La Regola ci mette in guardia dalla tentazione dell’ipocrisia, del fare della vita monastica una maschera, un insieme di prestazioni che devono essere ammirate, viste, e il cui ultimo destinatario non è il Signore, ma la gente
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Vita comune, celibato, povertà, obbedienza sono quattro pilastri che sottostanno e danno qualità monastica alla liturgia, che è dimensione che appartiene alla chiesa tutta, al lavoro, che è dimensione propria di ogni uomo, e all’ospitalità che pure è dimensione umana universale e di ogni cristiano
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Solo l’orizzonte di attesa e di speranza crea la coesione profonda della comunità nell’oggi sull’essenziale… L’unità della comunità dipende anche da ciò che ciascuno nutre nel proprio cuore come speranza per sé e per la propria vita
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