I divorziati - Basilio Petrà

Leggi tutto: I divorziati - Basilio Petrà
Nato ad Arezzo nel 1946 da genitori greci, è presbitero cattolico della diocesi di Prato. Laureato in filosofia (Università di Firenze, 1971), dottore in teologia morale (Accademia Alfonsiana, Roma, 1981).Ha trascorso un anno di studi (1976/1977) presso la Holy Cross School of (Greek Orthodox) Theology (Brookline, Boston, USA) con scholarship della allora Greek Orthodox Archdiocese of North and South America, ed un semestre (1977-1978) presso la Facoltà di teologia dell'Università di Tessalonica (Grecia). E' professore stabile ordinario di teologia morale fondamentale e di morale familiare presso la Facoltà Teologica dell'Italia Centrale con sede a Firenze, ove insegna dal 1981; dal 1979 è pure docente invitato di teologia morale patristica greca presso l'Accademia Alfonsiana (Roma). Dal 1992 tiene corsi di morale ortodossa presso il Pontificio Istituto Orientale (Roma) ove è attualmente professore invitato associato. Dal 1994 al 2007 è stato consultore della Pontificia Congregazione per le Chiese Orientali Cattoliche. Dal 2001 è professore invitato presso l'Istituto Ecumenico San Nicola di Bari. Dal 2003 è membro del Board of Governors dell'Intams (International Academy for Marital Spirituality-Bruxelles). Professore invitato presso l'Università Urbaniana dal 2004-2005.

Consigliere di redazione di varie riviste teologiche (Rivista di teologia morale, Rivista liturgica [fino al 2008], Rivista di ascetica e mistica, Ephrem's Theological Journal, Intams Review, Asian Horizons), ha tradotto saggi e volumi dei teologi ortodossi Ch.Yannaras, G.Mantzaridis, S.S.Harakas, I. Zizioulas, A.Yannoulatos.

"L’accoglienza dei divorziati risposati è una delle più grandi sfide pastorali odierne. Essa esige da parte della chiesa l’attivazione di tutte le sue risorse in modo da riuscire ad essere segno della divina misericordia e a mostrare un volto di madre, il suo vero volto. L’incontro sarà dedicato a mettere in luce i vari aspetti del problema: biblici, storici, canonici, teologici, pastorali; sarà presa in considerazione la prassi di altre chiese e saranno presentate e discusse le varie proposte attualmente presenti in ambito cattolico".

Dall’inizio del pontificato di papa Francesco e in maniera particolare dalla relazione finale del sinodo straordinario sui temi della famiglia emerge sempre più con insistenza la necessità di riflettere a fondo sulla presenza sempre più numerosa di famiglie con situazioni particolari di sofferenza, di divisioni e di fallimenti matrimoniali alle spalle, che chiedono aiuto e accoglienza nella Chiesa. Il professore Basilio Petrà, presidente dell’associazione teologica italiana per lo studio della morale, ha cercato di ripercorre tutte le tappe storiche del dibattito e della legislazione della chiesa in merito soprattutto all’accoglienza dei divorziati risposati, cercando di individuarne i criteri ispiratori e di mettere in luce possibili “vuoti legislativi”. Il sinodo straordinario e le votazioni che sono avvenute a maggioranza su ogni punto della relazione, mostrano che la Chiesa necessita di tutte le sue risorse intellettuali, pastorali e spirituali per affrontare il problema. La nostra tradizione, ha osservato il professor Petrà, contiene in sé gli elementi su cui si può lavorare per venire incontro a situazioni sempre più numerose, che non sono semplicemente casi di studio, ma persone segnate da fallimenti che cercano anche nella chiesa un luogo in cui sentirsi accolte e ricominciare.

Sintesi della giornata di Sofia Bianchi

Acquista il CD audio
Acquista mp3 scaricabili

I giovani oggi - Umberto Galimberti

Leggi tutto: I giovani oggi - Umberto GalimbertiNato a Monza nel 1942, Umberto Galimberti, già professore ordinario all’università Ca’ Foscari di Venezia, titolare della cattedra di Filosofia della Storia. Dal 1985 è membro ordinario dell’international Association for Analytical Psychology. Dopo aver compiuto studi di filosofia, di antropologia culturale e di psicologia, ha tradotto e curato numerosi testi di Jaspers, di cui è stato allievo durante i suoi soggiorni in Germania.

