Il volto di chi persevera

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11 dicembre 2025

Gesù esce, se ne va dal tempio dopo un’intensa disputa con le autorità, e si siede sul Monte degli Ulivi. È qui che inizia il cosiddetto “discorso escatologico”, il discorso sulla fine. Spesso infatti è necessario uscire, prendere le distanze da una realtà per poterla vedere sul serio, per non lasciarsi assorbire e stordire, ma esaminarla con lucidità. 

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Le vipere e la gallina

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10 dicembre 2025

“Le vipere e la gallina”: potrebbe essere il titolo di una favola di Esopo o di Jean de La Fontaine. In realtà si tratta degli animali protagonisti della pericope evangelica odierna. Scribi e farisei sono infatti definiti “serpenti, razza di vipere”. Gesù, poi, parla di sé paragonandosi a una chioccia che desidera radunare attorno a sé i propri pulcini.

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Dal doppio all'uno

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9 dicembre 2025

Leggo questa pagina evangelica identificando quegli scribi e farisei a cui si rivolge Gesù con l’umano di ogni luogo e tempo, l’umano mai abbastanza lontano da dove non dovrebbe essere, l’ipocrisia, il mettersi volutamente una maschera recitando esteriormente una parte che non rispecchia la sua realtà e verità interiore.

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Gioia che si comunica di saluto in saluto

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8 dicembre 2025

Oggi, guardando a Maria, possiamo chiederci con Elisabetta: “A che cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?” (Lc 1,43). Come in quei giorni, di attesa e primo compimento, Maria fece visita a Elisabetta, così oggi si fa incontro a noi che la riconosciamo Madre del Signore, figura in cui si compie l’attesa dell’Israele umile e povero che aspettava il Messia.

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Questione di sguardi

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6 dicembre 2025

Questo vangelo potrebbe essere comodamente confinato in una cornice storica, al massimo aggiornata per sostituire a scribi e farisei altre figure religiose di cui denunciare l’inconsistenza e l’ipocrisia: sarebbe una soluzione consolante, che nel farci puntare il dito contro il nostro bersaglio, volgerebbe altre dita della nostra mano contro di noi.

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Il Dio dei viventi

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4 dicembre 2025

Mia gioia, Cristo è risorto!” con queste parole il monaco russo Serafim (1759-1833) accoglieva i pellegrini che da ogni regione della Russia, attirati dalla fama della sua santità, venivano a trovarlo nel monastero di Sarov per ricevere da lui consigli, consolazione, incoraggiamento. Serafino compendiava in questo suo saluto la fede cristiana.

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