Atti dei convegni

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Leggi tutto: Atti dei convegniXXIII Convegno ecumenico internazionale
Misericordia e Perdono
Bose, 9-12 settembre 2015

La misericordia è al cuore dell’annuncio cristiano: nell’umanità di Gesù Cristo, Dio si è definitivamente rivelato come colui che è onnipotente nell’amore e nel perdono. Oggi più che mai gli uomini e le donne di ogni orizzonte, in una situazione mondiale precaria, segnata da molteplici ferite, attendono uno sguardo compassionevole sulle loro storie personali e collettive. Le attese che nutrono interpellano la speranza cristiana e spingono le chiese a ritrovare la loro vocazione di testimoni della misericordia del Signore.

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Leggi tutto: Atti dei convegniXXII Convegno ecumenico internazionale
Beati i pacifici
Bose, 3-6 settembre 2014

Se è vero che la pace è un dono del Signore, un dono dall’alto, una promessa messianica, resta vero che la violenza e la guerra continuano a rappresentare una grande seduzione per gli uomini. Dobbiamo saper discernere quanto siamo distanti dal comandamento dell’amore reciproco e dall’accogliere quel dono della pace che dovremmo scambiarci e instaurare nel mondo: la chiesa dovrebbe essere una comunità di pace e una scuola di pace per tutti.

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XXI Convegno ecumenico internazionale
Le età della vita spirituale
Bose, 4-7 settembre 2013

La fede cristiana sa parlare a tutte le età della vita, entra nella storia degli uomini e delle donne, svela il senso del passare del tempo, trasmette una speranza che attraversa la catena delle generazioni: discernere questa totalità di senso nel passaggio da un tempo all’altro della vita significa imparare a vivere l’oggi, assumere la responsabilità dell’età adulta per progettare un futuro nuovo.

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XX Convegno ecumenico internazionale
L'uomo custode del creato
Bose, 5-8 settembre 2012

  
È qui proposto un itinerario che vorrebbe condurre il lettore a una piena consapevolezza della responsabilità cristiana verso la creazione; e al tempo stesso introdurlo, nel solco della spiritualità dell’oriente cristiano, a ritrovare la profondità e la bellezza del rapporto con le cose e gli esseri viventi, contemplati nella loro destinazione alla salvezza, che è connessa a quella dell’uomo.

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XIX Convegno ecumenico internazionale 
La Parola di Dio nella vita spirituale
Bose, 7-10 settembre 2011

Attraverso la parola di Dio ascoltata ogni giorno, la verità, l’amore e la luce di Cristo, presenti nella sacra Scrittura, nutrono la vita della comunità cristiana e di ogni credente, donandogli gioia e pace, speranza e coraggio. L’ascolto della tradizione spirituale ortodossa invita a riflettere sul modo in cui la lettura della Scrittura, fatta attraverso lo Spirito e nella chiesa, sia il vero fondamento di ogni autentica spiritualità cristiana.

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Leggi tutto: Atti dei convegniXVIII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
Comunione e solitudine
Bose, 8 - 11 settembre 2010

Gli uomini di oggi vivono spesso una situazione d’isolamento, di solitudine non feconda e, paradossalmente, soffrono di una massificazione che impedisce una vita interiore intensa. L’ascolto della tradizione spirituale ortodossa invita a riscoprire solitudine e comunione quali dimensioni irrinunciabili dell’essere stesso dell’uomo nel mondo: illuminate dalla vicenda di Cristo, manifestano nel mistero della chiesa, una e molteplice, il fondamento cristologico di questa polarità fondamentale della vita spirituale.

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 Leggi tutto: Atti dei convegniXVII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
La lotta spirituale nella tradizione orodossa
Bose, 9 - 12 settembre 2009

La ricerca di Dio richiede una lotta incessante contro tutto ciò che tenta di distrarre il credente dalla comunione con il Signore, una lotta per escludere dal cuore ogni pensiero che sia d’ostacolo alla memoria Dei. Il cristiano non lotta contro gli altri uomini, con tutti cerca di costruire vie di pace, ma lotta contro le proprie passioni, contro l’idolatria di se stesso, l’egoismo, contro lo spirito di divisione che sempre minaccia la comunità dei credenti e le chiese.

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Leggi tutto: Atti dei convegniXVI Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
La paternità spirituale
nella tradizione orodossa

Bose, 18 - 21
settembre 2008

La prassi della paternità spirituale è il terreno in cui le Chiese misurano l’unità che già sperimentano nella costante preoccupazione della trasmissione della vita di fede come il bene più prezioso, che ha bisogno di padri e madri spirituali che con fedeltà e intelligenza, con pazienza e misericordia sappiano farsi interpreti della paternità di Dio come Gesù Cristo l’ha narrata nella sua vita tra gli uomini.

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 Leggi tutto: Atti dei convegniXV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
Il Cristo trasfigurato
nella tradizione spirituale ortodossa
Bose, 16 - 19 settembre 2007

È qui documentato il percorso compiuto da cristiani delle diverse tradizioni volto a cogliere il mistero della Trasfigurazione in tutta la sua profondità, ma anche nel suo significato per gli uomini del nostro tempo … La Trasfigurazione è mistero di trasformazione: del nostro corpo di miseria, destinato a diventare un corpo di gloria, ma anche del corpo ecclesiale, ancora lacerato dalle divisioni e tuttavia chiamato a mostrare nell’unità perfetta dell’amore la Triunità del mistero di Dio “amante dell’uomo”.

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Leggi tutto: Atti dei convegniXIV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
sezione russa
Le missioni della chiesa ortodossa russa
Bose, 18 - 20
settembre 2006

L’essenza della chiesa è il dono della vita di Dio fatto agli uomini in Cristo. La chiesa ortodossa russa ha sempre manifestato questa realtà spirituale ed escatologica nella sua vita liturgica, nella sua storia di santità: “Acquista lo Spirito, e mille intorno a te saranno salvati”, annunciava san Serafim di Sarov. Ma questo dono spirituale ha saputo anche trasformarsi in un’avventura umanissima, nell’annuncio del vangelo nelle mille lingue e culture che popolano gli immensi spazi del nord e della Siberia, fino alla Cina e al Giappone, dal medioevo alle soglie della Rivoluzione d’ottobre e fino ai nostri giorni: nei grandi santi missionari russi l’incontro con la buona novella ha saputo farsi ascolto della ricerca di Dio che abita ogni uomo e ogni cultura. Il XIV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa ha cercato di mettersi in ascolto della vita missionaria della chiesa russa, proprio in un tempo come il nostro in cui la domanda di senso che abita l’uomo contemporaneo non può essere elusa dai cristiani.

