17 agosto

Johann Gerhard (1582-1637)
testimone

Nel 1637 muore a Jena Johann Gerhard, teologo luterano. Nato nel 1582 a Quedlinburg, in Germania, Gerhard sentì fin da giovane il desiderio di un'intensa vita interiore. Egli rimase sempre ancorato, sulla scia di Lutero, a una teologia più esperienziale che speculativa; provato a lungo da una salute cagionevole. Subì il fascino delle correnti spirituali dell'epoca, lasciando già a ventidue anni opere dedicate alla preghiera e alla meditazione. Compose nel 1621 a Jena i Loci theologici, vera e propria «summa» dell'ortodossia luterana.
Sotto l'influsso di Johann Arndt, egli iniziò quindi a interessarsi della spiritualità patristica e medievale. Facendo ritorno ai padri della chiesa, Gerhard riscoprì il principio del senso spirituale dell'esegesi, e sviluppò e sostenne una mistica dell'unione a Cristo, presentata come il senso ultimo della giustificazione mediante la fede. La sua opera, caratterizzata dalla sintesi delle dimensioni esperienziale, razionale e contemplativa, ebbe una larga diffusione e segnò profondamente la teologia luterana.


TRACCE DI LETTURA

«I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento proclama l'opera delle sue mani». «La legge del Signore è irreprensibile, ridà la vita; l'insegnamento del Signore è veritiero, fa sapienti i semplici». Il beato David ci insegna nel Salmo 19 che esistono due libri dai quali noi possiamo apprendere e conoscere Dio: il liber naturae e il liber Scripturae.
Nel libro della natura possiamo studiare in maniera fruttuosa se meditiamo su noi stessi o su altre creature di Dio. In noi stessi troviamo il libro interiore della coscienza. Nelle creature troviamo il libro esteriore che dobbiamo leggere, studiare e meditare di continuo. Quante sono le creature che ci sono presentate, tanti sono i maestri che ci sono proposti.
La meditazione del libro della sacra Scrittura può invece configurarsi come attenta osservazione del modo in cui il Signore Dio parla in essa con l'anima credente, ossia di come il Signore ci esorta e come noi gli rispondiamo nell'obbedienza; come imploriamo Dio nella preghiera e come il Signore ci risponde con benevolenza.
(J. Gerhard, La scuola della fede).


LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (11 misrā/naḥasē):
Mosè (VIII sec.), vescovo di Awsīm (Chiesa copto-ortodossa)

LUTERANI:
Johann Gerhard, teologo a Jena

MARONITI:
Mirone di Cizico (+ 250), martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Mirone di Cizico, ieromartire

16 agosto

Frère Roger di Taizé (1915-2005)
monaco

Il 16 agosto 2005, durante la preghiera della sera che raduna la Comunità di Taizé e migliaia di giovani, frère Roger viene ucciso nella chiesa della Riconciliazione. Il 12 maggio precedente, circondato dai suoi fratelli, aveva festeggiato i suoi 90 anni nella semplicità e nella letizia.
Nel 1940, dopo aver concluso gli studi di teologia a Losanna e a Strasburgo, Roger Schutz, figlio di un pastore riformato svizzero, si stabilisce a Taizé, piccolo paese della Borgogna dove intende iniziare una comunità monastica dedicata alla riconciliazione dei cristiani e tesa ad alleviare la miseria umana. Nel 1949, i primi sette fratelli si impegnano nella vita comune. Convinto della necessità di fare di questa comunità un segno visibile di unità, frère Roger vi accoglie in un primo tempo fratelli appartenenti a diverse confessioni evangeliche, e successivamente, dal 1969, anche cattolici. Da allora Taizé costituisce un riferimento spirituale ed ecumenico di primo piano non solo per il mondo ecclesiale, ma anche per le decine di migliaia di giovani che la comunità accoglie anno dopo anno.
Vicino a papa Giovanni XXIII e al patriarca Athenagoras di Costantinopoli, frère Roger ha partecipato al Concilio Vaticano II in qualità di osservatore. Il suo desiderio profondo di unità lo ha sempre condotto a cercare gesti e simboli capaci di evocare, al di là delle difficoltà, l'avvento di una primavera della chiesa, chiamata ad essere una «terra di riconciliazione, di condivisione, di semplicità» al cuore della famiglia umana.


