Giorgio La Pira
A ventun'anni scrive allo zio: “Il cattolicesimo ... non si limita ad una sterile critica dei testi o ad una disattenta e arbitraria interpretazione intellettuale della Carità. È Azione, cooperazione fattiva di Dio e dell'uomo: gettar mille ponti che permettono il passaggio dalla terra a Dio: vuole che ogni uomo esperimenti - sia pure in minima parte - le delizie della santità e inizi l'ascesa della scala mistica che Gesù Cristo pose fra la terra e il cielo. Ora questi esperimenti sono concreti, richiedono tutto l'uomo, nella sua bellezza interna ed esteriore ... La pace che l'animo possiede deve rispandersi sulle cose della terra, per sollevarle, ordinarle, purificarle. E tutta la sublime sapienza della chiesa non ha altro fine che questa armonia sempre accresciuta, che questa sempre più perfetta aderenza del mondo interiore ed esteriore”. Da questo testo appare chiaramente il primato della fede come elemento costitutivo della vita spirituale e dell'esperienza storica di La Pira.
Dopo aver studiato a Messina, va a Firenze dove nel 1927 gli viene offerto un insegnamento. Nel 1928 entra a fa parte dell'Istituto secolare dei Missionari della Regalità fondato da p. Agostino Gemelli. Nel 1933 vince la cattedra di Istituzioni di Diritto Romano all'università di Firenze. Tra il 1939 e il '40 pubblica la rivista «Principi» che viene messa a tacere dal regme fascista. Nel 1946 viene eletto deputato alla Costituente come indipendente nelle liste della DC.