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sezione bizantina
Nicola Cabasilas e la divina liturgia
Bose, 14 - 16 settembre 2006

Nicola Cabasilas (1320/22-1400 ca.) fu un uomo talmente radicato nel suo tempo che è possibile abbozzare un quadro del xiv secolo bizantino a partire dalla sua vita. Personalità colta e poliedrica, fu un grande umanista, partecipò attivamente alla vita politica come consigliere dell’imperatore Giovanni VI, fu amico di Gregorio Palamas e suo difensore, intervenne a difesa dei poveri. Questo laico, così attivo nella società del suo tempo, fu anche un eminente teologo e un grande mistico. Il Convegno ecumenico internazionale di Bose, di cui qui pubblichiamo gli atti, si è soffermato in particolare sul suo Commento della divina liturgia, esposizione descrittiva della liturgia bizantina e saggio teologico sul sacramento eucaristico. All’analisi di quest’opera ha fatto seguito una riflessione sulla prassi liturgica bizantina odierna e sulla ricezione dell’ecclesiologia eucaristica nella chiesa cattolica. Il pensiero di Cabasilas, uomo fedele alla tradizione e fedele al suo tempo, ha stimolato interrogativi, suggerimenti, proposte per vivere oggi la divina liturgia nella fedeltà alla tradizione.

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Leggi tutto: Atti dei convegniXIII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
sezione russa
Andrej Rublev e l'icona Russa
Bose, 15-17 settembre 2005

"La contemplazione dei santi russi nasce dal silenzio della preghiera e delle lacrime, e ritorna al silenzio colmo di stupore e gratitudine per le meraviglie dell'amore di Dio! Ma la bellezza contemplata nel silenzio dell'orazione si riverbera nelle forme colme di grazia delle sante immagini: la teologia dell'antica Rus' è una teologia della bellezza. Nelle icone del santo monaco Andrej Rublev noi contempliamo un'esegesi liturgica e spirituale, che ci fa penetrare nelle profondità del mistero di Cristo"

Enzo Bianchi

I saggi presentati alla sessione russa del XIII Convegno ecumenico di spiritualità ortodossa offrono un'aggiornata messa a punto degli studi sulla vita e l'opera del grande iconografo Andrej Rublev (1360 ca. - 1430 ca.), e aprono prospettive nuove per l'interpretazione del senso dell'icona, dai padri al pensiero religioso russo del xx secolo. Completa il volume una ricca documentazione iconografica.

 


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sezione bizantina
Giovanni di damasco un padre al sorgere dell'Islam
Bose, 11-13 settembre 2005

Durante il VII secolo della nostra era una nuova entità politica e religiosa, l'Islam, si affaccia sulla scena del Medio oriente, culla della fede cristiana. Nella capitale omayyade di Damasco, quindi ormai al di fuori dei confini dell'impero cristiano, nasce Giovanni Damasceno, noto anche come Ibn Mansúr, un greco in un contesto arabo, o un arabo di cultura greca, prima funzionario alla corte califfale e poi monaco nel monastero di San Saba in Palestina. Nella crisi del suo tempo, e di fronte all`altro" che emerge, Giovanni elabora una sintesi di teologia ortodossa tra le più efficaci, canta la sua fede componendo un ricco repertorio innografico, difende la legittimità delle icone. Tutto questo però senza esimersi dal confronto con quel "nuovo", l'Islam, che egli tenta di comprendere. A lui e alla sua epoca così cruciale e, per molti versi, ancora così attuale, è stata dedicata la sessione bizantina del XIII Convegno ecumenico internazionale di Bose di cui presentiamo qui gli atti.

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di spiritualità ortodossa
sezione russa
La preghiera di Gesù nella spiritualità Russa del XIX secolo
Bose, 16-18 settembre 2004

Fedele discepola di una millenaria trasmissione della vita secondo lo Spirito, la tradizione ortodossa russa conosce, dopo l'edizione della Filocalia slava di Paisij Velickovskij (1793), una straordinaria fioritura della pratica della preghiera di Gesù "fatta con arte nel cuore" e la nascita di una teologia spirituale aperta al confronto con l'occidente e con la filosofia moderna. Da Ignatij Brjancaninov a Teofane il Recluso, dagli starcy di Optina all'anonimo pellegrino, gli autori russi si interrogano sui complessi meccanismi che dalla dispersione della mente conducono all'unificazione interiore, fino a introdurre tutto l'essere dell'orante in un dialogo continuo con Dio. Gli atti del XII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa percorrono le intersezioni tra modernità e tradizione patristica, riscoprendo, come si è espresso il patriarca Alessio li, "la grazia dell'esperienza di preghiera dei santi asceti russi" quale fermento capace anche nell'oggi "di arricchire qualsiasi tradizione cristiana che voglia attingervi, mantenendo il legame con la vita della chiesa indivisa del primo millennio".

 


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sezione bizantina
Atanasio e il monachesimo del monte Athos
Bose, 12-14 settembre 2004

Una tradizione cristiana e monastica millenaria, custodita da una penisola del mar Egeo: questo è innanzitutto la santa montagna dell'Athos, ancor oggi sinonimo di vita spirituale e di ricerca di santità. Da quando vi siritirarono i primi cercatori di Dio, nella solitudine, seguiti dal fondatore del primo cenobio, Atanasio della Grande Lavra, questo lembo di terra ha continuato ad attirare cristiani provenienti dalle regioni più lontane, divenendo luogo di incontro di tradizioni diverse e testimone dell'essenziale che tutti accomuna: la ricerca del volto di Dio. Cristiani provenienti dai paesi tradizionalmente ortodossi, come georgiani, serbi, bulgari, romeni e russi si sono uniti ai monaci greci e hanno trovato sulla santa montagna un luogo comune in cui innalzare a Dio un'unica, polifonica preghiera. E a questo coro hanno voluto unirsi anche i latini che, per almeno tre secoli, hanno contribuito a questa multiforme bellezza. Il XII Convegno ecumenico internazionale di Bose di cui presentiamo gli atti ha voluto, a circa mille anni dalla morte di Atanasio, rimeditare la ricca tradizione athonita, per riascoltarne il messaggio sempre attuale.

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Leggi tutto: Atti dei convegniXI Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
sezione russa
Il concilio di Mosca
Bose, 18-20 settembre 2003

II concilio della chiesa ortodossa russa, celebrato a Mosca tra il 1917 e il 1918 con la partecipazione di tutte le componenti ecclesiali, fu "uno degli eventi più importanti della chiesa russa nel xx secolo",come si è espresso il patriarca di Mosca Aleksij II nel messaggio all'XI Convegno ecumenico internazionale di Bose, di cui il presente volume raccoglie gli atti. Vero e proprio "spartiacque epocale" tra il crollo dello zarismo e l'epoca delle persecuzioni, il concilio di Mosca rappresenta un momento di sintesi della tradizione, una fonte d'ispirazione per le chiese nella ricerca di vie nuove di dialogo e di risposte comuni alle sfide del mondo contemporaneo. I migliori specialisti ci offrono qui la presentazione, basata su documenti d'archivio, del ricco e incompiuto dibattito conciliare, la storia della ricezione del concilio e una riflessione teologica a più voci sulla conciliarità quale può essere vissuta oggi nelle chiese.

