Warning: getimagesize(images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_11_01_vita_abbondanza.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_11_01_vita_abbondanza.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_10_26_matrimonio.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_10_26_matrimonio.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_10_19_dio_immagine.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_10_19_dio_immagine.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/mazzinghi_cammino_coppi.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/mazzinghi_cammino_coppi.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_10_04_morassoessere_trasfigurato.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_10_04_morassoessere_trasfigurato.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/Congdon_CROCEFISSO_2.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/Congdon_CROCEFISSO_2.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/uomini_e_animali.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/uomini_e_animali.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_09_07_merthon_pace_post_cristiana.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_09_07_merthon_pace_post_cristiana.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Apertura all’altro, anche nella morte

Multithumb found errors on this page:

There was a problem loading image 'images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_11_01_vita_abbondanza.jpg'
There was a problem loading image 'images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_11_01_vita_abbondanza.jpg'

Leggi tutto: Apertura all’altro, anche nella morteCiascuno nell’inscrivere il limite della morte dentro di sé – evitando quindi di credere che ci sia una seconda o anche una terza vita per fare ciò che non è stato fatto e vissuto in questa prima e unica vita –, è chiamato a vivere il presente il più intensamente possibile. Prendere sul serio la morte non porta allo scoraggiamento o alla rinuncia, dato che si pensa che tutto è vanità (come scrive il Qohelet), così come non conduce a uno stato febbrile. Anzi, quest’ultimo nasce proprio dal rifiuto di considerare la morte come esito di una vita piena e dal mutismo su questa realtà ineluttabile. L’intensità di vita che si libera quando si prende in considerazione la morte va letta non in termini di quantità delle cose che si fanno, ma di audacia nell’assunzione del rischio. Questo riguarda sia le relazioni e gli amori, sia le realizzazioni creative e l’impegno alla solidarietà, sia gli sforzi per far avanzare l’umanità verso la pace e la giustizia per tutti. Di queste dinamiche beneficiano il vicino e il lontano, lo sconosciuto e noi stessi in prima persona. In questa prospettiva il pensiero della morte è un’apertura all’altro, una trasmissione della passione per la vita.

Questa concezione della morte che conferisce valore alla vita può fondarsi, per i religiosi, sulla morte vissuta da Cristo, della quale gli evangelisti hanno svelato la fecondità. La croce è presente e si rende necessaria per concepire morte e vita. La croce è il luogo in cui è parso che la morte avesse la meglio su Dio. Essa ricorda incessantemente al credente la finitudine radicale, e allo stesso tempo afferma che la morte non avrà l’ultima parola, perché la resurrezione è vicina alla croce. Quest’ultima esprime allo stesso tempo l’ineluttabile finitezza e il superamento di tale frontiera. In questo paradosso la croce non è soltanto uno strumento di tortura, e ancor meno un appello a rassegnarsi alla sofferenza o a lasciarsi torturare: è la porta dolorosa per accedere al sepolcro vuoto di pasqua.

Vai al libro:
J.-C. Lavigne, Perché abbiano la vita in abbondanza

Per approfondire:
G. Boselli, Evangelizzare la morte

Il matrimonio

Multithumb found errors on this page:

There was a problem loading image 'images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_10_26_matrimonio.jpg'
There was a problem loading image 'images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_10_26_matrimonio.jpg'

Leggi tutto: Il matrimonioL’amore è uno dei più bei doni di Dio. Illumina tutta la nostra esistenza. Trasforma tutto. È come un sole che riempie di colore, calore e gioia tutto quello che intraprendiamo. Essere innamorati trasforma radicalmente tutti i nostri comportamenti, sia nei momenti di presenza della persona amata che in quelli in cui è assente. “Cosa posso fare per fargli piacere: un regalo? una sorpresa? una cenetta a tu per tu? Come mi devo vestire per piacergli? ...”. La gioia di amare e di essere amati trasforma anche i dettagli più piccoli della vita quotidiana, quelli che fino a quel momento sembrava non rivestissero alcuna importanza ai nostri occhi. I momenti di attesa della presenza della persona amata si trasformano in momenti intensi di gioia, speranza, felicità pregustata. Anche gli eventi più insignificanti della vita quando sono condivisi, vissuti a due, improvvisamente assumono un valore completamente diverso.

