Campi di servizio

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La proposta dei campi di lavoro è pensata per dare ai giovani la possibilità di partecipare maggiormente alla vita della comunità. La giornata è ritmata dalla preghiera comune, il mattino è dedicato al lavoro (orto, raccolta frutta, pulizia del bosco) e nel pomeriggio è previsto un incontro di riflessione biblica, di confronto e discussione guidato da un fratello o una sorella della comunità. Si condividono con la comunità il pranzo, la cena e i momenti liberi che diventano occasioni di scambio e conoscenza.
Ai giovani che partecipano al lavoro della comunità non è richiesto alcun contributo per l’ospitalità: il soggiorno è gratuito. Portare con sé: Bibbia, sacco a pelo o lenzuola, asciugamani e indumenti per il lavoro (scarponi, guanti).

Anche in altri periodi è possibile, per singoli o gruppi, fare l’esperienza del campo di servizio: è sufficiente accordarsi in anticipo con l’ospitalità.

CONTATTI

Ospitalità del monastero di Bose
Tel: (+39) 015 679 185
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Giovani presentazione

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"Una volta maturate delle convinzioni, occorre restare loro fedeli, non abbandonarle a ogni soffio di vento, non abbandonarle o tradirle per interesse. È questione di essere affidabili per gli altri, altrimenti non c’è possibilità di relazione, di vero incontro, di fare strada insieme. Occorre coraggio e a volte anche sacrificio per essere perseveranti, ma questa è la condizione per essere nella verità delle convinzioni maturate, per essere conformi alla parola data, per poter perseguire quei fini che ci eravamo prefissi. Alla vostra età il cammino di umanizzazione si fa soprattutto con queste acquisizioni, e così la vostra vita può essere progettata come un’opera d’arte in cui conoscete la libertà e l’amore, le due realtà senza le quali non c’è vita umana."

da un discorso di Enzo Bianchi

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Che cosa vuoi che io faccia per te?

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Eccoci giunti all’ultima delle domande di Gesù che abbiamo raccolto e lasciato risuonare in questo tratto di cammino insieme. Una domanda che rimanda a noi, che chiede di affinare il nostro desiderio e di imparare a manifestarlo con fede-fiducia, umiltà e coraggio, al Signore. E, certo, anche ad accogliere quel che ci viene comunque donato nella vita.

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Il Figlio dell’uomo quando verrà troverà la fede sulla terra?

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Dopo aver sostato a settembre nella stazione della gratitudine e in ottobre sulla capacità di stupore e di affidamento, oggi facciamo tappa in una stazione che è sullo stesso percorso delle altre due, molto prossima a quelle precedenti, la stazione della fede, della fiducia, e possiamo soffermarci su questo tema grazie a una domanda di Gesù che ci apre sul futuro partendo proprio dal nostro presente e ricordando il passato, infatti questa domanda si fonda sulla promessa che egli ha fatto di ritornare e la fede in questa sua parola dovrebbe sostenere la nostra attesa e plasmare la nostra vita.

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Non si è trovato nessuno?

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Il racconto dell’evangelista Luca ci pone in cammino con Gesù. Ecco che vengono incontro a Gesù dieci “lebbrosi”, persone affette da malattie alla pelle che per il pensiero dell’epoca erano considerate “impure”, costrette a stare fuori dai centri abitati, tagliate fuori da ogni tipo di socialità, private di ogni riconoscimento come esseri umani. Costrette a stare lontane dagli altri.

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Perchè avete paura?

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La domanda di oggi è rivolta ai discepoli, ai discepoli nella tempesta. La domanda di Gesù risuona come un rombo sordo: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. Hanno paura perché non hanno fede, non hanno abbastanza fiducia in lui, non lo conoscono davvero, non lo sanno riconoscere nelle tempeste della loro vita. Loro come noi.

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