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Leggi tutto: Atti dei convegniXI Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
sezione bizantina
Il deserto di Gaza
Bose, 14-16 settembre 2003

Nella letteratura monastica il deserto è una realtà spirituale prima che geografica: è il luogo in cui uomini e donne cercano Dio, coltivando la carità fraterna. Deserto sono le sabbie egiziane, deserto può diventare la grande città di Costantinopoli, deserto è la regione di Gaza, snodo di importanti vie di comunicazione. Qui fiorirono tre delle figure più originali della tradizione monastica orientale: Barsanufio, Giovanni e Doroteo. Tre figure singolari per la loro esperienza di fede, per i rapporti che le legavano, per la forma di vita solitaria e nel contempo di comunione cui rimasero fedeli. Barsanufio e Giovanni furono reclusi, ma la loro fitta corrispondenza, intessuta grazie al prezioso servizio del loro igumeno Serido, testimonia di una rara capacità di relazione. In una forma monastica esteriormente opposta visse invece il loro discepolo Doroteo, cenobita e fondatore di un luogo di cura per ammalati; ma quella forma altra non gli impedì di sentirsi pienamente discepolo dei due grandi anziani. Il Convegno ecumenico di cui qui presentiamo gli atti ha cercato di ridare voce a questi monaci e alle loro singolari vicende personali che pure li resero partecipi di una medesima esperienza di vita.

 


Leggi tutto: Atti dei convegniX Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
sezione russa
Optina Pustyn' e la paternità spirituale
Bose, 19-21 settembre 2002

La ricerca assidua dell'intimità con Dio nella solitudine conduce a volte alla fioritura di una comunità di fratelli in dialogo con le attese e le domandedegli uomini. Un simile incontro tra storia e spiritualità ha caratterizzato nel xix secolo l'esperienza del monastero della Presentazione della Vergine al Tempio di Optina, nella provincia russa di Kaluga. Quasi tutti i grandi protagonisti della cultura russa moderna, da Kireevskij a Gogol', da Tolstoj a Dostoevskij, da Solov'ev a Florenskij, hanno sostato presso le mura di questo monastero. I saggi del volume, presentati al Convegno ecumenico internazionale dedicato a Optina, ripercorrono la genesi di questa appassionante avventura umana e spirituale, fino al tragico epilogo in epoca sovietica e alla rinascita degli ultimi anni. Gli starcy di Optina seppero raggiungere un equilibrio tra desiderio di Dio e amore della terra, particolarmente eloquente per l'inquieta ricerca di senso dell'uomo contemporaneo. Un equilibrio che richiede un'attenzione e una vigilanza continue, ma soprattutto fede e speranza: in Dio, ma anche negli uomini.

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Leggi tutto: Atti dei convegniX Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
sezione bizantina
Simeone il nuovo teologo e il monachesimo a Costantinopoli
Bose, 15-17 settembre 2002

Vivere il deserto dell'esperienza monastica al cuore della città può sembrare paradossale a chi associa al termine monachesimo le aspre immagini del deserto egiziano, siriano e mesopotamico, o gli anfratti della penisola athonita. Ma una tale esperienza di deserto al cuore della città - della grande città di Costantinopoli - è quanto hanno vissuto generazioni di padri del monachesimo orientale, da Teodoro Studita, a Paolo Everghetinos a Simeone il Nuovo Teologo. È a questa esperienza così singolare e in particolare alla figura di Simeone il Nuovo Teologo che è stato dedicato il Convegno ecumenico internazionale di cui questo volume contiene gli atti. Dai contributi che cercano di illustrare il contesto, il pensiero e l'irradiamento di un autore così originale come il Nuovo Teologo - solo recentissimamente riscoperto - emerge un'esperienza spirituale di un'intensità tale da persuadere chiunque che, nei remoti deserti come là dove si affolla la vita degli uomini, è possibile vivere il Vangelo all'unica condizione di mettere in gioco il proprio cuore.

 


Leggi tutto: Atti dei convegniIX Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
sezione russa
Vie del monachesimo Russo
Bose, 20-22 settembre 2001

Al cuore dell'ortodossia russa incontriamo l'esperienza della vita monastica. Il monaco russo è segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, umile intercessore per i fratelli, peccatore con i peccatori, ma anche testimone del perdono e della misericordia di Dio fino agli inferi. Il volume, che raccoglie le relazioni presentate al IX Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, traccia un appassionante itinerario storico e spirituale attraverso tre dimensioni essenziali del monachesimo russo: la vita interiore e la preghiera, la comunione fraterna, l'attesa del Signore, esperienza radicale di una distanza amorosa dal mondo che è condizione per dire una parola profetica all'uomo contemporaneo. Sono le "Vie del monachesimo russo", memoria di un cammino millenario, ma soprattutto compagnia nell'oggi alla sofferenza e alla sete di senso del nostro tempo.

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Leggi tutto: Atti dei convegniIX Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
sezione bizantina
Giovanni Climaco e il Sinai
Bose, 16-18 settembre 2001

Mentre l'area del Vicino oriente attraversava uno dei passaggi epocali che più hanno inciso sulla sua fisionomia politica e religiosa - il sorgere e l'espandersi dell'Islam -, sul monte Sinai, che da secoli ospitava una delle colonie monastiche più antiche, conduceva la sua lotta spirituale Giovanni il Sinaita, noto anche come "Climaco". Prima solitario e poi igumeno del famoso monastero, Giovanni raccolse il frutto della sua ricerca spirituale in quello che è certamente il classico per eccellenza dell'ascesi cristiana: la Scala del paradiso, vero e proprio manuale della vita spirituale che i monaci, e non solo, d'oriente e d'occidente hanno letto, copiato, tradotto, commentato. I contributidel Convegno ecumenico internazionale di Bose, dopo aver delineato l'ambiente sinaitico attraverso i secoli e ritracciato la biografia del Climaco e i temi cruciali del suo pensiero, rendono conto dello straordinario irradiamento della sua opera in ogni parte del mondo cristiano.