TRACCE DI LETTURA

Ci rendiamo conto che, duemila anni fa, il Cristo è venuto sulla terra non per creare una nuova religione, ma per offrire una comunione in Dio ad ogni essere umano? Dopo la sua resurrezione, la presenza del Cristo si fa concreta attraverso una comunione di amore che è la chiesa. I cristiani avranno il cuore così ampio, l'immaginazione così aperta, l'amore così ardente da scoprire questa via del vangelo e vivere da riconciliati?
Se la vocazione ecumenica ha provocato notevoli dialoghi e scambi, come dimenticare questa parola di Cristo: «Va' prima a riconciliarti»? A forza di rinviare a più tardi la riconciliazione dei cristiani, l'ecumenismo, senza rendersene conto, potrebbe alimentare un'attesa illusoria.
Quando i cristiani permangono in una grande semplicità e in un'infinita bontà del cuore, quando sono attenti a scoprire la bellezza profonda dell'animo umano, sono portati ad essere in comunione gli uni con gli altri nel Cristo.
Una credibilità può rinascere presso i giovani, quando questa comunione che è la chiesa si fa limpida, cerca con tutta la sua anima di amare e perdonare; quando, anche con pochi mezzi, si fa accogliente, vicina alle pene umane. Mai distante, mai sulla difensiva, liberata dalle severità, essa può irradiare l'umile fiducia della fede fin nei nostri cuori umani.
Sì, il Cristo chiama noi, evangelicamente poveri, a realizzare la speranza di una comunione. Anche il più semplice dei più semplici può riuscirci...
Penso che dalla mia gioventù non mi abbia mai abbandonato l’intuizione che una vita di comunità poteva essere un segno che Dio è amore, e amore soltanto. A poco a poco cresceva in me la convinzione che era essenziale creare una comunità con uomini decisi a donare tutta la loro vita, e che cercassero sempre di capirsi e riconciliarsi: una comunità dove la bontà del cuore e la semplicità fossero al centro di tutto.
(Frère Roger, Dio non può che amare)


PREGHIERA

Signore misericordioso e santo,
noi ti lodiamo per il dono
alla chiesa e all'umanità di fr. Roger.
Con la sua vita e la sua parola
ha narrato l'amore e il perdono di Cristo
e ha lavorato per l'unità visibile dei cristiani.
Concedi anche a noi di essere
uomini e donne di riconciliazione.
Per Cristo nostro Signore. Amen


Leo Max Frank (1884-1915)
martire ebreo

Nel 1915 muore ad Atlanta in seguito a un linciaggio Leo Max Frank, ebreo di origine tedesca.
Nato in Texas nel 1884, Frank si trasferì in Georgia nel 1907, dove ricevette l'incarico di supervisore degli impianti della locale industria di proprietà dello zio. Presidente del ramo locale dei «Figli dell'alleanza», ebreo conosciuto e stimato in tutta la Georgia, Frank fu accusato di un omicidio avvenuto nei locali della sua fabbrica dall'unica testimonianza del probabile vero colpevole dell'omicidio, senza alcuna prova ulteriore. Il suo caso provocò una vera e propria bufera, e dopo mesi in cui andò crescendo l'antisemitismo nell'opinione pubblica americana, fino a richiedere l'intervento della Corte Suprema degli Stati Uniti, Frank fu condannato a morte. Il governatore della Georgia, convinto della sua innocenza e dell'iniquità del verdetto, decise però di commutare in ergastolo la condanna, giocandosi la carriera e provocando reazioni che si conclusero con l'irruzione della folla nel carcere dove Frank era rinchiuso e con il suo conseguente barbaro linciaggio.
Nel 1986, Leo Max Frank è stato riabilitato a titolo postumo.


TRACCE DI LETTURA

Finché il mio popolo non avrà trovato
grazia ai vostri occhi, o popoli della terra,
come potrete trovar grazia
agli occhi dell'Eterno?