Amare ed essere amati sono i due aspetti di una storia che si declina in una miriade di modi da quando l’umanità esiste. La gioia della persona che viene riconosciuta come unica nella moltitudine immensa degli esseri umani, la gioia di chi ha scelto qualcuno di molto particolare nella gran massa dei ragazzi e delle ragazze che s’incontrano, sono esperienze di felicità che si vorrebbe prolungare all’infinito tanto sono forti e luminose nella nostra esistenza. Un nome entra nella nostra vita e immediatamente si apre per noi un mondo nuovo …

L’edificazione di una coppia non richiede che si abdichi alla propria personalità, ma molto semplicemente un transfert delle priorità, indispensabile alla costruzione di un progetto comune. Le nuove priorità possono essere definite a due, di comune accordo, nel desiderio di dare felicità all’altro. Davanti a una qualunque situazione nuova (un trasloco, un cambiamento di città o di professione) ci si trova forzatamente di fronte a rinunce da accettare e a nuove scelte da fare e da accogliere. Questo richiede una presa di coscienza nella quale ci si può aiutare reciprocamente. È la prima base per la costruzione di una coppia. La disponibilità ad accettare situazioni nuove è garanzia di felicità e di equilibrio.

“Donami, Signore, un cuore nuovo. Metti in me uno spirito nuovo”: in fondo è questa la richiesta a Dio di due giovani che decidano di percorrere insieme il cammino della vita. Un cuore nuovo non è mai un dato acquisito. Bisogna senza sosta modellarlo e rinnovarlo perché le circostanze della vita richiedono una continua capacità di adattamento.

Vai al libro:

B. e B. Chovelon, L’avventura del matrimonio

L'occhio di Dio

Multithumb found errors on this page:

There was a problem loading image 'images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_10_19_dio_immagine.jpg'
There was a problem loading image 'images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_10_19_dio_immagine.jpg'

Leggi tutto: L'occhio di DioNelle pagine dell’Antico Testamento ci si imbatte facilmente nella formula “agli occhi di Dio” accompagnata da espressioni come “giusto/ ingiusto”, “piccolo/grande”, “puro/impuro “, “prezioso”. Questa formula significa il giudizio ultimo, la misura di verità: ciò che si è agli occhi di Dio lo si è non relativamente o superficialmente, ma secondo un metro assoluto; non sul piano dell’apparire ma su quello dell’essere. Perché lo sguardo di Dio istituisce uno spazio che è la verità esistenziale, così che vivere è per l’uomo “camminare alla presenza di Dio” (Sal 116,9).

Il vedere giudicante di Dio è onnipenetrante e infallibile; nulla gli si può sottrarre e nessuno può contestare la sua verità. Fare quello che è male agli occhi di Dio: è una formula che accompagna e quasi definisce, per lo storiografo-teologo di Israele, la vicenda della sua monarchia (cf. 1Re 15,5.11.26; 16,25.30; eccetera).

L’uomo teme questo sguardo giudicante di Dio, fino a pregare di distoglierlo da lui (“distogli lo sguardo dai miei peccati”: Sal 51,11); anzi, gli stolti, non riuscendo a sostenerlo (“gli stolti non sostengono il tuo sguardo”: Sal 5,6), dicono: “Dio non vede” e “non se ne cura” (Sal 94,7), “Dio dimentica” (Sal 10,11), “Dio non c’è” (Sal 14,1), suscitando la protesta del salmista:

“Comprendete, insensati tra il popolo,

stolti, quando diventerete saggi? ...

Chi ha plasmato l’occhio, forse non guarda?

Chi regge i popoli, forse non castiga,

lui che insegna all’uomo il sapere?” (Sal 94,8-10).

D’altra parte, la storia umana non è forse iniziata con il gesto drammatico e grottesco della prima coppia che si nasconde da Dio? Dopo il peccato “l’uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino” (Gen 3,8), così come il loro figlio omicida dirà: “Mi devo nascondere lontano da te” (Gen 4,14). Gesto ugualmente insensato, perché Dio stanerà gli uni e l’altro dal loro illusorio nascondiglio: “Il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: ‘Dove sei?’” (Gen 3,9); “Il Signore disse a Caino: ‘Dov’è Abele, tuo fratello?’” (Gen 4,9).