 


Leggi tutto: Atti dei convegniVIII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
sezione russa
Forme della santità Russa
Bose, 21-23 settembre 2000

Il santo è l'evangelo fatto carne in un uomo, in una donna, è memoria vivente ed efficace dell'evangelo nella storia. Ma la via della santità è anche la via verso l'unità: la comunione di chiese sorelle. "I santi", diceva il metropolita Evlogij, "sono cittadini della chiesa una e universale". Gli studi qui raccolti, presentati all'VIII Convegno ecumenico di spiritualità ortodossa, restituiscono le forme di quella teologia della bellezza realizzata nelle vite dei santi russi, nello splendore delle icone, nella contemplazione silenziosa del "deserto" del nord: umanità cristianizzata, canto di salvezza e profumo di misericordia per tutte le creature. I santi della chiesa russa, dai principi Boris e Gleb uccisi all'alba della Rus' cristiana fino ai martiri del xx secolo, sono un'immagine viva della pazienza di Cristo e della carità di Dio!

Enzo Bianchi

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Leggi tutto: Atti dei convegniVIII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
sezione bizantina
Nicodemo l'Aghiorita e la Filocalia
Bose, 16-19 settembre 2000

Vi sono periodi nella storia in cui è necessario tornare allefonti per purificare la vita della chiesa, dalla sua spiritualità fino alle sue istituzioni più concrete. E quanto avvenne alla fine del xvin secolo in Grecia grazie alla straordinaria figura di Nicodemo l'Aghiorita (1749-1809). Per merito di questo semplice monaco, che recatosi al Monte Athos vi rimase fino alla fine dei suoi giorni, furono compilate ed edite alcune tra le opere più importanti della tradizione orientale. Le relazioni presentate al convegno ecumenico internazionale di Bose ci restituiscono l'autentico profilo storico e spirituale di san Nicodemo, e ci aiutano a capire per quale ragione la Filocalia, da lui compilata assieme a Macario di Corinto, sia un testo fondamentale per la vita spirituale di tutti i cristiani.

 


 Leggi tutto: Atti dei convegniVII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
La notte della chiesa russa
Bose, 15-18 settembre 1999

"Sentinella, a che punto è la notte?" (Is 21,11) è la parola risuonata all'apertura del VII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità russa, dedicato a "La chiesa ortodossa russa dal 1943 ai nostri giorni", che ha visto riuniti a Bose storici, teologi e uomini di chiesa di tutta Europa. Sono gli oscuri anni successivi alla momentanea tregua, in nome della "guerra patriottica", nelle ostilità aperte contro i cristiani, gli anni delle dure persecuzioni chrusceviane, del dialogo ecumenico che ha accompagnato e seguito il Vaticano li, del fragile e coraggioso risveglio degli anni settanta, fino alle celebrazioni del millennio del battesimo della Rus'. Per i cristiani sono gli anni del "martirio bianco", dell'internamento negli ospedali psichiatrici, della privazione delle relazioni umane, del lavoro, della libertà. Queste pagine evocano urla nel silenzio, grida di un amore ferito ma non vinto, lacrime che intercedono perfino per l'aguzzino.

Enzo Bianchi


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Colloquio ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
Silvano dell'Athos
Bose, 3-4 ottobre 1998

Queste pagine documentano l'evento di un incontro. Non solo quello tra cristiani di tutte le confessioni - vescovi e monaci d'oriente e d'occidente, storici, teologi, patrologi, uomini e donne spirituali di tutta I'oikoumene riuniti a Bose per un Colloquio - ma anche, e soprattutto, l'incontro tra lasete di Dio dell'uomo di oggi e l'umile certezza della fede di un santo senza frontiere: Silvano dell'Athos (1866-1938) ha saputo destare in un numero sempre più vasto di cristiani di questo secolo quella consolazione dello Spirito che penetra anche nelle più oscure profondità del cuore umano e vi sussurra una parola di pace. "Tieni il tuo spirito agli inferi e non disperare" è la rivelazione avuta da Silvano e nel contempo il messaggio attualissimo che dalla Santa Montagna dell'Athos riecheggia in tutto il mondo. Le sue valenze spirituali, cristologiche, ecclesiologiche sono qui approfondite con la sapienza della mente e il calore del cuore, fino a delineare un orizzonte di speranza, la comunione suscitata dall'amore di Dio e promessa all'umanità intera.

 


Leggi tutto: Atti dei convegniVI Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
L'autunno della santa Russia
Bose, 16-19 settembre 1998

Al martirio della chiesa ortodossa russa tra il 1917 e la fine della seconda guerra mondiale è stato dedicato il VI Convegno ecumenico internazionale di spiritualità russa (Bose 1998). II presente volume, che raccoglie i contributi di alcuni tra i più autorevoli specialisti a livello internazionale, permette al lettore di scendere in profondità in quel nodo della storia che sono stati gli anni venti e trenta nella Russia sovietica, di riconoscere in mezzo alla follia totalitaria l'emergere della coscienza (dall'umile grandezza del patriarca Tichon alla teologia di Florenskij, Bulgakov, Lossky, alla poesia di Achmatova e Pasternak), di ascoltare nell'esile voce di coloro che non rinunciarono alla propria umanità la forza di un senso che libera per la vita. "La testimonianza silenziosa di centinaia di migliaia di uomini e donne appartenenti a tutte le confessioni cristiane, ma soprattutto a quella ortodossa, che hanno accompagnato e condiviso in tutto la sofferenza e l'angoscia del popolo russo ... è stata un magistero silenzioso ma eloquente di come i cristiani possono vivere nella storia senza esenzioni, nella compagnia degli uomini, portandone i pesi, ma al tempo stesso essendo portatori di una speranza che non è di questo mondo ... dono all'umanità tutta alla ricerca di un senso al proprio vivere e soffrire"

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V Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
La grande vigilia
Bose, 17-20 settembre 1997

La Santa Russia, tra la fine del XIX secolo e la Rivoluzione d'ottobre, vive un'ora carica di profezia, un tempo di Vigilia, in cui, nello smarrimento delle coscienze, ai cristiani è chiesto di discernere la qualità della loro attesa. L'esperienza di chi - come il vescovo Ignatij Brjancaninov, Teofane il Recluso, loann di Kronstadt e gli ultimi starcy di Optina - seppe confessarsi fedele alla terra e insieme straniero, pellegrino verso il Regno, indica nella Vigilia un tempo e un luogo: attesa che separa la storia dalla parusia, e spazio della testimonianza cristiana finché il Signore venga. I saggi del volume, presentati al V Convegno internazionale di spiritualità russa, sono un'occasione per guardare a quest'epoca travagliata attraverso il prisma della santità, un invito alla riflessione su alcuni nodi chiave per la storia e l'autocoscienza spirituale dell'occidente e dell'oriente contemporanei.