Finché non direte:
«Certo, Israele ha peccato
ma è stato purificato dalle sue sofferenze».

Finché non direte:
«Confortiamo Israele nelle sue prove,
medichiamo le sue piaghe, guariamo le sue ferite,
poiché è per noi che soffre tali patimenti».

Finché non direte:
«Non è di pietà che Israele ha bisogno,
ma di giustizia».

Finché un popolo non sarà sorto
per parlare in questo modo agli altri popoli,
né pace, né diritto, né giustizia
potranno regnare in mezzo a voi,
o popoli della terra.
(E. Eydoux, Il canto dell'Esilio)


 LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Stefano di Ungheria (+ 1038), re (calendario romano e ambrosiano)
Rocco (XIV sec.; calendario ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (10 misrā/naḥasē):
L'Assemblea dei Primogeniti, martiri (vedi al 28 dicembre)
Giovanni di Ašmūn Tanah (?), martire (Chiesa copto-ortodossa)

LUTERANI:
Leonhard Kaiser (+ 1527), testimone fino al sangue a Passavia
Giovanni il Costante (+ 1532), sostenitore della Riforma in Sassonia

MARONITI:
Rocco, pellegrino

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Traslazione del Mandylion a Costantinopoli (944)
Diomede l'Anargiro (+ 298), martire
Antonio di Novgorod (+ 1147), taumaturgo (Chiesa russa)
Costantino Brancoveanu e compagni (+ 1714), martiri (Chiesa romena)
Razhden il Martire (+ ca 457) (Chiesa georgiana)

SIRO-OCCIDENTALI:
Saba (Piguršnap; IV sec.), martire in Persia

SIRO-ORIENTALI:
Gioacchino e Anna, genitori della beata vergine Maria (Chiesa malabarese)

VETEROCATTOLICI:
Teodulo (IV-V sec.), vescovo

15 agosto

Leggi tutto: 15 agosto

Transito della beata vergine Maria

Gran parte delle chiese d'oriente e d'occidente attorno alla metà di agosto fanno memoria del transito al cielo della vergine Maria, madre del Signore. L'origine di questa festa è assai remota. In alcuni lezionari armeni di Gerusalemme è attestata al 15 di agosto una celebrazione di Maria Theotókos, sorta nel V secolo, probabilmente a seguito del concilio di Efeso del 431. La festa della «dormizione» (koímesis) di Maria fu imposta invece alla fine del VI secolo dall'imperatore Maurizio a tutto l'impero bizantino. In occidente essa giunse qualche decennio più tardi, e dall'VIII secolo assunse il nome di «assunzione» (assumptio) della beata vergine Maria.
Negli apocrifi si racconta la morte di Maria attorniata dagli apostoli, e si narra la sua successiva apparizione ad essi mentre stanno celebrando la cena del Signore. Questi racconti hanno fortemente influenzato la tradizione popolare e l'iconografia religiosa, e hanno portato la chiesa a cogliere l'esito finale della vita terrena di Maria alla luce della vittoria di Cristo sulla morte. Eccezion fatta per la chiesa copta, che ricorda in due date differenti la morte e l'assunzione della Vergine, le chiese cristiane non si sono pronunciate nell'antichità riguardo alla sua morte. Nella chiesa cattolica, il 1° novembre 1950, si è giunti a proclamare come dogma l'elevazione alla gloria celeste, in anima e corpo, di Maria. Altre chiese, che pure non avvertono la necessità di una simile definizione dogmatica, celebrano nel transito al cielo della madre del Signore la speranza nella resurrezione finale di ogni carne, anticipata profeticamente nella parabola terrena di colei che è figura della Gerusalemme celeste.


