“Non vi lascerò orfani”: la presenza di Dio che attraversa la storia
20 agosto 2025
Nel cuore del discorso di addio di Gesù ai suoi discepoli emerge la promessa: “Non vi lascerò orfani: verrò da voi” (v. 18).
Nel cuore del discorso di addio di Gesù ai suoi discepoli emerge la promessa: “Non vi lascerò orfani: verrò da voi” (v. 18).
Tante pecore, una meno di cento, un piccolo patrimonio al tempo di Gesù. Lasciarle sole, per un tempo indefinito, con il rischio del furto o dell’attacco da parte di animali selvatici certamente è un’azione che dal punto del comune sentire sarebbe da ritenersi sconsiderata, come sarebbe da ritenere senza senno colui che la compie: un pastore privo di cognizione del patrimonio che ha in custodia.
Giunto a Cafarnao (cf. Mt 17,24), Gesù è stimolato da una domanda dei discepoli a parlare della loro vita nel regno di Dio. Una domanda posta male, a partire da una logica diametralmente opposta alla logica di quel regno di cui vorrebbero sapere di più, e di cui forse già si sentono troppo facilmente appartenenti. Le loro parole rivelano il loro cuore: un cuore ancora troppo pieno del loro “io” e ancora troppo poco vuoto e disponibile all’accoglienza del dono di Dio.
Gesù, dopo aver ascoltato, mentre era in preghiera sul monte, la voce di Dio chiamarlo “figlio amato”, trova in essa la libertà, la forza e l’urgenza di annunciare una seconda volta ciò che presto dovrà vivere: il suo essere consegnato nelle mani degli uomini, essere ucciso, e risuscitare: tre realtà una più sconvolgente dell’altra.
La liturgia oggi festeggia il transito della Madre del Signore, festa chiamata Dormizione della Vergine Maria nelle chiese orientali, festa introdotta in tutto l’impero bizantino già dalla fine del VI secolo e che giunse qualche decennio più tardi in Occidente con il nome di Assunzione.
Il racconto della Trasfigurazione è incastonato fra due brani in cui Gesù annuncia il suo destino di passione, morte e resurrezione. Al principio di questa rivelazione sta una domanda “cruciale” che egli rivolge ai suoi discepoli: “Ma voi chi dite che io sia?”. Domanda prima rivolta alla folla e poi ai suoi compagni a lui più vicini, più intimi. A coloro che, ciascuno a suo modo, lui stesso ha chiamato alla sua sequela.
“Se uno vuole venire dietro a me…”. C’è una volontà che viene anzitutto messa in campo in queste parole di Gesù. Un desiderio. Il desiderio personale non è certo l’ultima parola per il discepolo né forse la più importante, ma è essenziale che un desiderio ci sia, per quanto confuso e indistinto. All’inizio di ogni cammino di sequela non c’è una necessità, una costrizione, e neppure una fuga o un bisogno di compensare una propria mancanza di personalità, ma deve esserci (almeno in germe) un desiderio: un fuoco, una fame, una sete.