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Leggi tutto: Atti dei convegniIV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
San Serafim. Da Sarov a Diveevo
Bose 18-21 settembre 1996

Di Serafim di Sarov (1759-1833), il più amato e venerato di tutti i santi russi, è noto il Colloquio con Motovilov, sintesi del suo luminoso insegnamento sull'azione dello Spirito in noi. Ma l'influenza di quest'umile starec ha conosciuto un'irradiazione vastissima nella chiesa come nella società, fino a trovar eco nel pensiero dei grandi maestri della teologia ortodossa contemporanea. Le relazioni presentate al IV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità russa restituiscono l'autentico profilo storico e spirituale di san Serafim di Sarov e offrono un avvincente spaccato della condizione del monachesimo e della chiesa in Russia, dalla secolarizzazione settecentesca alla vigilia della rivoluzione d'ottobre. In "Appendice" il testo integrale della più antica Vita dello starec Serafim.

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Leggi tutto: Atti dei convegniIII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
Paisij, lo starec
Bose, 20-23 settembre 1995

A Paisij Velikovskij (1722-1794) risale quel movimento di rinnovamento del monachesimo e della vita cristiana nell'Europa orientale nella seconda metà deXVIII secolo che avrebbe profondamente segnato la cultura e la spiritualità russa del secolo successivo, da Gogol' a Dostoevskij, da Kireevskij a Leont'ev, a Lev Tolstoj e all'anonimo autore dei Racconti di un pellegrino russo. Di Paisij le testimonianze ricordano la particolare dolcezza e sapienza nel guidare i fratelli: con lui rifiorisce in oriente la preghiera di Gesù e si riannoda l'antica tradizione della paternità spirituale; al suo nome è legata la versione slava della Filocalia, la fondamentale antologia dei padri orientali sulla preghiera del cuore. Il volume, che raccoglie i contributi del Terzo convegno ecumenico internazionale di spiritualità russa, offre al lettore una messa a punto dello stato della ricerca sull'opera paissiana e il movimento filocalico, e restituisce il profilo spirituale dello starec che, in un tempo di guerre e tensioni tra nascenti nazionalismi, seppe attraversare i confini e unire in una stessa avventura uomini lontani nello spazio e nel tempo.

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Leggi tutto: Atti dei convegniII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
Nil sorskj e l'esicasmo
Bose, 21-24 settembre 1994

II volume raccoglie gli interventi presentati in occasione del Il Convegno ecumenico internazionale di spiritualità russa, dedicato a Nil Sorskij e I'esicasmo (Bose, settembre 1994). Queste pagine consentono al lettore di evocare in una prospettiva nuova l'epoca cruciale della Rus' tra il xv e il xvi secolo, tempo di crisi e d'inquietudine in cui visse Nil, il solitario della Sora. La sua fuga dal monachesimo ricco di beni del suo tempo, inaugura nella storia della spiritualità russa, la vita monastica dello skit, vita di silenzio con un ristretto numero di fratelli. II lettore potrà così misurare l'impatto storico dell'insegnamento del grande starec, presso i contemporanei e presso uomini apparentemente separati da un'incolmabile distanza geografica, cronologica, confessionale. Nil non dice cose nuove; uomo delle fonti, attinge abbondantemente alla Scrittura e ai padri; ma le cose "antiche" le rende nuove, levigate, trasparenti, perché le sa irrigare con una grande paternità spirituale, un gusto dell'eterno in grado di attrarre fortemente l'uomo d'oggi.

Enzo Bianchi

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Leggi tutto: Atti dei convegniI Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
San Sergio e il suo tempo
Bose, 15-18 settembre 1993

San Sergio di Radonez sta all'inizio della storia nazionale russa ed è la prima radice della grande e radiosa spiritualità della "Santa Russia". Con la figura di san Sergio si sono anche inaugurati, nel settembre 1993, gli incontri di studio sulla spiritualità russa presso la Comunità monastica di Bose. La santità russa è essenzialmente espressione di carità: è una storia di martiri che perdonano, che non chiedono mai vendetta. San Sergio pregava perché il mondo lacerato dall'odio fosse riempito di quell'amore che regna in seno alla comunità della Trinità vivificante. È la visione del mondo di cui seppe così fedelmente farsi interprete Andrej Rublev nelle sue icone, in particolare in quella di tutta la creazione che si rallegra nella Madre di Dio: terra redenta, creatura rappacificata, tempio di nuovi cieli e nuova terra, finalmente in piena comunione. Il mondo lacerato di cui era stato testimone san Sergio diventa la casa di Dio.

Enzo Bianchi


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Segreteria Convegni
Monastero di Bose
I-13887 Magnano (BI)
Tel. +39 015.679.185
Fax +39 015.679.294
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Conclusioni

Conclusions - Antony the Great 2025

5th september 2025
du père Michel van Parys

Nous arrivons à la conclusion de notre 31e Colloque de spiritualité orthodoxe, consacré cette année au ‘Père des moines’ d’Orient et d’Occident, saint Antoine le Grand.

Les relatrices et relateurs, qui méritent toute notre gratitude, nous ont présenté le contexte ecclésial et humain dans lequel la longue vie de saint Antoine s’est déroulée (250/251-356), les principales sources littéraires ensuite qui nous permettent de connaître sa conversion ascétique comme ses combats contre le Malin et sa doctrine spirituelle, l’héritage enfin qu’il laisse aujourd’hui aux moines et moniales, à savoir leur vocation à servir Dieu, les Eglises et l’humanité. Il s’agit en quelque sorte d’un triptyque, dont le panneau central serait l’exemple et la doctrine monastiques de saint Antoine relatés par les sources littéraires.

1. Le contexte ecclésial et humain

«Antoine est un personnage que l’histoire a du mal à cerner. Tant de problèmes se sont accumulés dans la recherche sur lui comme acteur concret et comme auteur de lettres, qu’il semble tout naturel qu’une ombre de doute s’étende sur les témoignages les plus anciens relatifs à sa vie et aux textes qui lui sont attribués», nous a dit en ouverture de sa conférence Alberto Camplani. Est-ce que l’Antoine de la Vie écrite par saint Athanase d’Alexandrie, chef d’œuvre et prototype de l’hagiographie monastique, ne reflèterait pas plutôt la figure du moine ermite selon le cœur de l’évêque, conforme à l’idéal hiérarchique soucieux d’intégrer son charisme, face au schisme mélécien, au service de l’unité de l’Eglise? Que dire du corpus de sept Lettres adressées par s. Antoine à des colonies ou communautés monastiques? Si on admet leur authenticité, et je suis personnellement enclin à le faire, elles nous font découvrir la plus ancienne et fascinante vision d’une théologie monastique, en parallèle à celle des milieux pacômiens. Autant dire que notre saint, directement ou indirectement, a été confronté, comme l’atteste aussi la Vie, aux courants gnostiques, philosophiques, manichéens et ascétiques florissants dans l’Egypte de son époque. Une ambiance particulière donc: Antoine, comme son compatriote le philosophe néo-platonicien Plotin, avait honte d’avoir un corps, selon Athanase… Est-ce que les enseignements et les débats de l‘école catéchétique d’Alexandrie (le didaskaleion) ont influencé le jeune ascète? Voilà quelques questions que l’approche historique pose et qui nous permettent de mieux situer le saint moine dans son milieu humain et ecclésial copte.

