Perdonarci per perdonare

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

21 agosto 2025

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 18,21-35 (Lezionario di Bose)

In quel tempo 21Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa». 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: «Restituisci quello che devi!». 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò». 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: «Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?». 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».


La parabola che oggi la liturgia ci propone la troviamo solo nel Vangelo secondo Matteo e ci pone dinanzi al grande tema del perdono. Un tema tanto centrale e costitutivo del nostro essere discepoli del Signore Gesù quanto disatteso nell’annuncio e nella predicazione.

Eppure le parole che concludono il racconto sono le stesse che sigillano la preghiera del Padre nostro, e nella versione di Matteo la preghiera stessa è quasi subordinata al perdono e alla riconciliazione con i fratelli e le sorelle. 

Certo è un tema delicato e difficile, è più facile difendere alcuni principi e dogmi cristiani in maniera ideologica e astratta, che predicare e soprattutto mettere in pratica il perdono e la riconciliazione.

La croce di Cristo, il suo amore fino alla fine e la sua richiesta al Padre di perdonare i suoi aguzzini, ci dicono che solo il perdono può mettere fine alla cascata inarrestabile di violenza, di odio, di guerre, di sofferenza e morte che sembrano costantemente travolgerci a ogni livello, in ogni relazione umana.

L’ingente debito contratto dal primo servo, una cifra realmente spropositata, ci dice senza mezzi termini che non esiste peccato o torto subito che non possa essere perdonato. Ma il perdono cristiano non è solo un lavare le macchie come si può lavare un vestito in lavatrice e non è un atto eroico di chi si ritiene giusto e dall’alto perdona chi gli ha fatto del male.

Il perdono che il Signore ci insegna può trovare la sua sorgente solo nella profonda consapevolezza di essere perdonati e amati dal Signore. Il servo implora la remissione del debito e la ottiene, ma per lui è solo una transazione economica favorevole che non intacca la sfera delle sue relazioni, tanto che non è capace della stessa misericordia verso chi gli era debitore seppure di una infima somma.

Prima di perdonare a cuor leggero gli altri noi dobbiamo saper perdonare noi stessi sapendoci anzitutto amati e perdonati da Dio. Solo così il perdono sarà reale possibilità di ricominciare nella vita, nella relazione con noi stessi, con gli altri e con Dio.

Il figlio maggiore della parabola del padre misericordioso non può perdonare il fratello e ricominciare ad amarlo perché lui stesso non vive nella relazione di amore gratuito del padre. Il padre gli ricorda ciò che solo è importante: “Tu sei sempre con me” (Lc 15,31), ancora una volta il padre non mette sé stesso al centro ma chiama il figlio alla consapevolezza di ciò che è già suo: l’amore preveniente e incondizionato del padre.

Solo nell’amore noi possiamo sperimentare e conoscere il perdono di Dio per noi, solo così potremo veramente perdonare i fratelli e le sorelle aprendo il nostro cuore e il nostro sguardo alla possibilità e alla speranza di un nuovo inizio, come la prostituta del Vangelo secondo Luca alla quale molto è perdonato poiché ha molto amato (cf. Lc 7,36-50).

Se noi ci chiudiamo nel rancore, nell’impossibilità di perdonare gli altri non è il Signore che ci condanna ma lo facciamo da noi stessi precludendoci un cammino di vita, di libertà e di amore insieme all’altro.

Perdonare l’altro in verità significa sempre perdonare noi stessi sapendoci sempre amati e perdonati da Dio. Sotto il suo sguardo di tenerezza e di misericordia possiamo essere liberati dal peso del male che abbiamo commesso e ricevuto, che spesso ci paralizza e ci schiaccia. Nel suo sguardo d’amore noi non siamo più questo male e questa colpa, ma possiamo sempre essere figli amati di Dio che ogni giorno possono ricominciare ad amare, a vivere, a camminare nella libertà e nella speranza insieme e non contro gli altri.

fratel Nimal