papa di Roma (1881-1963)
A Roma il 3 giugno 1963, si spegne all’età di 82 anni Angelo Roncalli, divenuto papa di Roma nel 1958 con il nome di Giovanni XXIII. Era nato in una numerosa e povera famiglia di contadini della campagna bergamasca, dalla quale aveva imparato a riconoscere nella povertà una benedizione del Signore. Reso forte nella fede fin da giovane grazie alla semplice ma solida educazione ricevuta, Roncalli maturò già negli anni del seminario alcune intuizioni che faranno di lui un uomo profetico per tutte le chiese. Avviato dai suoi superiori alla carriera diplomatica, egli divenne nunzio in Bulgaria, poi a Istambul e a Parigi. Ovunque operò per la riconciliazione tra i cristiani, attingendo con rispetto ai tesori custoditi in ogni tradizione ecclesiale. In Turchia ebbe modo anche di interrogarsi riguardo alla presenza della chiesa in un mondo non cristiano. Eletto patriarca di Venezia nel 1953, egli affinò la sua visione della chiesa chiamata a essere povera e in ascolto dell’Evangelo, tesa a lavare i piedi degli uomini, e misericordiosa perché essa stessa generata dalla misericordia di Dio. Il 28 ottobre del 1958, Roncalli fu eletto a sorpresa vescovo di Roma.Giudicato un pontefice di transizione, papa Giovanni mostrò invece i frutti maturi della sua sensibilità pastorale. Nel gennaio del 1959 annunziò la convocazione di un concilio ecumenico, auspicando una nuova pentecoste su tutta l’assemblea dei credenti in Cristo. Papa Giovanni riuscì ad aprire, l’11 ottobre 1962, i lavori del concilio. Morì senza vedere i frutti della sua opera, ma nella pace e nella serenità dei poveri in spirito, lasciando un ricordo straordinario tra le genti di tutto il mondo.
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Era nato a Ciudad Barrios, da una famiglia di razza mista, e aveva maturato la proprio vocazione presbiterale dopo aver praticato il lavoro di falegname nel borgo in cui era cresciuto.
Compiuti gli studi a Roma durante il secondo conflitto mondiale, Romero rientrò in patria, dove gli furono conferiti incarichi di sempre maggiore responsabilità nella chiesa salvadoregna. Alla morte dell’arcivescovo Luis Chàver y Gonzales, grande difensore di poveri e oppressi, l’arcidiocesi del Salvador era lacerata profondamente da divisioni; Romero fu designato come successore di Chàver, tra la generale soddisfazione dei settori conservatori della società, che lo ritenevano portatore di una spiritualità innocua e disincarnata.
Ma nella drammatica situazione politica e sociale del suo paese, monsignor Romero cominciò a denunciare con forza le ingiustizie e le violenze subite dai contadini e poveri del Salvador, confrontando coraggiosamente la realtà quotidiana con l’Evangelo e le sue esigenze.
Promotore del dialogo e della riconciliazione all’interno della chiesa e del paese, insieme al favore dei poveri si attirò anche l’ostilità dei potenti e di parte della stessa gerarchia cattolica nel suo paese.
Il 24 marzo del 1980 cade così ucciso da un sicario mentre sta celebrando l’Eucaristia.
Oscar A. Romero, “Meditazioni per tutto l’anno”, Borla, Roma 2006
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Nato a Portbandar il 2 ottobre 1869 in una famiglia della casta dei vaisya, quella dei commercianti, e in particolare della sottocasta dei bania, Gandhi giunge al matrimonio, per volontà dei genitori, all’età di tredici anni. Da sua moglie ebbe cinque figli, il primo dei quali morì poco dopo la nascita. Un altro lutto che colpì Gandhi, fu di lì a poco, la morte del padre. Questi eventi rappresentano per lui una forte e dolorosa provocazione a rispondere, trovando una forma di vita che sia all’altezza delle negazioni che colpiscono la condizione umana. Un primo passaggio che segna il suo cammino verso l’impegno per la pace, è la scoperta dell’eccesso del dolore, l’ingiustizia universale che colpisce le creature viventi.
Un secondo passaggio avviene in lui durante suo soggiorno in Gran Bretagna dal 1888 al 1891 come studente di legge a Londra. È la scoperta del diritto secondo leggi, norme, tutele, argomentazioni che devono in definitiva conformarsi alla verità. Questo orientamento ultimo, non deriva dalla cultura dell’impero britannico, ma dallo stesso sguardo e dal cuore pensante del giovane Gandhi. Divenuto avvocato nel 1893 si reca in Sud Africa come rappresentante legale di una ditta di Porthandar in una causa commerciale. Il breve soggiorno previsto si trasforma in una permanenza fino al 1914. È il terzo passaggio della sua vita: quello dell’assunzione del compito della lotta per la giustizia. In questo tratto di strada Gandhi giunge alla scoperta della nonviolenza. Gli indiani, oltre alle popolazioni di colore, venivano sistematicamente discriminati.
La legge occidentale si rivela inadeguata, espressione della logica dei dominatori.Ma proprio quando la reazione violenta sarebbe sembrata a tutti l’unica via percorribile, lui vede la nonviolenza come via politica da percorrere. Si può dire che la scoperta della nonviolenza fu per Gandhi la scoperta della politica. Con la nonviolenza come metodo si dischiude per lui lo spazio dell’azione politica personale e collettiva. A volte l’idea della nonviolenza è considerata il frutto di un’evasione tutta sentimentale da una realtà spiacevole. Gandhi conosceva la realtà dell’odio e della falsità perché l’aveva vissuta sulla propria pelle: in effetti fu proprio quella realtà a sopraffarlo, quando il 30 gennaio 1948 Gandhi fu assassinato. La sua scelta della nonviolenza non era un’evasione sentimentale o una negazione della realtà del male. Al contrario, era la lungimirante accettazione della necessità di usare la forza e la presenza del male come fulcro del bene e della liberazione.
M.K. Gandhi, “Gandhi per la pace. Aforismi”, a cura di Thomas Merton, Feltrinelli, Milano, 2004