GERALD KLAHR | AARON WERBICK

Leggi tutto: GERALD KLAHR | AARON WERBICKGerald Klahr (*1980) ed Aaron Werbick (*1980) sono due giovani professionisti che vivono e lavorano tra Colonia e Berlino. Hanno fondato il loro studio Prinzmetal nel 2007. Entrambi laureati in architettura e design all’Accademia delle Belle Arti di Stoccarda (Germania), hanno sviluppato una serie di progetti di intervento urbano, progettazione comunitaria e partecipativa per alcune organizzazioni ed allestimenti per l’arte. Negli ultimi dieci anni si sono concentrati principalmente sulle chiese, sviluppando attivamente un metodo di riqualificazione dello spazio ecclesiale come risultato dei cambiamenti sociali e spirituali. Le loro competenze vanno dalla progettazione urbana e paesaggistica all’allestimento espositivo e scenografico. In collaborazione con artisti ed architetti di fama hanno organizzato esibizioni alla Casa delle Culture del Mondo di Berlino, allo ZKM Karlsruhe e al Museo di Arte Moderna di Francoforte; hanno lavorato anche a realizzazioni per il Stuttgart State Opera.
Gerald Klahr ed Aaron Werbick hanno prodotto diversi articoli sul loro approccio concettuale per il riuso degli spazi sacri, per istituzioni come l’Istituto per l’Architettura delle Chiese e l’Arte Ecclesiale Contemporanea “EKD” e la EKD Kulturbüro di Berlino. Inoltre il loro lavoro è stato presentato su importanti riviste di architettura (Deutsches Architektenblatt, Bauwelt, Archithese). Hanno anche tenuto lezioni sull’argomento al Weißenhof Institute di Stoccarda, all’EKD Kirchenkulturkongress di Berlino (2011), all’Evangelische Akademie di Tutzing, ed al Kirchbautag di Dortmund (2008) e Rostock (2011). Al momento stanno lavorando sulla pubblicazione di “Re-reading the Manual of Travelling Exhibitions” in collaborazione con l’UNESCO ed il Museo di Arte Moderna di New York.
Essendo entrambi assistenti universitari – Gerald Klahr al Karlsruhe Institute of Technology e Aaron Werbick alla Karlsruhe University of Arts and Design – hanno partecipato a diverse conferenze all'estero, a Irkutsk, Beirut, e Varsavia.

http://www.prinzmetal.de/

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CARLA DANANI

Leggi tutto: CARLA DANANICarla Danani è docente di Filosofia Morale all’Università di Macerata. Durante gli anni di dottorato viene in contatto con H.G.Gadamer, I.U.Dalferth e P. Buhler, che informano il suo pensiero filosofico. La sua ricerca verte sull’utilizzo di categorie filosofiche per definire una “coscienza del luogo” dell’abitare umano. Collabora con diverse riviste tra cui Spazi filosofici, Filosofia e Teologia, Servitium, Rivista di studi Utopici.


Consigli di lettura:

- «Spazio, ambiente e mondo: forme di posizionalità eccentrica», in I luoghi e gli altri. La cura dell’abitare, Roma, Aracne, 2016
- «Oltre il limite. Esperienza religiosa e trascendenza dell’essere personale», in L’umano tra cura e misura: promuovere, condividere, restituire, Roma, Aracne, 2015
- «La comunità che ha luog»o, in Giornale di Metafisica, 1/2014
- «La religione nello spazio pubblico. Prender forma di spazi: una riflessione filosofica», in Filosofia e Teologia 3, 2014
- «Per la coscienza di luogo», in Spazio Filosofico, 1/2014
- «Human Dwelling: A Philosophical Question Concerning Place and Space», in Religious Representation in Place. Exploring Meaningful Spaces at the Intersection of the Humanities and Sciences, New York, Palgrave Macmillan, 2014
- «Mente locale. Riflessioni sull'abitare il mondo in colloquio filosofico con Salvatore Natoli», in La vita nel pensiero. Scritti per Salvatore Natoli, Milano, Mimesis, 2014
- «Accarezzare le rughe della terra», in Scienze del Territorio 1, Firenze, Firenze University Press, 2013
- La città e la regola utopica, Piacenza, Vicolo del Pavone, 2013
- «Educare al senso di luogo», in Ripensare l'educazione, Lecce, Pensa , 2013
- Abitanti, di passaggio. Riflessioni filosofiche sull'abitare umano, Roma, Aracne, 2013
- «Utopia: abitare il mondo, aver cura del limite, praticare la soglia», in Rivista di Studi Utopici, Casarano, Carra Editrice, 2008
- «Nuovi ruoli delle municipalità nel governo partecipato del territorio», in Il territorio non è un asino. Voci di attori deboli, Milano, Franco Angeli, 2006

