Piccolezza comunitaria

La vocazione monastica non è che una tra le tante vocazioni cristiane, e comunque non vi è vocazione più alta della vocazione battesimale. Né la vita monastica può fregiarsi di qualche titolo di superiorità rispetto ad altre forme in quanto ogni forma in cui il Vangelo viene incarnato e vissuto trae la sua legittimità evangelica dal suo essere un particolare riferimento e segno del Regno di Dio.

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I modi del Signore

La vita monastica è vita di ricerca di Dio. Espressa come ricerca di conformità all’Evangelo: cioè, alla vita di Gesù narrata e descritta nell’Evangelo. Questo obiettivo è sempre davanti a noi, mai potrà essere raggiunto e questo ci indica il nostro lavoro quotidiano.

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Tra memoria e novità

Se ogni comunità ha bisogno di avere dei punti fermi irrinunciabili su cui camminare e in base ai quali orientare il proprio percorso, tuttavia sarebbe contrario allo spirito di libertà che sempre emerge dalla Regola, il voler fissare criteri definitivi che normano in modo consuetudinario modalità e forme con cui vivere tante dimensioni quotidiane.

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Perché sono qui?

Perché ciascuno di noi è entrato in comunità? Per seguire Gesù, per vivere radicalmente l’evangelo. Ognuno di noi sa che questa è la risposta. È importante ricordare questo quando l’appartenenza alla comunità viene messa in crisi e la tentazione dell’abbandono ci seduce

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Sequela e memoria

La memoria di sé, della storia che il Signore ha fatto con noi e che ci ha fatto vivere, è in realtà l’accensione di una luce sulla nostra vita e sul nostro oggi. Così che anche le sofferenze del momento presente possono essere colte nella giusta luce e viste come occasione per avanzare sulle tracce di Cristo

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