TRACCE DI LETTURA

Lo stesso grande angelo, colui che già una volta
l'annuncio della nascita le aveva consegnato,
era là, in attesa che levasse a lui lo sguardo,
e disse: «È tempo ora che tu appaia».
Ed ella ebbe timore, come allora, e ancora
si mostrò come l'ancella, che nell'intimo annuisce.
Ma lui la illuminava: infinitamente avvicinandosi,
fu come se svanisse nel suo volto -
e comandò agli apostoli, in luoghi lontani già dispersi,
di ritrovarsi nella casa presso il pendio, la casa della Cena...
Ora che li vide tutti, ognuno dietro al proprio lume,
in attesa, si volse lei dalla pienezza
delle voci e ancora regalò di cuore
le due vesti che possedeva,
e levò il viso verso l'uno, verso l'altro...
(Oh, sorgente di indicibili lacrime).
Ma nella sua debolezza si distese
e i cieli su Jerusalem così vicino
attrasse, che uscendo la sua anima nell'alto
solo di poco ebbe da protendersi:
Egli che di lei tutto sapeva, la sollevò
nella divina natura che già le apparteneva.
(R. M. Rilke, La morte di Maria).


PREGHIERA

Signore Dio nostro,
per la vergine Maria, madre del Signore,
oggi si rallegrano il cielo, la terra e ogni creatura:
fa' che tutto il nostro essere,
spirito, anima e corpo,
giunga alla gloria della resurrezione,
in Cristo Gesù, nostro unico Signore.


LETTURE BIBLICHE

Ap 11,19; 12,1-10 (vigilia); Gen 3,15-20; 1Cor 15,20-26; Gv 19,25-27


Basilio di Mosca (1464-1552)
testimone

Nel 1552 si spegne a Mosca Basilio, folle per Cristo. Vasilij Blažennyj (ossia il «beato») era nato nel 1464 a Elokhov, nei pressi di Mosca. Sarà il più amato dei folli per Cristo russi. Vagabondava nudo per le vie della città e non temeva di compiere atti incomprensibili come distruggere i beni esposti al mercato per punire i commercianti disonesti o abbracciare i muri delle case in cui risiedevano persone timorate di Dio. A più riprese egli rimproverò lo zar Ivan il Terribile per le malvagità del suo cuore e per la sua crudeltà.
Basilio è l'esempio più eloquente di quel diritto di rimproverare i potenti che a partire dal XVI secolo divenne, nella tradizione russa, esclusivo appannaggio dei folli per Cristo. Alla sua morte egli fu subito venerato e amato, al punto che a lui è stata dedicata la chiesa che sorge sulla piazza Rossa accanto al Cremlino.


TRACCE DI LETTURA

«Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente» (1Cor 3,18); «Noi siamo stolti a causa di Cristo» (1Cor 4,10). Ciò che Paolo intende dire è anzitutto il paradosso della fede in un Messia crocifisso. Stolta, agli occhi del mondo, è la fede cristiana.
Siamo talmente abituati al paradosso del cristianesimo che facciamo fatica a cogliere nelle sorprendenti parole di Paolo qualcosa di più che una semplice iperbole. Ma Paolo insiste sulla radicale inconciliabilità di due ordini, quello mondano e quello divino. La follia per Cristo esprime essenzialmente il bisogno di mettere a nudo la radicale contraddizione fra la verità cristiana da un lato e il senso morale del mondo dall'altro.
(G. Fedotov, La mentalità religiosa russa).


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
La beata vergine Maria

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Assunzione della beata vergine Maria

COPTI ED ETIOPICI (9 misrā/naḥasē):
Abba Ari (III sec.), martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Hermann von Wied (+ 1552), vescovo a Colonia

MARONITI:
Assunzione della beata vergine Maria

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Dormizione della santissima nostra signora la Madre di Dio e sempre vergine Maria
Basilio il Folle (Chiesa russa)

SIRO-OCCIDENTALI:
Assunzione della beata vergine Maria

SIRO-ORIENTALI:
Transito della beata vergine Maria

VETEROCATTOLICI:
Dormizione di Maria

14 agosto

LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Massimiliano Maria Kolbe (+ 1941), presbitero francescano, martire

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Massimiliano Maria Kolbe, presbitero francescano, martire (calendario romano)
Simpliciano (IV sec.), vescovo di Milano (calendario ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (8 misrā/naḥasē):
I martiri Maccabei (+ 166 a.C.) (Chiesa copta)

LUTERANI:
Georg Balthasar (+ 1629), testimone fino al sangue in Boemia
Florence Nightingale (+ 1910), benefattrice in Inghilterra

