Le domande della fede

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

15 luglio 2025

Mt 11,2-15

In quel tempo 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,
davanti a te egli preparerà la tua via
.

 11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. 12Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. 13Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. 14E, se volete comprendere, è lui quell'Elia che deve venire. 15Chi ha orecchi, ascolti!


Il brano odierno è attraversato da numerose domande che mettono a fuoco l’identità di Gesù, quella di Giovanni Battista e il rapporto tra i due.

Giovanni, imprigionato in carcere, invia da Gesù alcuni suoi discepoli a chiedergli conto della sua identità messianica: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” (Mt 11,3). La fama di Gesù si era diffusa per tutta la Giudea; i suoi gesti attestano il compimento delle promesse e rivelano il disegno del Signore delle misericordie che desidera che tutti giungiamo a una pienezza di vita. Ciononostante il suo agire e il suo insegnamento suscitano dubbi e domande in Giovanni e nei suoi seguaci; infatti l’ammonimento che il Battista aveva rivolto a quanti accorrevano al Giordano per farsi battezzare era di tutt’altro tono ed evidenziava piuttosto il carattere di giudizio del Messia, di colui che “tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per separare il frumento dalla pula” (Lc 3,17).

Fede non è se non “domanda”. E si accompagna a quell’atteggiamento interiore che interroga e cerca di decifrare gli eventi, non rimane al punto di comprensione che sembra gratificare, ma si spinge oltre nella ricerca di un senso più profondo. 

Non è un caso che l’elenco delle azioni “messianiche” compiute da Gesù, già manifestate dai profeti, si concluda con la menzione dell’annuncio della “buona notizia ai poveri”, i semplici, coloro che non sono guidati da pregiudizi egrazie a questa attitudine sono capaci di superare lo “scandalo” della fede, di cogliere nell’uomo Gesù il compimento delle promesse di Dio. 

Dopo aver risposto ai discepoli di Giovanni, Gesù incalza la folla con una domanda ripetuta tre volte: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto?”. Quasi a chiedere e a chiederci: interrogatevi, perché siete qui? Quale è il motivo profondo della vostra ricerca di fede? Voi, noi, che oggi ci siamo messi in ascolto delle sue parole, che cosa cerchiamo? Forse “una canna sbattuta dal vento”, facilmente malleabile secondo i nostri progetti?

Gesù si sofferma poi a spiegare alle folle il ruolo del Precursore nel disegno di Dio, la cui vita è inseparabilmente intrecciata con quella di Gesù. Come lui, non maestro di certezze, ma in costante ricerca della volontà del Signore. Giovanni Battista è più che un profeta, è il messaggero ultimo annunciato dal profeta Malachia; egli conclude il tempo della promessa e sta sulla soglia, preannunciando la novità del Regno che si compie in Gesù. Per questo Gesù dichiara che “il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui” (Mt 11,11).

Le domande rivolte da Gesù alle folle risuonano per noi oggi come appello ad accogliere l’opportunità di salvezza offertaci dal Signore,a lasciarci sorprendere dalla grazia, ad abbandonare le idee precostituite su di lui che arriviamo a forgiarci, a mettere in questione le nostre attese per aprirci all’ascolto della parola che il Signore ci rivolge: “Chi ha orecchi, ascolti!”. 

fratel Salvatore