La grande luce che sorge

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26 giugno 2025

Che cosa sappiamo dalla biblioteca-Bibbia della “terra di Neftali e della terra di Zabulon” (4,16)? “Il Signore mostrò dal monte Nebo a Mosè tutta la terra, tutto Neftali….” (Dt 34,1-2). La popolazione della terra di Neftali è stata deportata in Assiria (cf. 2Re 15,29): “In passato [il Signore] umiliò la terra di Neftali e la terra di Zabulon ma in futuro renderà gloriosala via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti” (Is 8,23). Ascoltando la Bibbia troviamo la memoria di un passato di deportazione-umiliazione e l’annuncio di un futuro di gloria.

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La fatica della felicità

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25 giugno 2025

“Perché tu sia felice” (Dt 6,3), questa è la trama nascosta che sostiene le parole con cui Gesù si oppone al tentatore; parole tutte tratte dal libro del Deuteronomio e collegate come una collana di perle da questo filo rosso: la prospettiva della felicità, di una pienezza di vita.

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Rotture

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24 giugno 2025

Le rotture ci appartengono. Le rotture ci definiscono. Alcune sono lacerazioni che non si ricompongono facilmente o forse non si ricomporranno mai. Esistono però rotture vitali, feconde, generative di novità. Giovanni il profeta battezzatore, tanto amato dalla tradizione monastica – che lo ricorda come il primo, il “principe” dei monaci – e popolare, è una di queste rotture. Di quelle rotture rare che fanno la storia, forzano l’aurora a nascere, tracciano sentieri mai prima mappati, mai prima nemmeno immaginati. Forse pochi esseri umani hanno l’ardire di “essere rotture” nell’arco delle loro fragili e fugaci esistenze.

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Convertitevi

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23 giugno 2025

Compito del profeta è risvegliare la coscienza ad un profondo desiderio che la abita: la deposizione dell’uomo vecchio e la rinascita a novità di vita. Illuminante a questo proposito è la pagina evangelica di oggi, l’apparizione sulla scena di Giovanni il Battista. Una pagina che la lettura rende contemporanea a noi e noi alla pagina, per cui l’ “In quei giorni venne”, l’incipit del brano, diviene oggi “viene a noi”. 

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Ospiti per amore e nell’amore

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21 giugno 2025

In italiano, la parola ospite è ambivalente: può riferirsi tanto a chi ospita quanto alla persona ospitata. In ogni caso, però, lascia intuire un certo grado di conoscenza reciproca, o quanto meno di benevolenza e gratitudine; allude anche a diritti e doveri che, per quanto non codificati, sono riconosciuti da chiunque appartiene a una stessa cultura. Soprattutto, però, questa parola è un buon concentrato del vangelo che abbiamo appena letto: Gesù desidera essere ospitato da noi, anzi sta alla nostra porta e bussa perché lo ascoltiamo e gli apriamo (cf. Ap 3,14-20), e tutto il Vangelo secondo Giovanni ruota intorno al dramma del Figlio che “venne tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto”

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Il cantico di lode del nascondimento

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19 giugno 2025

«La mia mente abbisogna di chiese dai grandi echi e del frastuono delle strade fuori dal suo luogo di calma per scoprire dove le soffici colombe della pace si ritirano» (Elizabeth Jennings). Questo ritirarsi sembra la cifra essenziale della vita e della spiritualità di san Romualdo (+ 1027), figura luminosa dell’eremitismo nell’Italia centrale e settentrionale all’alba del secondo millennio.

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