MARONITI:
Marcello (IV sec.), vescovo di Apamea, martire
Michea (VIII sec. a.C.), profeta

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Vigilia della Dormizione della santissima Madre di Dio
Michea, profeta

13 agosto

Nersēs Šnorhali (1102-1173)
monaco e pastore

Nel 1173 muore a Hromklay, in Armenia, Nersēs Šnorhali, monaco e catholicos degli armeni.
Nato nel 1102 presso la fortezza di Covk' da una famiglia di grande tradizione ecclesiale, Nerses entrò giovanissimo nel Monastero Rosso di K'esun assieme al fratello Grigoris. Ordinato presbitero nel 1120, venne assunto da Grigoris, nel frattempo divenuto catholicos, come collaboratore personale, e ricevette dalle sue mani l'ordinazione episcopale qualche anno più tardi.
Uomo di grande affabilità e di notevole cultura, Nerses si conquistò lo pseudonimo di Šnorhali, che indica un insieme equilibrato di dolcezza e amabilità, grazie alle grandi doti acquisite mediante l'ascesi monastica e manifestate per tutta la vita. Egli seppe infatti presiedere all'unità della propria chiesa e nel contempo intessere dialoghi con l'occidente latino e l'oriente bizantino, con cui l'Armenia non aveva più ristabilito la piena comunione dai tempi del concilio di Calcedonia.
Alla morte del fratello, nel 1166, Nersēs gli succedette alla guida della chiesa armena, ed ebbe così modo di condurre in prima persona la preparazione di quel sinodo di riconciliazione che sarà presieduto, dopo la sua morte, da Nersēs di Lambron.
Profondamente convinto che compito fondamentale di un pastore sia quello di servire l'unità della chiesa e fra le chiese, egli non cessò mai di ricordare a tutti come per costruire un'unità duratura siano necessarie una fede autentica e una carità radicata nell'adesione al cammino di abbassamento rivelato nella kenosi del Verbo.


TRACCE DI LETTURA

È Paolo a rivelarci come dev'essere un vescovo e come debba comportarsi: «Il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro» e via dicendo. Egli deve, con il potere affidatogli, mantenere incrollabili le strutture di quei templi inabitati da Dio che sono i fedeli. Egli è tenuto a dare loro, secondo il comando del Signore, il cibo della Parola al tempo dovuto, giorno dopo giorno.
Quando diciamo che il vescovo dev'essere mite, umile, onesto, ci vengono in mente Mosè e David, che furono autentici pastori del popolo di Israele. Allo stesso modo i nuovi pastori sono chiamati a pascere il gregge con umiltà e pace, comportandosi da pastori, appunto, e non con la pompa e gli eccessi dei principi di questo mondo.
Quando l'Apostolo richiama alla mitezza, egli insegna quell'umiltà che fu data come esempio da Cristo stesso: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore».
(N. Šnorhali, Epistola generale)


PREGHIERA

O santi traduttori,
che ci avete trasmesso la fede
sul modello del vero amore dei santi apostoli
prese in voi sussistenza
sgorgando come una fonte
lo Spirito dei doni,
sorgente inesauribile.
Venite, adoriamo la luce inesauribile.


LETTURE BIBLICHE

1Cor 12,4-11; Mt 7,6-12


Jeremy Taylor (1613-1667)
pastore

Nel 1667 muore in Irlanda Jeremy Taylor, vescovo anglicano di Down e Connor.
Nato nel 1613 in Inghilterra, Taylor compì i suoi studi a Cambridge. Ordinato presbitero nel 1633, egli divenne rettore di Uppingham cinque anni più tardi. Fatto cappellano del re Carlo I, alla morte di quest'ultimo Jeremy partì per l'Irlanda dove fu eletto vescovo di Down e Connor.
Autore di opere polemiche, abituato ad attingere sia alla lettura spirituale della Scrittura che al Book of Common Prayer, Jeremy Taylor è amato e ricordato nella chiesa anglicana soprattutto per i suoi insegnamenti sulla vita interiore, la preghiera e il senso cristiano della morte, caratterizzati, secondo la migliore tradizione anglosassone, dalla concretezza, dall'estrema sobrietà e dalla ricerca di una profonda unità tra l'esperienza religiosa e la vita di ogni giorno.