Vai al libro:

A. Rizzi, Dio a immagine dell’uomo?

Il dramma di una sposa

Multithumb found errors on this page:

There was a problem loading image 'images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/mazzinghi_cammino_coppi.jpg'
There was a problem loading image 'images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/mazzinghi_cammino_coppi.jpg'

Leggi tutto: Il dramma di una sposaSe la prima Sara, la moglie di Abramo, era sterile, questa, invece, non è neppure capace di sposarsi (vv. 7-8). La causa dei mancati matrimoni è vista dal narratore nell’azione di un cattivo demonio, Asmodeo, il cui nome significa “distruttore”, che, con molta ironia, è descritto in azione in un momento molto particolare. I sette uomini che hanno cercato di unirsi sessualmente con Sara, evidentemente dopo la celebrazione delle nozze, sono morti proprio prima di compiere quell’atto, o nel momento in cui lo stavano compiendo, come ci dice la traduzione latina di Girolamo …

Il narratore ci ha già presentato la storia di un uomo anziano, Tobi, uomo molto religioso, ma incapace di aprirsi al futuro e chiuso in un passato che lo opprime. La cecità di Tobi è come un simbolo della gabbia di osservanze religiose che, invece di liberarlo, rischiano di soffocarlo. Adesso la storia cambia decisamente registro e ci mette di fronte alla figura di una ragazza; se per il vecchio Tobi è rimasto solo il passato, per la giovane Sara non solo non c’è alcun passato, ma non c’è neppure l’unico futuro che una donna israelita del tempo poteva sperare: l’essere moglie e madre. Il problema di Tobi è quello di una religiosità scrupolosa, ma angosciante, pur se sincera. Quello di Sara è l’incapacità di gestire la propria sessualità proprio a causa della sua religiosità; si pensi a come Sara, nella sua preghiera, difenda davanti a Dio la propria purezza in campo sessuale, nel momento stesso in cui si lamenta di non essersi potuta sposare, perché i suoi mariti sono morti.

Sara è qui una figura tragica, che ci ricorda tanti uomini e donne del nostro tempo ai quali una malintesa “educazione cattolica” (leggi al posto di “cattolica” l’aggettivo “moralistica”) ha tarpato le ali, creando in loro infiniti sensi di colpa che li hanno portati troppe volte a dover scegliere tra una sessualità negata, così com’è stato loro insegnato, o la tentazione di abbandonare una chiesa che ha loro impedito di vivere con gioia la propria sessualità. Dovremo chiederci, a questo punto, come mai il narratore scelga di descriverci una storia così curiosa; tutti i pretendenti di Sara muoiono nel preciso momento in cui stanno per unirsi sessualmente a lei per la prima volta … Non si tratta di condannare relazioni illecite o di stigmatizzare un atto di violenza sessuale: gli uomini che muoiono erano tutti legittimi mariti di Sara.

Esiste un problema relativo alla sessualità di Sara, che non riguarda solo gli uomini che avrebbero voluto sposarla, ma anche lei. Non c’è bisogno di perderci in analisi di tipo psicanalitico per comprendere che il problema di Sara è legato, almeno in buona parte, alla sua dipendenza dal padre … L’amore per il padre è paradossale: impedisce a Sara di crescere, di diventare donna e di amare un altro uomo, ma anche la salva dalla morte. La tragedia sta nel fatto che tale amore per il padre è unito, come si è detto, a motivazioni di tipo religioso, che contribuiscono a creare in Sara una serie di gravi sensi di colpa e la rendono così incapace di un vero amore di coppia. Come nel caso di Tobi, è la preghiera che cambia la situazione. Anche per Sara la preghiera è un miscuglio di disperazione e di speranza, e valgono per lei le cose che abbiamo osservato in precedenza riguardo a Tobi.