Umberto Galimberti analizza le radici della paura che provano i giovani di oggi, derivante dall’insicurezza, dal senso di inadeguatezza del vivere e dalla mancanza di aspettative verso il futuro, da quello che Friedrich Nietzsche definì “nichilismo”, vale a dire assenza di uno scopo e rinuncia al perseguimento di un obiettivo; suggerisce come eliminare questa paura e come far fronte alla crisi di oggi, acquisendo consapevolezza di ciò che si è, della propria virtù e delle proprie capacità. Egli propone un modello di cultura che non segue schemi fissi: si tratta di un modello che non “immobilizza”, che induce i giovani a considerare un futuro incerto come un’occasione e non come un limite, permettendo di reinventarsi scongiurando la “monotonia della ripetizione” e di un percorso predefinito.

“Qual è la ragione del tuo malessere?” chiedeva il filosofo argentino Miguel Benasayagai giovani di Parigi che ascoltava e curava, e la risposta era sempre “Non lo so”.

Non è un malessere psicologico, ma culturale dice Umberto Galimberti. La profezia del folle che annuncia la morte di Dio, la perdita di senso e la svalutazione di tutti i valori è rimasta inascoltata per più di un secolo, ma ora siamo costretti a fare i conti con “l'ospite inquietante”, il tempo del nichilismo. Sia la tradizione giudaico-cristiana sia poi la scienza moderna iscrivevano il futuro in un disegno e il tempo in una storia: il passato come male, il presente come redenzione e il futuro come salvezza. Ora invece ci si trova a fare i conti con un futuro che rappresenta una minaccia. la mancata promessa del futuro, è uno dei fattori sociali che determina in maniera radicale il malessere dei giovani.

Ma secondo Galimberti i “disastri” che plasmano e determinano la vita di un giovane avvengono in realtà nei primi tre anni di vita, nei quali si costruisce la sua mappa emotiva sulla base di quelli che sono gli stimoli e gli interventi esterni. Il riconoscimento, il rapporto con l'autorità, il principio di non-contraddizione e di causalità, sono codici fondamentali per imparare a leggere e dare significato al mondo esterno e ai propri stimoli e sentimenti interni. L'identità non è dunque un concetto naturale ma un processo che si fonda sul riconoscimento, il bambino che non viene riconosciuto e ascoltato, a cui non viene data risposta ai suoi “perché”, ma solo gratificato e tenuto buono fatica a sviluppare la sua propria identità e resta “muto” e inconsapevole di fronte al mondo esterno e di fronte a se stesso perché non ha imparato a dare nome alle cose.  

Sintesi della giornata di Sofia Bianchi

La pazienza - Gabriella Cramore

Leggi tutto: La pazienza - Gabriella CramoreGabriella Caramore ha insegnato Religioni e comunicazione alla Sapienza-Università di Roma. Tra i suoi libri: «Nessuno ha mai visto Dio» (2012) e «Come un bambino. Saggio sulla vita piccola» (2013), entrambi editi da Morcelliana. Il suo ultimo libro «Pazienza» (2014) è edito da Il Mulino. E' autrice e conduttrice della trasmissione di Rai Radio 3 «Uomini e Profeti».

Pazienza sembra un termine ormai sconosciuto nella società contemporanea, una di quelle parole sovraccariche di significati che non vengono più usate né comprese.
Una certa parte della tradizione cristiana vede nella pazienza un atto passivo di sopportazione del dolore, un patire silenzioso e inattivo. Gabriella Caramore prova invece a ridefinire la pazienza a partire dalla passione, dal desiderio e dal prendersi cura.
C'è quindi un'attività incessante in colui che agisce con pazienza; vi è un desiderio ardente, coltivato giorno per giorno con perseveranza. Non vi è dunque un'attitudine passiva nell'atto di pazientare, ma c'è attesa, c'è attenzione e cura. La pazienza determina dunque la qualità del tempo che viene donato all'altro, la postura con cui ci si pone di fronte ad un altro.
Il linguaggio della pazienza s'impara dalla natura, dalla vita umana: il costruire se stessi è un grande lavoro di pazienza in cui le attese sono lacrime e fatica.
La vera pazienza non solo sopporta ma si fa incontro al male, alla fatica e al dolore e ne smaschera con parole irrequiete e veloci, come quelle dei profeti, la menzogna e conduce l'uomo a scegliere ogni volta da che parte del mondo stare.
L'agire con pazienza previene ogni tipo di compassione fallace e a basso prezzo, e consente invece di andare fino in fondo nella cura dell'altro, consente di vedere il suo proprio desiderio senza impazienza né menzogna.
La pazienza spesso assume le forme del coraggio e dell'ostinazione, l'uomo paziente non solo sopporta, ma di più, è consapevole che il giudizio è urgente e dunque sa discernere, in ogni momento, cosa è più importante, e questo fonda la vera responsabilità verso gli altri e verso il mondo.