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VALERIO PENNASSO

Leggi tutto: VALERIO PENNASSOPresbitero della Diocesi di Alba, membro del Comitato 8x1000 per la valutazione delle richieste di contributo dal 2006 al 2015 è stato l’Incaricato regionale per i beni culturali ecclesiastici del Piemonte, oltre ad essere Incaricato diocesano per i beni culturali ecclesiastici e per l’edilizia di culto.
Il Consiglio Episcopale Permanente della CEI, nella sessione straordinaria del 20 maggio 2015, lo ha nominato Direttore dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto.

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DARIO VITALI

Leggi tutto: DARIO VITALIDario Vitali (Edolo 1956), è presbitero della diocesi di Velletri-Segni; ha conseguito i titoli accademici in teologia sotto la guida di Zoltan Alszeghy. Per lunghi anni ha unito al ministero pastorale come parroco di San Giovanni Battista in Velletri l’insegnamento negli Istituti di Scienze Religiose di Latina e Velletri e presso l’Istituto Teologico Leoniano di Anagni (Fr). Attualmente è professore ordinario di Ecclesiologia alla Pontificia Università Gregoriana e professore invitato presso l’Istituto Teologico Leoniano di Anagni. Collabora con diverse riviste quali Gregorianum, Rassegna di Teologia, Rivista del Clero Italiano, Presbyteri.


Consigli di lettura:

- Sensus fidelium. Una funzione di intelligenza della fede, Brescia 1993
- Esistenza cristiana. Fede, speranza, carità, Brescia 2001
- Parresía, ovvero la Parola nella potenza dello Spirito, Roma 2003
- Lo Spirito santo, mistero e presenza. Per una sintesi di pneumatologia, in collaborazione con F. Lambiasi, Bologna 2005
- Lumen Gentium. Storia, commento, recezione, Roma 2012
- Popolo di Dio, Assisi 2013.
- Verso la sinodalità, Magnano (BI) 2014

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PHILIPPE MARKIEWICZ

Leggi tutto: PHILIPPE MARKIEWICZPhilippe Markiewicz (1963), monaco benedettino dell’abbazia Notre-Dame de Ganagobie (Haute-Provence), sin dall’infanzia ha desiderato dedicare la sua esistenza all’architettura. Fin dalla sua giovinezza intraprende numerosi viaggi, in cerca di diverse forme della bellezza e della spiritualità. Appena diplomato, si specializza nell’ambito dei monumenti storici e lavora al restauro dei templi khmer.
Il suo incontro con il fotografo Ferrante Ferranti sarà all’origine del suo libro Les Pierres vivantes, l’église revisitée (éd. Philippe Rey, 2005).
Proseguendo questa rilettura dei rapporti fra le arti e le spiritualità, creerà presso le éditions Faton una nuova rivista bimestrale, divenuta poi trimestrale presso le edizioni Artège, Arts sacrés, di cui è il capo-redattore.


Proposte di lettura

- Ph. Markiewicz, F. Ferranti, Les pierres vivantes. L’église revisitée, Philippe Rey, Paris 2005. Tr. it. : Ph. Markiewicz, F. Ferranti, Pietre vive. L'arte nella vita spirituale, Qiqajon, Magnano (Bi) 2016.
- «Incarnare la luce nella materia: vetrate contemporanee nelle chiese di Francia», in Liturgia e arte: la sfida della contemporaneità. Atti dell’VIII Convegno liturgico internazionale, Bose, 3-5 giugno 2010, a cura di G. Boselli, Qiqajon, Magnano (BI), 2011.
- «Au sujet de l’ambon. Pour un espace liturgique vaticanien», in Arts sacrés n. 31 (2014), pp. 10-17.
- E. Bianchi e Ph. Markievicz, «La luce nella chiesa di Bose: lettura di un'esperienza», in Architetture della luce. Arte, spazi, liturgia. Atti del 13. Convegno liturgico internazionale, Bose, 4-6 giugno 2015, a cura di Goffredo Boselli, Qiqajon, Magnano (Bi), 2016, pp. 19-34.

