29 agosto 2024
Oggi facciamo memoria di Giovanni Battista, di cui la Chiesa ricorda nella liturgia sia la nascita che abbiamo festeggiato il 24 giugno, sia il martirio, la sua morte. Solo di Maria e di Giovanni Battista vengono ricordate la nascita e la morte. Con la loro adesione alla Parola di Dio hanno indicato e reso possibile l’evento straordinario, unico, salvifico dell’incarnazione, un evento che apre alla salvezza di tutti noi, anche di Erode. Marco qui ci racconta a posteriori la morte terribile di Giovanni Battista.
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28 agosto 2024
In questa memoria di Agostino leggiamo una parte del discorso di Gesù ai suoi discepoli dopo la lavanda dei piedi. Il “discorso di addio”, una lunga consegna di parole importanti, profonde, intense da parte di Gesù che si prepara a lasciare i suoi compagni.
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27 agosto 2024
Nel suo “discorso della montagna”, Gesù l’aveva detto fin da subito e chiaramente ai suoi discepoli: “Nessuno può servire due padroni … Non potete servire Dio e la ricchezza” (Mt 6,24). Cioè: nella vostra vita vi può essere un’unica ricchezza, un unico tesoro a cui aspirare e da cui dipende la vostra vita; e questa non può essere la ricchezza, la quantità dei beni posseduti. O, per usare altre parole evangeliche: “Anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni” (Lc 12,15). Questo il punto, espresso dall’ultimo verbo: “dipendere”.
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26 agosto 2024
In che cosa consiste quella tristezza? Anzitutto la ricchezza non ha appagato la sete di felicità del giovane, visto che non ha spento la sua sete di ulteriorità e la sua ricerca che lo porta a rivolgersi a Gesù esprimendo un desiderio spirituale alto (v. 16). La tristezza esprime la contraddizione tra la ricerca e ciò che gli viene chiesto, evidenziando il potere di assoggettamento che il denaro e i beni hanno su di lui. La tristezza esprime lo scacco del suo desiderio. Egli cercava futuro ma poi torna indietro, se ne va (v. 22), come ritornando al passato da cui cercava di emanciparsi. La tristezza è nell’occlusione del futuro.
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24 agosto 2024
In questa memoria dell’apostolo Bartolomeo-Natanaele la liturgia ci fa ascoltare il passo del vangelo di Giovanni dove si narra la sua adesione a Gesù, riconosciuto come “il Figlio di Dio, il re di Israele” (v. 49). Siamo alla conclusione del capitolo primo, la vocazione di Natanaele è l’ultimo di una serie di racconti di vocazione che l’evangelista ha voluto porre tra la testimonianza di Giovanni Battista e il grande segno delle nozze di Cana.
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23 agosto 2024
Tema spinoso quello al centro del vangelo di oggi e la risposta di Gesù a chi lo interrogava per metterlo alla prova, spiazzò duemila anni fa i suoi interlocutori, ma spiazza ancora noi oggi. Certamente i motivi di questo “sbalordimento” nell’ascoltare il modo di argomentare di Gesù sono ben diversi, oserei dire quasi antitetici, perché il contesto e la cultura in cui li ascoltiamo sono molto cambiati.
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22 agosto 2024
Il Vangelo odierno ci parla del perdono tra fratelli, un perdono che non conosce limiti o, meglio, che non accetta di essere limitato dalla debolezza del fratello: è il mio peccato, non quello del fratello, che può contraddire il perdono cristiano. La dinamica del perdono si arresta solo a causa della mia incapacità a perdonare e non a causa della reiterazione della colpa di un fratello contro di me. Nel racconto di Matteo, poi, non si menziona nemmeno la precondizione che il fratello colpevole debba chiedere perdono: il Vangelo ci parla semplicemente di colpe commesse e di un perdono da concedere settanta volte sette.
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21 agosto 2024
Più che mai nel caso di queste parole di Gesù, non è possibile coglierne il senso profondo se non alla luce del contesto in cui sono collocate. Più che mai con queste parole del Signore, alto è il rischio di strumentalizzarle e di pervertirle. Solo un cuore evangelizzato, reso trasparente dal vangelo, può comprenderle in verità, assumerle in umiltà e metterle in pratica in carità.
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20 agosto 2024
“Chi ama me sarà amato dal Padre mio”. E che ne è di tutti gli altri? Ed è mai possibile che chi ha detto: “Se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete?” (Mt 5,46) ora ponga condizioni all’amore di Dio? Non è dunque vero che “noi amiamo perché Dio ci ha amati per primo” (1 Gv 4,19)?
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19 agosto 2024
Come i discepoli a volte siamo ossessionati dalla smania di grandezza, alla ricerca di logiche meritocratiche per accaparrarci i posti d’onore nel regno dei cieli. Gesù non ripugna i nostri desideri, non li giudica: li accoglie e li converte. Gesù viaggia con noi, ma su un altro binario. Per lui la grandezza sta nella piccolezza, nell’arte del diventare tapeinós (il nostro “tapino”), che è l’aggettivo di chi non si rialza da terra, rimane in basso, fedele al suolo da cui proviene, una cosa sola con la polvere di cui è impastato, nascosto e rannicchiato a fare tana dove vive, a giocare a girotondo, “tutti giù per terra”.
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17 agosto 2024
Tutto avviene in Galilea, attraversata da nord a sud. A un certo momento i discepoli di Gesù fanno cerchio attorno a lui per ascoltarne le istruzioni, l’una riguardo di ciò che sta per accadergli, l’altra relativa alla tassa da devolvere per il tempio. Nel primo caso, in Mt 17,23-24, Gesù intende risvegliare la coscienza dei suoi a un dato che non può essere eluso: colui che Pietro ha confessato Messia e Figlio di Dio (cf. Mt 16,16) è destinato a essere consegnato.
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16 agosto 2024
Neanche il tempo di tornare dalla scena sconvolgente della Trasfigurazione che la quotidianità con il suo carico di fatiche e di miserie si fa incontro a Gesù e a Pietro, Giacomo e Giovanni in un episodio che l’evangelista Marco ha dipinto con pennellate vivide (cf. Mc 9,14-29).
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15 agosto 2024
Leggiamo il Magnificat facendo memoria, quest’oggi, del compimento della vita di Maria. La madre del Signore Gesù si addormenta in Dio e, unita al Figlio, vive la sua pasqua: la sua dormizione è transito al cielo.
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14 agosto 2024
Il Cristo che cammina sulle vie di Dio e sui sentieri degli uomini, invita la libertà dei discepoli («se qualcuno vuole…») a mettere i propri passi sulle orme di quelli del Maestro.
Ora, questa postura discepolare è un “andare dietro”, un “seguire”: non è un precedere, non è uno slancio da avanscoperta o da apripista, non è un fiancheggiare, ma una sequela.
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