TRACCE DI LETTURA

Sebbene in un primo tempo non sia gradevole pensare a dedicare buona parte del nostro tempo ad atti espliciti di culto o di preghiera, tuttavia diverrà non solo un dovere, ma anche un fatto provvidenziale l'abbandono di ogni attività che ci è possibile lasciare per dedicarci al servizio di Dio e all'opera dello Spirito in noi. Il miglior commerciante è colui che spende il suo tempo per Dio e il suo denaro per i poveri.
(J. Taylor, Il santo vivere).


PREGHIERA

Dio santo e vivente,
che abiti nei cuori umani
e ci rendi partecipi della natura divina
in Cristo nostro sommo sacerdote,
accorda a noi che facciamo memoria
del tuo servo Jeremy Taylor
di riporre la nostra fiducia nelle tue promesse celesti
e di vivere conformemente ai tuoi comandi.
Attraverso Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE

1Re 3,6-10; Tit 2,7-8.11-14; Mt 5,17-20


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Jeremy Taylor, vescovo di Down e Connor, maestro della fede
Florence Nightingale (+ 1910), infermiera, riformatrice sociale
Octavia Hill (+ 1912), riformatrice sociale

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Ponziano, papa, e Ippolito, presbitero (III sec.), martiri (calendario romano e ambrosiano)
Ippolito, martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (7 misrā/naḥasē):
Annuncio a Gioacchino che Anna concepirà la vergine Maria

LUTERANI:
Radegonda (+ 587), benefattrice in Francia
Paul Richter (+ 1942), testimone fino al sangue in Sassonia

MARONITI:
Chiara di Assisi (+ 1253), monaca

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Chiusura della festa della Trasfigurazione
Traslazione delle reliquie di Massimo il Confessore (580-662)
Beniamino, metropolita di Pietrogrado e Gdovsk, Sergio, Giorgio e Giovanni (+ 1922), neomartiri (Chiesa russa)
Arsenio Ninozmindeli (+ ca 1018) (Chiesa georgiana)

SIRO-OCCIDENTALI:
Ciriaco (VIII-IX sec.), patriarca

VETEROCATTOLICI:
Massimo il Confessore (580-662) (vedi al 21 gennaio)

12 agosto

LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (6 misrā/naḥasē):
Giulitta di Cesarea (+ 303), martire (Chiesa copto-ortodossa)
Maria Maddalena (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Paul Speratus (+ 1551), vescovo e poeta in Prussia

MARONITI:
Fozio e Aniceto di Nicomedia (+ ca 306), martiri

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Fozio e Aniceto di Nicomedia, martiri
Angelina di Krusendol (XV sec.), igumena (Chiesa serba)

11 agosto

Leggi tutto: 11 agosto

Chiara di Assisi (1193-1253)
monaca

Nel 1253 muore ad Assisi Chiara, monaca nel monastero di San Damiano. Consegnando a Dio la propria vita, lo benedice e lo ringrazia di averla creata. Nata nel 1193 e cresciuta nella nobile famiglia assisana dei Favarone, Chiara si sentì chiamata a operare una radicale conversione grazie all'incontro con quel vangelo vivente che era Francesco di Assisi. La notte tra la domenica delle Palme e il lunedì santo del 1212, essa decise di abbandonare tutto e di recarsi alla Porziuncola per consegnarsi interamente al Signore davanti ai primi frati minori. Iniziava così per Chiara un itinerario di sequela, nella povertà e nell'abbassamento, di Colui che da ricco si è fatto povero per gli uomini. Raggiunta dalla sorella Caterina, Chiara si stabilì a San Damiano su consiglio di Francesco, ricevendo da lui «una forma di vita e l'ammonizione a perseverare nella santa povertà». Chiara dovette lottare a lungo, contro le autorità della chiesa e contro gli stessi frati minori, per rimanere fedele alla forma vitae ricevuta e per poter conservare la povertà radicale sia individuale che comunitaria a cui si era votata. Esempio di radicalismo evangelico, fautrice di una chiesa di poveri, Chiara servì fino alla fine le compagne come «minore tra le minori», favorendone la comunione e rispettando la coscienza di ognuna di esse; era infatti consapevole, anche quando fu imposta la clausura alla comunità di San Damiano, che il vero chiostro in cui bisogna dimorare è quello del cuore, dove può maturare l'obbedienza al vangelo nella libertà e per amore. La Regola, la prima scritta da una donna per le proprie compagne, sarà approvata il 9 agosto 1253, due giorni prima della morte di Chiara.


