
Il testo del Vangelo odierno è parte del discorso missionario che Gesù rivolge ai discepoli e offre una visuale del tutto particolare sui suoi pensieri perché alle sue parole non seguiranno dei fatti, i discepoli cioè non partiranno in missione. Matteo ci presenta spesso un Gesù Maestro che consegna il suo insegnamento ai discepoli tramite lunghi discorsi, ma in questo caso i confini entro cui intendere le sue parole sembrano più importanti del loro contenuto.
Indicando un tempo preciso, quello in cui è presente il Figlio dell’Uomo e un’area altrettanto delimitata, la casa di Israele, Gesù segna uno spazio oltre cui non sembra necessario avventurarsi.Matteo fa’ probabilmente sue le parole dell’Apostolo Paolo, secondo il quale l’annuncio della fede è in piena continuità con la benedizione assicurata un tempo da Dio ad Abramo (cf. Gal 3,9).
Nel tempo i discepoli hanno poi saputo rielaborare quanto avevano udito da Gesù scoprendo la forza contenuta nel suo insegnamento grazie a un annuncio diverso nelle parole e nello stile: ” vino nuovo in otri nuovi ”.
Si è trattato anzitutto di adottare la logica dell’abbandono e della fiducia in quanti si incontravano sul cammino, affinché la gratuità rimanesse l’unica modalità di ricevere cibo, protezione e condivisione: tutto doveva avvenire in nome di una pace da offrire a tutti.
È la pace infatti l’unica parola da dire insieme alla lunga serie di azioni terapeutiche da compiere a imitazione di Gesù. L’autorità ricevuta dal Maestro non sembra infatti prescindere dall’annuncio personale della buona novella. È quindi la nostra voce a “risvegliare” le energie di salvezza.
Probabilmente per Gesù l’annuncio era prima di tutto rivolto con urgenza alla comunità stessa dei discepoli. È in questo gruppo che le energie della resurrezione dovevano portare guarigione, speranza e fede. C’è un apprendimento necessario, una formazione continua infatti che deve accompagnare i discepoli prima che Gesù si congedi da loro rivelando l’ultima parola su di sé: “Io sono con voi fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
Ecco aperti i confini dell’annuncio e cioè quelli che aprono ogni spazio e ogni tempo al “nuovo” Emmanuele, il Dio con noi. La strada della missione è quindi originata dal ricordo del nome di Gesù e delle sue parole che aprono il cammino rendendo tutti gli uomini e le donne discepoli dell’unico Vangelo.
La voce di Gesù è quanto rimane al di là di tutte le parole da lui rivolte ai discepoli sulle strade della Galilea e proprio nel Vangelo diventa quel racconto eterno che accompagna ogni generazione sulle tracce dell’unico Maestro. A noi di fare memoria dell’insegnamento che ha trasformato un gruppo di uomini e di donne in testimoni e annunciatori della parola di Vita con la pratica della pace, della condivisione e dell’accoglienza di tutte le differenze.
Non è mai tempo di rinunciare alla pace, a quella parola che sa cioè creare spazi di convivenza e rispetto reciproco perché capace di andare oltre i propri confini e chiusure. La parola di pace da annunciare a tutti è l’impegno che ognuno di noi riceve insieme al suo nome, al suo volto e alla sua voce e può farsi eco della Parola di Dio che in Gesù si è fatta nostra compagna di viaggio fino alla fine del mondo.
fratel Norberto