Nous avons eu un guide sûr pour notre visite archéologique de l’Egypte dans la seconde moitié du 3e siècle dans la personne d’Ewa Wipszycka. La visite nous a valu quelques surprises… Koma, le lieu de naissance d’Antoine, n’était pas un village quelconque de Moyenne-Egypte, mais une petite ville. Sa famille était aisée, sinon très aisée, propriétaire de plus de 80 hectares de terres fertiles. Le futur ascète a reçu une bonne éducation et probablement quelques rudiments de grec. Mais le tombeau dans lequel il s’est retiré selon s. Athanase est introuvable. Il fait donc partie de la mise en scène athanasienne du combat à mort d’Antoine avec le diable et ses complices, mise en scène très différente de la sobriété du même combat tel que le décrit la Lettre IV. La forteresse dans laquelle Antoine vécut pendant 20 ans une solitude radicale, l’option du grand ou profond désert, est par contre parfaitement identifiable. Ses amis l’en arrachent en 305. Antoine a 55 ans. Il s’établit près de Pispir, la montagne extérieure, solitude relative proche du Nil. A la recherche d’une solitude plus totale Antoine trouve refuge dans l’oasis de Wadi Araba à 45 kilomètres de la Mer Rouge (la montagne intérieure). Les 50 dernières années de sa vie néanmoins le saint se rend à intervalles réguliers à Pispir pour y rencontrer laïcs et moines, et par deux fois même à Alexandrie (311 et 337).

2. La figure de s. Antoine d’après les principales sources littéraires

Nous disposons de trois sources principales, que je présenterai par ordre chronologique : les Lettres, la Vita écrite par s. Athanase, les Apophtegmes. Nous en avons pris conscience : les sources divergent et convergent. Elles divergent partiellement lorsque nous posons la question de leur véracité factuelle historique ; elles convergent dans les enseignements du Père des moines touchant les essentiels de la vie chrétienne et monastique : l’obéissance à la Parole de Dieu, le discernement des esprits et l’expérience vécue du combat victorieux contre le Malin. C’est là ce que les traditions monastiques d’Orient et d’Occident ont reçu et reçoivent du charisme de s. Antoine.

Les Lettres
Un corpus de 7 Lettres attribuées à s. Antoine nous est parvenu, non pas en copte, ni même en sa traduction grecque, attestée dès 392 par s. Jérôme, mais grâce à plusieurs versions anciennes faites sur le grec. Certains mettent en doute leur authenticité. Un argument important en faveur de leur authenticité antonienne est la version arabe faite directement sur le texte copte perdu. Le texte arabe fait partie d’un corpus plus ample de 20 lettres, incluant des lettres d’Ammonas, disciple d’Antoine. La version arabe a manifestement édulcoré les passages les plus ‘ésotériques’, mais elle fait lire le 17 janvier, jour de la fête du saint, la 8e lettre, dans laquelle selon elle la doctrine spirituelle du Père des moines est résumée. La réception continue par la tradition monastique copte des Lettres depuis l’Antiquité jusqu’à nos jours me semble un argument fort en faveur de leur authenticité substantielle.

Dans un livre posthume (2004) mon vénéré maître Antoine Guillaumont avait intitulé sa vision d’Evagre Un Philosophe au désert. Evagre le Pontique . Samuel Rubenson nous a rappelé ce titre provocateur en donnant comme titre à sa propre conférence: «Le premier théologien du désert : les Lettres d’Antoine et la naissance d’une théologie monastique en Egypte». Son exposé dense nous a proposé à grands traits la doctrine théologique du ‘Père des moines’. Nous lui savons gré de ces pages précieuses qui nous ouvrent l’intelligence d’une pensée difficile. Il nous a rappelé sa découverte des Lettres en arabe au monastère de St Macaire de Scété en 1980. Depuis lors Rubenson nous a offert l’étude de référence incontournable sur les Lettres (1990/1995). La synthèse qu’il nous as offerte ouvre la voie aux futures recherches. Est-ce que l’Antoine des Lettres est le même que l’‘illettré’ mais ‘enseigné de Dieu’ de la Vie? Est-ce qu’Evagre est un authentique héritier, comme il le lui-même revendique, de la théologie d’Antoine?

Nous arrivons, au centre du panneau central de notre triptyque, au document capital: la Vie écrite par s. Athanase d’Alexandrie, très peu de temps après la mort de notre saint.

Le grand théologien libéral Adolf von Harnack avait jadis qualifié la Vie de «livre le plus délétère jamais écrit». Plus justement saint Grégoire de Nazianze dans une homélie prononcée à Constantinople (oratio 21, 5) en 379 ou 380 avait déclaré: «lui-même (Athanase) écrivit la vie du divin Antoine en guise de règle monastique, à la manière d’un récit». Athanase lui-même exprime clairement son intention: «La vie d’Antoine est pour les moines un modèle excellent» (Vie 1, 3).

Andrew Cain nous a présenté le status quaestionis des études sur la Vie : «L’auteur, les sources, les destinataires et le but de la Vie d’Antoine». Parmi les savants un certain consensus est atteint. Alors que dans le passé la Vie a été considérée comme la source principale de la figure d’Antoine, les études des dernières décennies ont établi que la Vie reflète aussi et d’abord les intérêts ecclésiastiques, théologiques et ascétiques de l’archevêque d’Alexandrie. Est-ce à dire qu’elle est dépourvue de valeur historique? Certes non! Mais Athanase, cinq fois exilé, mène le combat sur plusieurs fronts : la défense doctrinale de l’homoousios du Concile de Nicée, la réduction du schisme mélécien et de son monachisme, l’intégration ecclésiale d’un mouvement ascétique citadin et campagnard protéiforme, l’extirpation de l’idolâtrie de souche égyptienne ou hellénistique, le manichéisme, la défense de la Croix contre le mépris des philosophes païens…

