Voci per la pace
Il popolo invisibile dei costruttori di pace … e un popolo sterminato che sta in piedi. Perché il popolo della pace non è un popolo di rassegnati. È un popolo pasquale, che sta in piedi, come quello dell’Apocalisse: Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’agnello (Ap 7,9). Davanti al trono di Dio. Non davanti alle poltrone dei tiranni, o davanti agli idoli di metallo … A questo popolo invisibile della pace, dall’Arena di Verona, giunga la nostra solidarietà. Ma anche il nostro incoraggiamento: con le parole delle beatitudini, secondo la traduzione che sostituisce il termine “beati” con l’espressione “in piedi”. In piedi, costruttori di pace. Sarete chiamati figli di Dio (Mt 5,9) …
[Per la pace] siamo giunti alla pienezza dei tempi, ed è balenata alle nostre coscienze la convinzione che la pace oggi si declina inesorabilmente con la giustizia e con la salvaguardia del creato. Siamo passati, per così dire, dal monoteismo assoluto al monoteismo trinitario della pace … Sicché, la giustizia, collocata da Dio stesso accanto alla pace quale sua partner naturale, continua a destare più sospetto di quanto non desti scandalo quando viene collocata accanto alla guerra. Tant’è che si parla ancora di guerra “giusta”. Questa si che e convivenza contro natura!
Don Antonio Bello
Ha mai pensato alla possibilità di una storiografia del profondo? Lei sa che il movimento delle acque dei mari obbedisce a leggi precise. Alla superficie, le acque ci appaiono agitate, ci suggeriscono l’immagine del caos, di un divenire caotico, in balia di forze incontrollabili, ma nel profondo vi sono potenti e misteriose correnti che governano il moto delle acque. Anche nel profondo della storia umana, così agitata nella superficie, vi sono delle grandi e misteriose correnti che trascinano in un senso ben preciso: verso l’unità e la pace. Bisogna saperle individuare. Ed è questa la funzione più alta della cultura. Il politico che tiene gli occhi fissi alla superficie non vede che cosa avviene nel profondo. Non vede o trova irragionevole quello che ha affermato Paolo VI nel suo ultimo discorso sulla pace: come, cioè, l’utopia sia destinata a divenire storia e come la storia debba, alla fine, arrendersi all’utopia.
Giorgio La Pira
Ogni giorno noi lottiamo per comprendere e far comprendere che la colpa non è mai da una sola parte ma da ambedue le parti, noi ragioniamo insieme e ci sforziamo di vedere tutto quello che è positivo nell’altro, noi ci guardiamo in faccia, negli occhi perché vogliamo che si faccia la verità … I membri del mio staff hanno imparato a ridere dei propri limiti, delle proprie meschinità, della mentalità “monetaria”, della durezza del loro cuore, della sete di vendicarsi quando sono feriti: tutte cose, queste, che rendono così difficile il perdono … Io, da parte mia, da lunghi anni ho imparato o meglio ho capito nel profondo dell’essere che, quando c’è qualcosa che non va – incomprensioni, attacchi, ingiustizie, inimicizie, persecuzioni, divisioni – sicuramente la colpa è mia, sicuramente c’è qualcosa che io ho sbagliato.
Ai piedi di Dio, la ricerca della mia colpa è facile, non prende tempo, fa soffrire ma non poi così tanto, perché poi è così bello e grande riconoscersi colpevoli e combattere perché la colpa venga cancellata, perché i comportamenti sbagliati vengano riformati, perché in ogni relazione con gli altri l’approccio divenga positivo … Il nostro compito sulla terra è di far vivere. E la vita non è sicuramente la condanna, lo ius belli, l’accusa, la vendetta, il mettere il dito nella piaga, il rivelare gli sbagli, le colpe degli altri, il tenere nascosta invece la nostra colpa, l’impazienza, l’ira, la gelosia, l’invidia, la mancanza di speranza, la mancanza di fiducia nell’uomo. La vita è sperare sempre, sperare contro ogni speranza, buttarsi alle spalle le nostre miserie, non guardare alle miserie degli altri, credere che Dio c’è e che lui è un Dio d’amore.
Annalena Tonelli
La notte continua. Quelli che prendono le armi sono sempre così numerosi, pieni di odio e di violenza. Alcuni prendono il Libro … Perciò bisogna restare in ascolto e seguire i passi degli uomini e delle donne che si sono messi in cammino, sotto un cielo deserto, portando un Dio nascosto, portando l’alba. Le loro testimonianze sono fuochi di bivacco accesi nella notte: non basta riscaldarvisi per un momento, di sfuggita; occorre sorvegliarli, alimentarli e propagarli, perché brucino dove il vento li condurrà.
Sylvie Germain