2 aprile 2017
Piero Stefani
Facoltà teologica dell'Italia Settentrionale e Università statale di Milano
“Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà eretto sulla cima dei monti”. Michea (4, 1-3) e Isaia (2, 1-5) parlano, all’unisono, il linguaggio dell’avvenire. Essi guardano all’estremo opposto e complementare dell’”in principio”. L’inizio dell’atto creativo dà avvio a una storia chiamata a sfociare e a proseguire nella pace. Il “dopo dei giorni” non è né l’eterno né il “mondo avvenire”: è il tempo che succede alla nostra epoca di violenza. Ecco perché le parole che dicono la volontà dei popoli di salire verso la città posta sul monte e di trasformare le spade in vomeri e le lance in falci, disimparando per sempre l’arte della guerra, hanno alimentato, lungo i secoli, la speranza di una pace possibile.
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19 marzo 2017
Gianfranco card. Ravasi
Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura
Il libro dell’Esodo è soprattutto un canto non tanto di un evento sepolto in epoca lontana. Israele lo ha sempre sentito come un evento che si ripropone nella storia. E il tema del deserto ne è il fondale, qualcosa che costituisce la filigrana sulla quale si distribuiscono gli eventi della liberazione.
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5 marzo 2017
Enzo Bianchi
Fondatore di Bose.
Il tema del ritiro di Quaresima, tenuto dal fondatore della comunità di Bose, fr. Enzo Bianchi, è stato “il discernimento”, definito recentemente da papa Francesco come la questione più urgente della vita cristiana, e già trattato ampiamente dallo stesso fr. Enzo.
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