Vai al libro:
L. Mazzinghi, Tobia: il cammino della coppia

Arte: nostalgia dell’altro mondo

Multithumb found errors on this page:

There was a problem loading image 'images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_10_04_morassoessere_trasfigurato.jpg'
There was a problem loading image 'images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_10_04_morassoessere_trasfigurato.jpg'
There was a problem loading image 'images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/Congdon_CROCEFISSO_2.jpg'
There was a problem loading image 'images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/Congdon_CROCEFISSO_2.jpg'

Leggi tutto: Arte: nostalgia dell’altro mondoRappresentare l’invisibile è l’obiettivo che muove le migliori facoltà dei nostri artisti, è la meta ideale del nostro fervente spiritus phantasticus. Non c’è vera ri-creazione della realtà senza anelito alla trasfigurazione del sensibile e del mondano. Ma le opere d’arte possono raccontare l’assolutamente eterogeneo, l’invisibile, l’extramondano, lasciandosi abitare tanto dalle figure della realtà condivisa – avvicinate, magari, dal basso delle prospettive “semplici”, mimetiche, tipiche del realismo naturalista – quanto da quelle dell’immaginario, recuperate dall’alto per vie “complesse” d’archetipi e modelli. Qualunque siano i metodi e le vie di approssimazione intraprese, in arte si ambisce a rappresentare l’invisibile perché l’essenza stessa dell’arte è nostalgia dell’altro mondo.

Leggi tutto: Arte: nostalgia dell’altro mondoL’opera d’arte intesa come evento ontologico è un abilitatore di energie che porta in un luogo ulteriore, nello spazio della presenza. E più precisamente nello spazio iconico della presenza.

Sappiamo bene, ormai, che nella tradizione orientale l’icona – quest’opera d’arte “iperbolica”, che svela un modo d’essere dell’immagine che non si può comprendere come un semplice oggetto della soggettività estetica – è uno dei sacramenti della presenza. Ben prima dei suoi lettori russi del secolo scorso, vari concili la definirono esplicitamente come il luogo delle manifestazioni divine … L’icona suscita una presenza e trae tutto il suo valore teofanico dalla sua partecipazione al “totalmente Altro”.

Vai al vibro: M. Morasso, Essere trasfigurato
Per approfondire: François Boespflug, Il pensiero delle immagini

Arcobaleno: alleanza tra Dio e la creazione

Multithumb found errors on this page:

There was a problem loading image 'images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/uomini_e_animali.jpg'
There was a problem loading image 'images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/uomini_e_animali.jpg'

Leggi tutto: Arcobaleno: alleanza tra Dio e la creazioneNell’abitare la terra, uomini, animali e vegetali saranno solidali, in un rapporto fatto di: somiglianza, armonia, condivisione dello stesso spazio.

L’uomo non esiste senza il “suo” mondo, e il mondo esiste, per volontà di Dio, come luogo, casa, dimora dell’uomo, degli animali e di tutte le creature.

L’uomo deve essere fecondo, lottare contro la morte affermando la vita, deve occupare e abitare lo spazio terrestre; ma questo riempire la terra non può significare calpestarla. Come Israele nei confronti della terra promessa, egli deve popolarla, abitarla in un rapporto pieno, cioè possedendola, coltivandola e custodendola. Questo dunque il senso del verbo kavash: non tanto “soggiogare”, quanto piuttosto possedere la terra in un rapporto amoroso, armonioso e ordinato. Quanto al verbo tradotto usualmente con “dominare”, radah, si ricordi che esso indica reggere, guidare, pascolare, con un’azione che è quella del re e del pastore capace di governare sostenendo e custodendo lo shalom, la vita piena nella pace. Insomma, all’uomo non è dato un potere oppressivo, arbitrario, assoluto, vendicativo, né è data facoltà di sfruttamento della terra e degli animali. L’uomo è signore del mondo (cf. Sal 8), ma lo è come mandatario di Dio che vide ciò che aveva creato come “buono e bello” (Gen 1,25): l’uomo mantenga dunque e rafforzi questa bontà (tov)!

Nella volontà creatrice di Dio il cosmo vive di un rapporto basato sull’assoluto rispetto della vita. La promessa del mondo voluto da Dio, il mondo secondo Dio è quel mondo che i profeti invocheranno e descriveranno come era messianica, un mondo riportato all’integrità: è il mondo degli ultimi tempi in cui “il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme, si sdraieranno insieme i loro piccoli; il leone si ciberà di erba, come il bue; il lattante si trastullerà sulla buca della vipera, il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi” (Is 11,6-8).