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ALBERT GERHARDS

Leggi tutto: ALBERT GERHARDSAlbert Gerhards (Viersen-Dülken, 1951), dottore in teologia, dal 1989 ricopre l’incarico di Professor für Liturgiewissenschaft und Direktor des Seminars für Liturgiewissenschaft presso la Facoltà cattolica di teologia dell’Università di Bonn. Dal 1991 al 2001 è stato consultore della Commissione per la liturgia della Conferenza episcopale tedesca; è membro della Societas Liturgica, dell’Internationalen Arbeitsgemeinschaft für Hymnologie, del Deutschen Liturgischen Instituts, del Deutschen Gesellschaft für christliche Kunst. Dal 2003 è membro del Comitato scientifico dei Convegni Liturgici Internazionali del Monastero di Bose.


Proposte di lettura

- Communio-Räume. Auf der Suche nach der angemessenen Raumgestalt katholischer Liturgie, Albert Gerhard, Thomas Sternberg, Walter Zahner (Hrsg.); unter Mirarbeit von Nicole Wallenkamp, Regensburg, Schnell & Steiner, 2003.
«Il dibattito sull’orientamento: riflessioni teologiche», in G. Boselli (ed.), Spazio liturgico e orientamento. Atti del 4. Convegno liturgico internazionale, Bose, 1.-3 giugno 2006, Magnano, Edizioni Qiqajon - Comunità di Bose, 2007, pp. 167-188.
- La liturgia della nostra fede, Magnano, Edizioni Qiqajon - Comunità di Bose, 2010.
- Licht. Ein weg durch räume und zeiten der liturgie, Regensburg, Schnell et Steiner, 2011.
- Erneuerung kirchlichen Lebens aus dem Gottesdienst. Beiträge zur Reform der Liturgie, Stuttgart, Kohlhammer, 2012.
- Liturgie und Ästhetik, hrsg. von Albert Gerhards und Andreas Poschmann, Trier, Deutsches Liturgisches Institut, 2013.
- «Frequentare mysteria. L’orientamento della preghiera e la forma dell’assemblea liturgica», in La sapienza del cuore. Omaggio a Enzo Bianchi, Torino, Einaudi, 2013.


https://www.liturgie.uni-bonn.de/lehrstuhl/mitarbeiter-1/lehrstuhlinhaber

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Progettare insieme per fare chiesa - Avvenire 4 giugno

Monastero di Bose
Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto – Cei
Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori

XV CONVEGNO LITURGICO INTERNAZIONALE
ABITARE
CELEBRARE
TRASFORMARE

processi partecipativi tra liturgia e architettura

BOSE, 1-3 giugno 2017


Avvenire 4 giugno 2017
di LEONARDO SERVADIO

Abbiamo imparato a fare chiesa» ha dichiarato uno dei giovani partecipanti al laboratorio attivato nella comunità monastica di Bose alla conclusione del XV Convegno liturgico Internazionle (CLI), svoltosi da giovedì a ieri e articolato secondo tre vie: “Abitare, Celebrare, Trasformare”. L’iniziativa è intesa a riprendere alla radice il concetto del luogo di culto, per comprendere come costruirne ancora oggi e di un valore paragonabile a quelle lasciateci dal passato. In questi primi mesi di lavoro, anzitutto i giovani hanno imparato a pensare e a sperimentare assieme: «È questa la prima grande lezione che abbiamo appreso» hanno spiegato i partecipanti al CLI/Lab.