TRACCE DI LETTURA

Sorella carissima, rafforzati nel santo servizio, già intrapreso con desiderio ardente, verso il povero crocifisso. Lui sostenne per noi tutti il supplizio della croce strappandoci dal potere del signore delle tenebre e riconciliandoci con Dio Padre. O beata povertà, che procura ricchezze eterne a chi l'ama e l'abbraccia! O santa povertà, in quanto il regno dei cieli è senza dubbio riservato da Dio a chi desidera averla, insieme a gloria eterna e vita beata! O pia povertà, che il Signore Gesù Cristo, lui che regnò e regna su terra e cielo, lui che pronunciò una parola e tutto fu fatto, si degnò di abbracciare al di sopra di ogni altra cosa!
(Chiara d'Assisi, Prima lettera ad Agnese 14-16).


PREGHIERA

Nella tua misericordia, Signore,
hai ispirato a Chiara
un ardente amore per la povertà evangelica:
concedi anche a noi di seguire in perfetta letizia
Cristo umile e povero
e di restare fedeli alle esigenze evangeliche,
ringraziando sempre te che ci hai creati e redenti
in Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE

1Cor 7,25-31; Lc 14,25-35


John Henry Newman (1801-1890)
pastore

Nel 1890 muore all'Oratorio di Edgbaston, dove si era stabilito fin dal 1852, John Henry Newman, presbitero anglicano e poi cardinale cattolico.
Newman nacque a Londra nel 1801, e fu un uomo di straordinarie doti intellettuali. Compiuti gli studi classici a Oxford, egli optò nel 1821 per la carriera ecclesiastica nella Chiesa d'Inghilterra, nella quale aveva ricevuto il battesimo. Ordinato presbitero nel 1824, John Henry Newman divenne presto una figura di riferimento per il mondo accademico oxoniense.
Educatore amorevole ed esigente, predicatore sempre attento a rispettare l'intelligenza dei suoi uditori, sotto l'impulso dei suoi studi patristici egli decise di operare in profondità per la riforma della chiesa anglicana dando vita, assieme a personaggi celebri come Jhon Keble e Edward Bouverie Pusey, al Movimento di Oxford.
Al termine di un itinerario personale tormentato, descritto nella Apologia pro vita sua nel 1864, Newman decise di passare alla chiesa cattolica.
Le sue intuizioni profetiche e il rigore intellettuale non gli permisero però neppure allora di trovare la pace tanto agognata. In contrasto con certe figure di spicco dell'episcopato cattolico, a disagio di fronte alla conduzione del dibattito sull'infallibilità papale al concilio Vaticano I, egli vide infine riconosciuta l'incrollabile onestà della sua condotta di vita nel 1879, quando Leone XIII lo creò cardinale e il mondo anglicano iniziò a rivalutare la sua parabola personale.
Newman morì dopo una rapida malattia, volendo come iscrizione sulla lapide: «Ex umbris et imaginibus in veritatem», a testimonianza di quella luce gentile che aveva tanto invocato e che lo aveva guidato per tutta la vita.