Tuttora vige però l’alleanza noachica, quella stabilita da Dio per la gloria dell’uomo fino alla fine del mondo: “Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: ‘Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca’” (Gen 9,8-11). Di questa alleanza c’è un segno che vediamo noi uomini insieme agli animali alla fine di ogni temporale, segno che ci commuove entrambi: “L’arcobaleno sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra” (Gen 9,16).

Vai al libro: E. Bianchi, P. Chiaranz, A.-L. Michon, Uomini e animali

Se sei interessato a questi temi, continua la lettura:

Aa.Vv., L’uomo custode del creato. Atti del XX Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa. Bose, 5-8 settembre 2012

Bartholomeos I, patriarca ecumenico, Gloria a Dio per ogni cosa

E. Theokritoff, Abitare la terra. Una visione cristiana dell’ecologia

I. Zizioulas, Il creato come eucaristia

Fare guerra alla guerra

Multithumb found errors on this page:

There was a problem loading image 'images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_09_07_merthon_pace_post_cristiana.jpg'
There was a problem loading image 'images/qiqajon/qiqajon_consigli_lettura/14_09_07_merthon_pace_post_cristiana.jpg'

Leggi tutto: Fare guerra alla guerraLungi dal chiedere che la folle corsa alla distruzione sia accelerata, mi sembra che la morale cristiana imponga a ciascuno di noi singolarmente l’obbligo di protestare contro questa corsa agli armamenti e di lavorare per la creazione di un’autorità internazionale, con potere e sanzioni che siano in grado di controllare la tecnologia e di orientare la nostra sbalorditiva abilità al servizio dell’uomo, anziché contro di lui.

Non è sufficiente affermare che dovremmo provare a lavorare per il disarmo negoziato, o che un blocco di potere o l’altro dovrebbero prendere l’iniziativa e disarmare unilateralmente. Metodi e politiche possono e devono essere considerati opportunamente. Ma ciò che più ha importanza è l’obbligo di muoversi in ogni modo possibile in direzione della pace, a ogni costo, utilizzando tutti i metodi tradizionali e legittimi, cercando al tempo stesso di inventare misure nuove e originali per ottenere il nostro fine.

Molto tempo fa, ancora prima della bomba atomica (nel 1944), papa Pio XII aveva dichiarato che era nostro supremo obbligo fare “guerra alla guerra”. A quel tempo aveva messo in evidenza il nostro obbligo morale di vietare tutte le guerre di aggressione, specificando che questo dovere era vincolante per tutti e che “non tollera nessun ritardo, nessuna dilazione, nessuna esitazione, nessun sotterfugio”. E che cosa abbiamo fatto da allora? La bomba atomica, la bomba h, il missile balistico intercontinentale, lo sviluppo ulteriore delle armi chimiche e batteriologiche, e ogni possibile scappatoia e sotterfugio per giustificare il loro utilizzo senza limiti, non appena l’una o l’altra nazione ne dichiarino la convenienza! Perciò nei suoi messaggi di Natale del 1954 e del 1955 Pio XII rinnovò le sue suppliche alle nazioni per dichiarare illegale la guerra atomica, biologica e chimica: “Da parte nostra faremo instancabilmente ogni sforzo per realizzare, tramite degli accordi internazionali, sempre riconoscendo il principio della legittima autodifesa, l’effettiva proibizione e il bando della guerra atomica, biologica e chimica” (1954) …

Quindi un cristiano, che non sia disposto a prevedere la creazione di un’autorità internazionale efficace che controlli i destini dell’uomo nei confronti della pace, non sta agendo e pensando come un membro maturo della chiesa. Non ha prospettive pienamente cristiane: ottiche simili devono, per loro stessa natura, essere “cattoliche”, il che significa mondiali. Devono considerare le necessità dell’umanità e non la convenienza momentanea e la politica miope di una particolare nazione.

Vai al libro: Th. Merton, La pace nell’era postcristiana