La Chiesa di “pietre vive” è quella che sarà capa- ce di edificare l’altra, quella di solidi muri, destinata a durare nel tempo e a «testimoniare la nostra opera, anche al di là del tempo che ci è concesso su questa terra», come ha chiosato Carlo Ratti alla conclusione del convegno. Questo si è diffuso su tematiche apparentemente lontane tra loro, dalla teologia alla tecnologia. Ma necessariamente tutte concorrono alla definizione degli ambienti in cui viviamo, tenendo conto del fatto che la chiesa resta l’architettura principale per la vita sociale. Non solo la città europea è per tradizione incentrata proprio sulla chiesa ma, come ha ricordato Luigi Bartolomei nell’aprire la seconda giornata del convegno, l’annuncio cristiano porta a compimento, nel grembo materno di Maria, l’attesa del sacro che è presente nell’uomo da sempre, sin dalle grotte preistoriche sulle cui pareti si sono assommati graffiti per millenni, a dimostrazione di come quelli fossero luoghi sacri, primari per l’identità dei gruppi umani che vi si riconoscevano. «Più che distanza o opposizione – ha detto Bartolomei – tra quei culti lontani e il messaggio cristiano v’è compimento» portato dall’azione consolatrice, quella che toglie dalla solitudine attraverso l’accompagnamento: sicché l’azione dello stare insieme che diviene luogo (con-solo), poiché l’essenza dell’umano è di carattere relazionale. Per cui lo spazio della città, luogo primario dell’essere comunità, si ricollega immediatamente alla sacralità nel momento in cui si riallaccia alla memoria delle generazioni passate: e non a caso la città sorge prossima al cimitero. In tale nesso si trovano archetipi tuttora attivi nella psiche collettiva, che la Chiesa porta a compimento nel riassumerli attraverso le testimonianze della buona novella.

Ecco dunque che continuità e trasformazione sono intimamente riassunti nell’edificio che meglio esprime la presenza della comunità nel trascorrere della storia. Il cui aspetto dinamico è stato evidenzato anche da Louis-Marie Chauvet che ha discusso dei riti del passaggio – e i riti sono tutti collegati a un passaggio, a una pasqua. A partire dalle esequie che implicano sempre accoglienza e accompagnamento, al rito dell’accensione del cero segno di risurezione. Sono questi gesti che “fanno” chiesa e nella loro essenzialità si spiegano da soli, ha insistito Chauvet notando come invece a volte si carica il rito di eccessive spiegazioni quando, per l’architettura come per la liturgia, “less is more”, il meno è più.

«Uno dei problemi in architettura – ha osservato Andrea Longhi, docente al Politecnico di Torino e uno dei mentori del laboratorio giovani del CLI insieme con Luigi Bartolomei, Stefano Biancu, don Valerio Pennasso e i monaci di Bose Goffredo Boselli, Emanuele Borsotti e Massimo Buongiorno – sta nel pregiudizio determinato dalle immagini che ciascuno di noi ha in mente, di spazi o luoghi esistenti». Di qui la necessità di acquisire una più vasta conoscenza di luoghi e immagini così da aprire lo sguardo a panorami più vasti e, soprattutto, la necessità dell’ascolto, senza la quale i processi partecipativi necessari alla giusta architettura sarebbero impossibili.
Solo la capacità di ascolto consente di interpretare la complessità. Che diviene sempre più articolata per via delle potenzialità offerte dalla tecnologia all’arte del progettare.

Al riguardo Carlo Ratti, architetto torinese docente al MIT di Boston, ha presentato diversi esempi di come attraverso l’informatica si possano ottenere sistemi capaci di regolare il controllo climatico (che può persino essere focalizzato sulla singola persona per evitare dispersioni di energia), o si possano disegnare luoghi con elementi un tempo impensabili, quali i getti d’acqua regolati al punto da comporre pareti intere. Ma tecnologie così avanzate richiedono la massima compartecipazione. In un progetto per Medina in Arabia Saudita hanno dovuto interagire specialisti in tredici diverse discipline: la progettazione oggi è firmata da gruppi, così come lo è la ricerca scientifica, oggi non più appanaggio di singoli, ma solo di team di lavoro. L’architettura partecipata ha trovato nel sistema dei concorsi attivati dalla Conferenza Episcopale Italia- na sin dalla fine degli anni ’90, un esempio fruttuoso: l’ha notato Gabriele Cappochin, presidente del Consiglio Nazionale Architetti PPC, che in apertura del convegno notava quanto fosse auspicabile che i sistemi partecipativi studiati dalla Chiesa italiana fossero adottati anche per le opere pubbliche. Nel laboratorio giovani aperto a Bose sotto gli auspici della Cei, si trova un altro, ancor più aggiornato esempio di come procedere in ogni ambito della progettazione e conservazione degli spazi urbani, così che siano sentiti come autenticamente propri da ogni cittadino. Proprio come è ogni chiesa, per sua natura.