Ascolta un passaggio del confronto

Acquista il CD audio
Acquista mp3 scaricabile

sintesi della giornata di Sofia Bianchi

Il peccato originale oggi - Carlo Molari

Leggi tutto: Il peccato originale oggi - Carlo MolariNato a Cesena (Forlì) il 25 luglio 1928, è diventato sacerdote nel 1952. Laureato in Teologia dogmatica e in utroque iure nella Pont. Università Lateranense, ha insegnato teologia nella medesima Università (1955-1968), nella Facoltà teologica della Università Urbaniana di Propaganda Fide (1962-1978) e nell'Istituto di scienze religiose della Università Gregoriana (1966-1976).

Dal 1961 al 1968 è stato Aiutante di Studio della Sezione dottrinale della S. Congregazione per la Dottrina della Fede. Per un decennio ha svolto la funzione di segretario dell'Associazione teologica italiana (ATI) e di membro del Comitato di consultazione della sezione dogma della rivista internazionale Concilium. Svolge attività pastorale a Roma nell'Istituto S. Leone Magno dei fratelli Maristi delle scuole.
I suoi interessi sono rivolti soprattutto alla ricerca di modelli teologici che rispondano alle necessità spirituali dell'uomo di oggi, all'incidenza della svolta linguistica della cultura sulla formulazione della dottrina di fede e ai rapporti fra teologia e scienze.

La perfezione non è mai inizio, ma sempre compimento. Ogni inizio è dunque segnato non dal peccato che riduce lo stato di perfezione concesso all'uomo, ma da una benedizione, da una promessa di compimento rivolta ad ogni creatura. Così Carlo Molari propone di iniziare a rileggere la dottrina del peccato originale, ritornando alle fonti bibliche e traducendola all'interno del contesto del pensiero e dell'uomo contemporaneo. Essenziale per questo tentativo di rilettura è ribadire l'importanza dell'interpretazione dei testi biblici, dell'ermeneutica non come mero strumento, ma come parte integrante del processo rivelativo e inoltre ricordare che il pluralismo non è un dato di fatto con cui misurarsi, ma una missione e un elemento costitutivo della dottrina della fede. E' necessario cambiare innanzitutto il modo di pensare l'azione di Dio: non come azione puntuale data una volta per tutte, ma azione che concede ad ogni cosa e ad ogni creatura di avere un inizio. All'inizio sta la benedizione e la promessa di pienezza che Dio offre, ma nulla si compie senza la creatura, che è incompiuta e che non può ricevere questa benedizione tutta intera in un solo istante, ecco perché da subito al bene si accompagna sempre il male. Come la creatura può cercare di adempiere a questa promessa? Assumendo il tempo come sua propria struttura essenziale, vivendo il tempo, la storia, come spazio di dono in cui la forza creatrice dell'inizio ogni volta fa vivere forme nuove di umanità. Il divenire umano ad ogni passo avanti mostra il sorgere di perfezioni nuove che sempre sono più della somma delle componenti precedenti. Non è più possibile dunque pensare ad un uomo a cui all'inizio a causa del peccato è stato negato il compimento, tutto passa invece per la responsabilità della creatura che assume il suo essere solo un frammento nel tempo come possibilità per far fiorire capacità nuove.

sintesi della giornata di Sofia Bianchi

Ascolta un passaggio del confronto

Acquista il CD audio
Acquista mp3 scaricabile

La bellezza - Michelina Borsari

Leggi tutto: La bellezza - Michelina BorsariIl bello può forse rappresentare nel mondo contemporaneo l'ultima forma di autorità? Così Michelina Borsari introduce il confronto sul tema della bellezza. La filosofia comincia a parlare di bellezza non ai suoi albori, ma quando sembra declinare, solo allora scorge l'immenso potere che è contenuto in ciò che prima pareva essere effimero, materiale e finito. Non il vero, non il bene, “ma la bellezza salverà il mondo.” scriveva Dostoevskij. Quando l'autorità del vero e del bene vengono meno, ecco che resta solo la bellezza come risorsa per un nuovo inizio. Essa appartiene al mondo del finito, necessita dei corpi per essere esperita, emerge all'improvviso con un movimento involontario e quasi sovversivo. La bellezza parla un suo linguaggio che è necessario apprendere.