Daniel Lemeni a analysé le long discours qu’Athanase met sur les lèvres de s. Antoine quand il quitte la forteresse où il a vécu pendant 20 ans, au moment de son épiphanie comme ‘Père des moines’ (Vie §§ 16-43). Il enseigne ce qu’il a appris d’expérience au sujet de l’ascèse du corps et de l’âme, par le combat spirituel jusqu’aux extrêmes limites de ses forces physiques et psychiques. Son discernement spirituel ne se limite pas uniquement à la reconnaissance des esprits ennemis, il enseigne aussi comment les combattre. Nous sommes presque tous ici ignares du combat du ‘désert profond’. Lemeni le cerne bien : «Le désert illustre le concept de la metanoia fondée sur la discipline ascétique et le combat spirituel. Vivre dans ce désert signifie réévaluer sa vie, parce que le désert est le lieu du changement intérieur, et pas de la paix extérieure. Le désert est le lieu de la rencontre fondamentale et pas de la fuite facile. Il est le lieu du repentir…». J’ai personnellement eu le privilège d’accompagner pendant près de 30 ans un confrère qui a vécu sa vocation érémitique dans la propriété de mon monastère. Il lisait très souvent la traduction de B. Lavaud de la Vie d’Antoine, et il avait souligné au crayon des passages, et quelques fois me disait en me saisissant la main à propos du combat des pensées: «C’est vrai ! C’est vrai !». Antoine a exploré les limites abyssales de l’âme humaine. Et peut-être seul celui ou celle qui a affronté le désert profond et soutenu le combat de la solitude, peut le comprendre d’expérience.

«Il s’est lui-même fait homme, pour que nous soyons faits Dieu; et lui-même s’est rendu visible par un corps, pour que nous ayons quelque notion du Père invisible; et il a supporté lui-même les outrages des hommes, pour que nous ayons part à l’incorruptibilité». S. Athanase résume ainsi le propos de son traité «De l’Incarnation» (54, 3 ; SC 199, pp. 458-459) par cette triple proposition. Eirini Artemi nous a introduit dans la théologie de la déification d’Athanase en s’appuyant sur cette assertion. La déification est la transfiguration de l’homme par l’Esprit Saint. La divinisation de l’humain n’est pas absorption dans l’essence divine, mais participation par grâce aux énergies divines incréées, but dernier de la vie chrétienne. Saint Antoine est le modèle du croyant divinisé : en renonçant à ses biens et en se purifiant des passions peccamineuses il accède à l’illumination spirituelle, et au-delà à l’union à Dieu, en communion constante avec lui, devenu un ‘théophore’ rayonnant de la beauté du Verbe Incarné transfiguré.

Dom Ignasi Fossas s’est demandé pour nous si le traité «L’épitre à Marcellin» d’Athanase peut nous aider à comprendre la Vie de s. Antoine. Il est vrai que ce petit traité sous forme de lettre n’a pas livré encore tous ces secrets. Qui est cet ancien anonyme (geron) qui initie son archevêque à la manière chrétienne de prier les Psaumes? Il est vrai que la «Lettre à Marcellin» fait partie des nombreux écrits au IVe siècle (scolies, homélies et commentaires) qui désirent aider chrétiens, ascètes et moines, à prier les Psaumes à la lumière de l’Evangile (voir les travaux de M.J. Rondeau). Le défi était pastoral, et ajoutons-le, il l’est encore aujourd’hui ! Les Psaumes énoncent des prophéties sur le Christ Sauveur. Ils nous aident à nous connaître nous-mêmes, comme dans un miroir. Ils nous donnent les paroles justes pour prier Dieu. Le Seigneur lui-même est notre maître de la prière des Psaumes, personnelle et communautaire. Enfin, le chant des Psaumes favorise la paix et la sérénité intérieure. La Vie d’Antoine donne de fréquents exemples de sa pratique de la prière des Psaumes et de leur valeur thérapeutique et latreutique.

Troisième source littéraire sur saint Antoine : les Apophtegmes. Moa Cristina Airijoki nous les a présentés sous le titre «Abba Antoine: l’image, l’autorité et les enseignements du ‘Père des moines’ dans les Apophtegmata Patrum». Les deux grandes collections des dits des Pères du désert sont l’alphabético-anonyme (PG 65) et la systématique (Sources Chrétiennes). Dans leur forme actuelle elles ont été constituées en grec en Palestine, environ 150 ans après la mort du saint. Elles sont les témoins de la réception diversifiée et actualisée de la paternité d’Antoine. Saint Antoine ouvre la théorie des Pères du désert dans la collection alphabétique avec 38 sentences.

Le premier apophtegme nous instruit d’emblée sur la primauté charismatique d’Antoine, ‘Père des moines’, prémices et exemple par excellence des saints solitaires. Signalons en passant que la collection syriaque des Apophtegmes d’Anan Isho de Beth ‘Abhé commence par s. Arsène et le présente, conformément au type de vie monastique dominant dans les Eglises de traditions syriaques, comme le modèle idéal à imiter.

Ecoutons ce premier apophtegme d’Antoine: «Le saint abba Antoine un jour dans le désert tomba dans l’acédie et dans une profonde confusion des pensées. Il dit à Dieu : ‘Seigneur, je veux être sauvé et mes pensées ne le permettent pas ! Que puis-je faire dans ma peine? Comment pourrai-je être sauvé’? Il se leva et sortit à l’extérieur et voit quelqu’un comme lui, assis et travaillant, se levant ensuite de son travail et priant. De nouveau il s’assit et tressa la corde, et ensuite se leva de nouveau pour prier… C’était un ange du Seigneur, envoyé pour corriger et rassurer Antoine. Et il entendit l’ange lui dire : ‘Fais ainsi et tu seras sauvé’. A ces paroles il éprouva une grande joie et prit courage, et agissant de la sorte il se sauva ». Quelques remarques… Point de démons mais des pensées de découragement dépressif et de non-sens. Quand pareille épreuve survient, le moine doit recourir au discernement d’un père spirituel. Antoine étant le premier moine selon l’apophtegme n’en pouvait pas en avoir. Dieu envoie donc un ange, qui ne développe pas un trait é enseignant la lutte contre l’acédie, mais montre comment la combattre concrètement : ora et labora. Le premier apophtegme d’Antoine est comme le code d’accès au combat spirituel du solitaire. Les apophtegmes d’Antoine par ailleurs mettent en valeur un aspect du discernement moins accentué dans les Lettres et la Vie, la mesure ou discrétion à garder dans l’ascèse. Les Apophtegmes donc s’intéressent à la doctrine d’Antoine plutôt qu’à son parcours historique.

Nous avons admiré un choix de représentations iconographiques et picturales du ‘Père des moines’ dans l’Orient chrétien grâce à Raphaëlle Ziadé.

La conférence de Nikolaos Kouremenos peut servir de transition vers le 3e volet de notre triptyque : «La Vie d’Antoine, un texte-pont dans le développement de l’hagiographie et de la littérature monastiques entre Orient et Occident». La Vie de s. Antoine par s. Athanase constitue un texte fondateur qui a servi de grammaire de la vie monastique de l’Egypte jusqu’en Gaule, en Syrie, en Arménie, en Ethiopie, dans les mondes arabe et slave, et bien au-delà aujourd’hui. Les traductions en toutes les langues de l’Antiquité chrétienne l’attestent. Son rayonnement spirituel déborde largement son indéniable rayonnement culturel. Elle indique les axes spirituels de la vie monastique : le combat contre le Malin et le discernement, la paternité spirituelle, la prière incessante, l’ora et labora, la mémoire de la mort, le repentir toujours offert et la miséricorde de Dieu, la communion ecclésiale et humaine forgée dans la solitude devant Dieu.