TRACCE DI LETTURA

Guidami tu, luce gentile, attraverso il buio che mi circonda,
sii tu a condurmi!
La notte è oscura e sono lontano da casa,
sii tu a condurmi!
Sostieni i miei piedi vacillanti:
io non chiedo di vedere ciò che mi attende all'orizzonte,
un passo solo mi sarà sufficiente.
Non mi sono mai sentito come mi sento ora, né ho pregato che fossi tu a condurmi.
Amavo scegliere e scrutare il mio cammino;
ma ora sii tu a condurmi!
Amavo il giorno abbagliante, e malgrado la paura,
il mio cuore era schiavo dell'orgoglio:
non ricordare gli anni ormai passati.
Così a lungo la tua forza mi ha benedetto, e certo
mi condurrà ancora,
landa dopo landa, palude dopo palude,
oltre rupi e torrenti, finché la notte scemerà;
e con l'apparire del mattino
rivedrò il sorriso di quei volti angelici
che da tanto tempo amo e per poco avevo perduto.
(J. H. Newman, Guidami, luce gentile)


PREGHIERA

Dio eterno,
tu hai chiamato John Henry Newman
a proclamare la tua gloria
in una vita di preghiera e di dedizione pastorale:
mantieni fedeli al loro ministero le guide della tua chiesa
e benedici il tuo popolo attraverso il loro servizio,
perché la chiesa possa crescere
sino alla piena statura
di tuo Figlio Gesù Cristo, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE

Ml 2,5-7; 1Cor 4,1-5; Mt 24,42-46


Eustazio di Mtskheta (+ ca 545)
martire

La Chiesa georgiana ricorda oggi uno dei suoi più antichi e celebri martiri: Eustazio di Mtskheta.
Eustazio era persiano di nascita, e il suo nome originario era Gwirobandak. Egli giunse all'età di trent'anni a Mtskheta, allora importante centro del governatorato persiano della Georgia, e in quella città apprese la professione di calzolaio. La sua vita cambiò tuttavia radicalmente quando incontrò i cristiani georgiani. Convertitosi, si fece battezzare con il nome di Eustazio e sposò una donna cristiana.
La sua fede cominciò presto a creargli notevoli problemi di integrazione con la corporazione dei calzolai, strettamente legati ai culti delle divinità persiane. I suoi colleghi cercarono a più riprese di coinvolgere Eustazio nelle loro celebrazioni religiose, ma egli non cedette alle loro pressioni. Fu quindi accusato presso il governatore di Tbilisi il quale, di fronte al rifiuto di Eustazio di apostatare dal cristianesimo, lo fece decapitare attorno all'anno 545. Il suo corpo venne riportato a Mtskheta dai cristiani della città.
Il racconto della passione di Eustazio, uno dei più antichi della tradizione georgiana, è altresì uno dei più sobri e insieme dei più ricchi di dettagli storici di tutta l'antichità cristiana.


TRACCE DI LETTURA

Quando Eustazio e i suoi compagni comparvero alla presenza del governatore di Tbilisi, questi disse loro: «Da dove venite, a quale fede appartenete?». Allora ciascuno disse da dove veniva, e tutti affermarono: «In patria appartenevamo alla fede dei nostri padri e seguivamo la religione persiana, ma quando siamo immigrati in Georgia e abbiamo visto la testimonianza dei cristiani, anche noi siamo divenuti discepoli di Cristo e lo siamo ancora, perché la vita dei cristiani è santa, piacevole e bella oltre misura, e nessun'altra religione ci sembra paragonabile alla nostra fede cristiana»
( Passione di Eustazio il Calzolaio)


PREGHIERA

Il martire Eustazio ricevette da te,
Signore nostro Dio,
la corona dell'incorruttibilità,
perché vivendo della tua forza vinse il Forte
e la potenza impotente degli idoli fu travolta.
Per la sua intercessione,
Cristo Dio nostro,
salva le nostre anime.


LETTURE BIBLICHE

2Ti 2,1-10; Gv 15,17-16,2


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Chiara d'Assisi, fondatrice delle Minori
John Henry Newman, presbitero, Trattariano

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Chiara, vergine (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (5 misrā/naḥasē):
Giovanni il Soldato (IV sec.) (Chiesa copta)
Filippo di Dabra Bizan (+ 1406), monaco (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Chiara di Assisi, fondatrice dell'Ordine delle clarisse

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Euplo il Diacono (+ 304), megalomartire
Nifone (+ 1508), patriarca di Costantinopoli (Chiesa romena)
Eustazio di Mcketa, martire (Chiesa georgiana)

VETEROCATTOLICI:
Chiara di Assisi, vergine