Per gli uomini e le donne che hanno conosciuto la libertà, la bellezza si presenta come l'unica forma di autorità possibile, perché non chiede l'asservimento ma innalza. La perfezione della natura ha ormai perso nel nostro tempo la sua sovranità, occorre dunque rivolgere lo sguardo alle opere d'arte, agli artifici. Il bello artistico esercita un potere che non s'impone ma interpella; così come recita l'ultimo verso di un sonetto del poeta tedesco R.M. Rilke: “ devi cambiare la tua vita”. Questa è la sovranità della bellezza che attraverso le opere d'arte chiede ai suoi interlocutori la conversione, un cambiamento, non come immagine mentale, ma come compito, come esercizio pratico. Più l'opera è bella, più comunica che la vita dell'osservatore non è ancora piena. L'arte sembra oggi aver scelto la via dell'esibizione senza fatica, dell'esposizione senza sforzo, Michelina Borsani ha tentato di riportare l'attenzione invece sull'ascesi: l'arte, la bellezza chiedono ai propri interlocutori, ai propri osservatori un lavoro di conversione e di ascesi per cambiare la loro vita, e allo stesso tempo la vera bellezza è un duro lavoro, fatica, studio e ascesi.

sintesi della giornata di Sofia Bianchi

Ascolta un passaggio del confronto:

Acquista il CD audio
Acquista mp3 scaricabile

Amare la creazione - Giannino Piana

Leggi tutto: Amare la creazione - Giannino PianaNato nel 1939, insegna Etica Cristiana presso la Libera Università di Urbino ed Etica ed Economia presso l’Università di Torino. È stato presidente dell'Associazione Italiana dei Teologi Moralisti. Fa parte delle redazioni delle riviste Hermeneutica, Credere oggi, Rivista di teologia morale e Servitium; collabora al mensile Jesus con la rubrica "Morale e coscienza" e al quindicinale Rocca con la rubrica "Etica Scienza Società".

La riflessione sull’etica ambientale si apre anzitutto con la rilevazione delle ragioni socioculturali (e non solo tecniche), che stanno alla radice dell’attuale crisi ecologica, per ripensare, alla luce di alcune categorie bibliche e antropologiche (creazione, alleanza, vita nuova in Cristo), il rapporto uomo-ambiente e giungere, infine, a individuare alcune coordinate di carattere etico, sia di ordine personale che strutturale, che consentano di superare l’odierna situazione di disagio.

Ascolta un passaggio del confronto

Acquista il CD audio
Acquista mp3 scaricabile

frère Roger Schutz raccontato da Frère Alois

Leggi tutto: frère Roger Schutz raccontato da Frère Alois

Leggi tutto: frère Roger Schutz raccontato da Frère AloisLa giornata dedicata alla memoria di frère Roger Schutz priore di Taizé si è aperta con l’intervento del priore fratel Enzo, il quale ha ricordato il fondatore della comunità di Taizé come “uomo di rara santità, chiaroveggente e testimone appassionato dell’unità della chiesa”. È seguito l’intervento di Silvia Scatena, ricercatrice presso il Dipartimento Educazione e Scienze Umane dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, che sta scrivendo un saggio sulla figura di Roger Schutz, dal punto di vista storico e spirituale. La studiosa ha tratteggiato, con rigore storico e precisione di linguaggio, le tappe fondamentali della vita di frère Roger, mettendone in luce la tensione ecumenica, come “disponibilità sempre rinnovata all’imprevisto, nell’oggi di Dio”. È seguita l’eucaristia, con l’omelia di frère John di Taizé. Nel pomeriggio frère Alois, successore di frère Roger come priore della comunità di Taizé, ha condiviso la sua testimonianza di vita accanto a Roger Schutz, incoraggiando anche le domande dei presenti. Al termine del confronto, fratel Enzo ha espresso la sua gratitudine al Signore per il dono della vita di frère Roger, figura a cui la comunità di Bose deve molto, e per la possibilità, oggi, di ricordarlo.

Ascolta le parole di frère Alois