3. L’héritage de saint Antoine aujourd’hui

Porphyre Georgi nous a parlé de la paternité spirituelle : «Antoine et ses disciples: aux origines de la paternité spirituelle». Toute paternité chrétienne a sa source dans la paternité de Dieu Pére, et de celui qui est l’image parfaite du Père, Jésus le Christ. S. Antoine est devenu image de Jésus, icône du Père, et en tant qu’imitateur du Seigneur, un maître et père spirituel pour d’innombrables fils et filles. En lui nous découvrons les traits essentiels du père spirituel : la charité humble, le charisme de l’enseignement du maître spirituel, la prière d’intercession pour les fils que Dieu lui confie et pour tous et toutes, le discernement entre le bien et le mal, et entre le bien et le bien. Il nous a rappelé également qu’il n’y a pas de ‶père″ sans fils. La paternité n’est pas à sens unique. Elle est au service de la croissance humaine et spirituelle de la liberté chrétienne en acte du baptisé.

La réponse de s. Jean Baptiste à ceux qui voulaient susciter sa jalousie au sujet de Jésus, qui faisait plus de disciples que lui, le résume parfaitement. «Celui qui a l’épouse est l’époux. L’ami de l’Epoux qui se tient-là et entend sa voix, éprouve une grande joie à la voix de l’Epoux. C’est là ma joie à moi qui est totale. Lui (Jésus) doit croître et moi je doit dimunuer» (Jn 3,29-30). Le père spirituel est l’ami de l’Epoux…

Enfin, nous sommes redevables, moines et moniales, au métropolite Cyrille de Krini d’un bel encouragement à contribuer à la communion entre nos Eglises. Le monachisme en Orient et en Occident se veut une vie sous la conduite de l’Evangile. Ne rien préférer ni personne au Christ Jésus, enseigne s. Benoît. Saint Antoine est notre père et exemple. Bien sûr, au cours de l’histoire, des différences sont apparues. Plutôt que de les ériger en divergences, reconnaissons notre inspiration commune, venant de s. Antoine et des Pères du désert. S. Jean Cassien et s. Benoît ont reconnu leur dette à leur égard. Nos divergences tiennent davantage à la culture et à l’histoire qu’à la théologie. Le monachisme oriental insiste davantage sur la prière du cœur et la contemplation, le monachisme latin sur la fraternité et le service. Les deux sensibilités vécues sont complémentaires, tournées qu’elles sont vers le Seigneur Jésus qui vient. Le monachisme rappelle aux Eglises et à l’humanité que ce monde passe, alors que la communion avec Dieu demeure l’unique nécessaire.


Conclusions plus personelles

Nous aurions pu élargir notre enquête sur la figure et la signification de s. Antoine, père des moines, au-delà de ce que nous avons entendu. Les Lettres certainement susciterons encore nombre de recherches.

Nous aurions pu aussi nous demander pourquoi s. Nicodème l’Hagiorite a placé en tête de la Philocalie une centurie en 170 chapitres attribuée à Antoine, en fait un ‘Epictète chrétien’. Mais Nicodème, bon connaisseur des philosophies de l’Antiquité, ne se serait-il pas souvenu des disputes d’Antoine avec les philosophes rapportées dans la Vie et du grand discours aux moines (§§ 16-43 et 72-80), dans l’intention inavouée de compléter ou de rectifier l’image athanasienne du moine Antoine philosophe illettré?

Le siècle des Lumières et le rationalisme n’ont pas réussi à faire disparaître les démons de notre monde. Un confrère bénédictin, Anselm Grün, auteur de quelques dizaines de livres de spiritualité best-seller, traduit en plus de 30 langues, vient de publier un livre sur le combat spirituel du chrétien contre le Malin et ses complices Widerstehen und Wachsen. Die Macht des Dunklen in unserer Zeit – und wie wir ihr entgegentreten(«Résister et croître. Le pouvoir du Malin en notre temps, et comment l’affronter»). Les Évangiles et les Pères du désert y occupent évidemment la place qui leur revient. S. Antoine reste un maître actuel du discernement et de l’art du combat contre le péché et le mal.

Le père des moines reste aussi le modèle de l’authentique père spirituel. Nos Eglises ont vécu et vivent encore une grave crise de la paternité spirituelle, aussi bien dans ce que les catholiques appellent les ‘nouvelles communautés’ et les orthodoxes le ‘gherontismos’ ou en russe le ’mladostartchestvo’. Je me permets de rappeler la récente publication à Bose (2025/2022) du livre d’Angeliki Tzouvali, Come accompagnare nella fede? («Comment accompagner dans la foi?»). Ecoutons ce que nous en dit l’extraordinaire ouverture du discours d’Antoine aux moines au début de sa mission ecclésiale: «Un jour, comme il sortait, tous les moines vinrent à lui et demandèrent à entendre quelque parole de sa bouche. Alors il leur dit en copte: ‘Les Ecritures suffisent à notre instruction, mais il est bon de nous encourager mutuellement et de nous réconforter par des paroles. Vous, comme mes enfants, en disant ce que vous savez, vous apportez quelque chose à votre père, et moi, comme votre aîné par l’âge, je vous transmets ce que je sais et dont j’ai fait l’expérience’» (Vita 16, 1-2). Tout est dit. Les fils ont quelque chose à donner au père spirituel et ce dernier leur offre ce qu’il sait pour en avoir fait l’expérience. Mais tout se vit dans l’obéissance, celle des fils et du père, à la Parole de Dieu.

Laissons la dernière parole de notre conclusion à saint Antoine lui-même. Une des toutes dernières paroles de s. Antoine à ses disciples, et à nous, recommande : «Respirez toujours le Christ» (Vita 91,3 τὸνΧριστὸνἀιεὶἀναπνεῖτε).

Discorso di apertura

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2 settembre 2025
di fr. Sabino Chialà

Cari fratelli e sorelle in Cristo,
metropoliti, vescovi, monaci e monache, amici e ospiti,
a nome dei fratelli e delle sorelle, e mio personale, desidero rivolgere a ciascuno di voi una parola di benvenuto a questa trentunesima edizione del Convegno Ecumenico Internazionale di Spiritualità Ortodossa, che abbiamo voluto dedicare alla figura e all’insegnamento di Antonio il Grande, “il padre dei monaci”.

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